Giovedì 31 Maggio 2007 - Anno XII - Numero 23 - Direttore
Questo
notiziario viene inviato a tutti gli utenti indicati dalla DGIEPM del Ministero
degli Esteri,
quale
servizio informativo offerto ai media in lingua italiana operanti all’estero.
2 giugno 2007: buon compleanno, Italia!
(
Attualmente il
cerimoniale prevede la deposizione di una corona d'alloro al Milite Ignoto
presso l'Altare della Patria a Roma e una parata militare alla presenza delle
più alte cariche dello Stato.
Alla parata militare
e durante la deposizione della corona d'alloro presso il Milite Ignoto,
prendono parte tutte le Forze Armate, tutte le Forze di Polizia della
Repubblica ed il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Nel 2005, l’allora
presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ordinò che defilassero anche
il corpo di polizia municipale di Roma ed il personale civile della Protezione
Civile. Prendono inoltre parte alla parata militare alcune delegazioni militari
della Nato e dell'Unione Europea. Dalla sua istituzione sino alla sua
temporanea abolizione, la parata militare poteva contare sulla sfilata di
maggiore personale. Dopo la re-introduzione l'organico defilante fu ridotto
notevolmente. La cerimonia prosegue nel pomeriggio con l'apertura al pubblico
dei giardini del palazzo del Quirinale, con esecuzioni musicali da parte dei
complessi bandistici dell'Esercito Italiano, della marina militare,
dell'aeronautica militare, dell'arma dei carabinieri, della polizia di Stato,
della guardia di finanza, del corpo di polizia penitenziaria e del corpo
forestale dello Stato.
Il referendum:
(
La campagna
referendaria fu alquanto accesa. Tutti i partiti di sinistra (Pci, Psi, Pri),
si espressero apertamente a favore del sistema repubblicano, il Pli appoggiò
La scelta della Dc
risultò vincente. L'Italia, infatti, si divise in due non politicamente, ma
geograficamente. Basti pensare a regioni “bianche”, dove cioè prevaleva il voto
cattolico a favore della Dc, come il Veneto, il Trentino,
TOTALI PERCENTUALE
Iscritti alle liste 28 005 449
Votanti 24 947 187 89,10
(su n. elettori)
Voti validi 23
437 143 93,95 (su n. votanti)
Voti nulli o schede
bianche 1 509 735 6,05 (su n. votanti)
Astenuti 3
058 262 10,90 (su n.
iscritti)
Voti %
MONARCHIA 10 718 502 45,70%
REPUBBLICA 12 718 641 54,30%
bianche/nulle 1 509 735
Totale voti validi 23 437 143 100%
Ancora oggi, a
distanza oltre sessanta anni dall'esito del voto referendario, vengono comunque
mosse critiche e accuse di illegittimità del risultato da parte dei movimenti
monarchici. Tali attacchi alla legittimità del voto a favore della Repubblica
riguardano i presunti brogli elettorali che si sarebbero verificati, secondo i
sostenitori di questa tesi, modificando i risultati nelle circoscrizioni dove
il voto repubblicano era già comunque vincente. Sul piano giuridico, invece, i
sostenitori della causa monarchica sostengono che la proclamazione della
Repubblica avvenne in modo anticipato rispetto alla ratifica.
Lo scorso anno la “prima volta” di Napolitano
(
“Com'è da tempo
tradizione, desidero rivolgere a tutti voi, italiane e italiani, il più
cordiale augurio in occasione della Festa del 2 giugno.
La nostra Repubblica
compie oggi sessant'anni. Personalmente, vissi a Napoli quel lontano 2 giugno
del 1946, e lo ricordo con rispetto anche per quanti espressero nel referendum
il loro attaccamento all'istituto monarchico.
Ebbe allora inizio un
periodo nuovo nella vita dello Stato nazionale unitario, che era nato meno di
un secolo prima e che seppe quindi aprirsi al ruolo delle autonomie regionali e
locali.
Alla scelta della
Repubblica si accompagnò l'elezione, per la prima volta col voto delle donne,
dell'Assemblea Costituente, e seguì infine l'approvazione, a larghissima
maggioranza, della Carta costituzionale, autentica Tavola dei valori e dei
principi in cui riconoscersi, dei diritti e dei doveri da rispettare.
Il cammino percorso a
partire da quel giorno è stato lungo e travagliato, ma fecondo.
L'opera di
ricostruzione materiale e morale del paese sconvolto dalla guerra fu dura ma
ricca di frutti. Le tensioni e le prove che insorsero poi sul piano sociale e
sul piano politico vennero superate nel quadro delle istituzioni repubblicane.
E' bene che le nuove
generazioni conoscano questa storia. Perché se ne può trarre motivo di
consapevolezza e di fiducia.
Anche per affrontare
con prospettive di successo i problemi dell'oggi e del domani è importante
valorizzare quell'esperienza che in sessant'anni ha dato all'Italia una più
forte personalità internazionale, facendone un protagonista dell'Europa unita,
e agli italiani una più chiara e matura identità nazionale.
Celebrare dunque
ricorrenze come il 2 giugno, festeggiare insieme il compleanno della
Repubblica, onorare i simboli della Nazione, esprimere un sentimento di più
intensa appartenenza e comunanza patriottica, non significa fare vuota
retorica, ma rafforzare le basi e le motivazioni del nostro agire individuale e
collettivo.
Un particolare
omaggio rivolgiamo alle nostre Forze Armate, il cui ruolo è segnato nella
Costituzione come presidio e garanzia di pace. Siamo vicini a tutte le missioni
fuori d'Italia in cui esse sono impegnate. Onoriamo la memoria di tutti i
caduti.
E guardiamo al futuro.
Tocca alle istituzioni della Repubblica mettere a frutto le energie e i talenti
dei giovani, uomini e donne, per superare le prove, per superare le incertezze
e le difficoltà che preoccupano i cittadini.
Nulla è più
necessario, ora, che un clima di operosità e di responsabile collaborazione,
nel libero confronto delle idee e delle posizioni politiche. Corrispondere a
questa necessità sarà l'impegno della mia Presidenza”.
Frecce Tricolori, la “firma” del 2 giugno nel cielo di
Roma
(
Il 313° Gruppo è un
Reparto Operativo dell'Aeronautica Militare, che assolvendo ai propri compiti
di rappresentanza può fornire l'esempio dei valori umani, culturali,
organizzativi e tecnologici di un'Italia che può “volare” meglio e più in alto
di chiunque altro.
“Tutto il nostro impegno
è profuso in questo senso e vogliamo ringraziare gli amici, gli appassionati,
tutti coloro che con affetto ci sostengono, ci danno la forza per raggiungere e
superare tutti i traguardi che ci vengono posti quotidianamente. Speriamo, con
le nostre esibizioni, di rendere Voi tutti orgogliosi come lo siamo noi della
nostra Pattuglia Acrobatica Nazionale e del nostro Paese”.
Il 313° Gruppo
Addestramento Acrobatico è dislocato sull' aeroporto di Rivolto (Udine) e
fornisce gli uomini ed i mezzi per
Il 313° Gruppo A.A.
“Frecce Tricolori” non ha solo il compito di rappresentare l'Aeronautica Militare
e l'Italia nelle manifestazioni aeree, ma anche quello, meno noto ma
altrettanto importante di mantenere la prontezza operativa per azioni di
supporto aereo alle forze terrestri.
Il tricolore, la bandiera degli italiani
(
E anche i reparti militari
"italiani", costituiti all'epoca per affiancare l'esercito di
Bonaparte, ebbero stendardi che riproponevano la medesima foggia. In
particolare, i vessilli reggimentali della Legione Lombarda presentavano,
appunto, i colori bianco, rosso e verde, fortemente radicati nel patrimonio
collettivo di quella regione:: il bianco e il rosso, infatti, comparivano
nell'antichissimo stemma comunale di Milano (croce rossa su campo bianco),
mentre verdi erano, fin dal 1782, le uniformi della Guardia civica milanese.
Gli stessi colori, poi, furono adottati anche negli stendardi della Legione
Italiana, che raccoglieva i soldati delle terre dell'Emilia e della Romagna, e
fu probabilmente questo il motivo che spinse
L'epoca napoleonica -
La prima campagna d'Italia, che Napoleone conduce tra
il 1796 e il 1799, sgretola l'antico sistema di Stati in cui era divisa la
penisola. Al loro posto sorgono numerose repubbliche giacobine, di chiara
impronta democratica:
L
Il Risorgimento - Nei tre decenni che seguirono il Congresso di Vienna, il
vessillo tricolore fu soffocato dalla Restaurazione, ma continuò ad essere
innalzato, quale emblema di libertà, nei moti del 1831, nelle rivolte
mazziniane, nella disperata impresa dei fratelli Bandiera, nelle sollevazioni
negli Stati della Chiesa. Dovunque in Italia, il bianco, il rosso e il verde
esprimono una comune speranza, che accende gli entusiasmi e ispira i poeti:
"Raccolgaci un'unica bandiera, una speme", scrive, nel 1847, Goffredo
Mameli nel suo Canto degli Italiani. E quando si dischiuse la stagione del '48
e della concessione delle Costituzioni, quella bandiera divenne il simbolo di
una riscossa ormai nazionale, da Milano a Venezia, da Roma a Palermo. Il 23
marzo 1848 Carlo Alberto rivolge alle popolazioni del Lombardo Veneto il famoso
proclama che annuncia la prima guerra d'indipendenza e che termina con queste
parole:"(.) per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento
dell'unione italiana vogliamo che le Nostre Truppe(.) portino lo Scudo di
Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana." Allo stemma
dinastico fu aggiunta una bordatura di azzurro, per evitare che la croce e il
campo dello scudo si confondessero con il bianco e il rosso delle bande del
vessillo.
Dall'unità ai nostri
giorni - Il 14 marzo 1861 venne proclamato il Regno d'Italia e la sua bandiera
continuò ad essere, per consuetudine, quella della prima guerra d'indipendenza.
Ma la mancanza di una apposita legge al riguardo - emanata soltanto per gli
stendardi militari - portò alla realizzazione di vessilli di foggia diversa
dall'originaria, spesso addirittura arbitrarie. Soltanto nel 1925 si
definirono, per legge, i modelli della bandiera nazionale e della bandiera di
Stato. Quest'ultima (da usarsi nelle residenze dei sovrani, nelle sedi
parlamentari, negli uffici e nelle rappresentanze diplomatiche) avrebbe
aggiunto allo stemma la corona reale. Dopo la nascita della Repubblica, un
decreto legislativo presidenziale del 19 giugno 1946 stabilì la foggia provvisoria
della nuova bandiera, confermata dall'Assemblea Costituente nella seduta del 24
marzo 1947 e inserita all'articolo 12 della nostra Carta Costituzionale. E
perfino dall'arido linguaggio del verbale possiamo cogliere tutta l'emozione di
quel momento. PRESIDENTE [Ruini] - Pongo ai voti la nuova formula proposta
dalla Commissione: "La bandiera della repubblica è il tricolore italiano:
verde, bianco e rosso, a bande verticali e di eguali dimensioni". (E'
approvata. L'Assemblea e il pubblico delle tribune si levano in piedi.
Vivissimi, generali, prolungati applausi.)
L’emblema, un simbolo per
(
Lo stendardo: il simbolo inconfondibile del presidente
(
I corazzieri, gli angeli custodi del presidente
(
Da Vittorio Amedeo II
a Vittorio Emanuele I - Sotto la lunga sovranità di Vittorio Amedeo II
(1675-1730), le varie componenti dei servizi di sicurezza e rappresentanza
furono riunite in un'unica struttura, le "Guardie del Corpo",
suddivisa in quattro Compagnie Guardie del Corpo, una Compagnia Guardie della
Porta e una Compagnia di Svizzeri. Da allora e per circa un secolo, pochi
furono i mutamenti nelle uniformi e nella composizione del reparto, impegnato
nel normale compito istituzionale e nelle frequenti campagne di guerra, dove
ebbe modo di distinguersi.
Le due campagne
d'Italia, condotte da Napoleone nel 1796 e nel 1800, sconvolsero l'equilibrio
degli antichi Stati: in seguito all'occupazione del Piemonte, il Re Carlo
Emanuele IV, insieme a poche Guardie, riparò in Sardegna, dove il 4 giugno 1802
abdicò in favore del fratello Vittorio Emanuele I. La maggior parte del corpo
passò, invece, alle dipendenze del governo francese, formando lo Squadrone
Carabinieri Piemontesi.1814: nascono i Carabinieri - Vittorio Emanuele I, esule
per più di un decennio, poté riprendere possesso dei suoi territori soltanto il
20 maggio 1814, ristabilendo gli antichi istituti: anche le Guardie del Corpo
furono ripristinate, nel medesimo organico settecentesco. Il 13 luglio di
quell'anno venne creato il Corpo dei Carabinieri Reali, ai quali le regie
patenti istitutive attribuivano anche occasionali compiti di
"accompagnamento alle Persone Reali". Cessò, da quel momento,
l'esclusività delle tradizionali prerogative delle Guardie del Corpo, che le
riforme avviate da Carlo Alberto (1834-1849) ridimensionarono negli organici e
nelle competenze, parallelamente alla crescente rilevanza attribuita ai
Carabinieri. Furono questi ultimi, infatti, a formare uno squadrone d'onore a
cavallo che accompagnò, nel 1842, le nozze dell'erede al trono Vittorio
Emanuele con Maria Adelaide. La prima guerra d'indipendenza vide, per l'ultima
volta, la presenza delle Guardie del Corpo, affiancate nella protezione del
sovrano dai Carabinieri, protagonisti a Pastrengo, il 30 aprile 1848, della
valorosa carica che scrisse la prima eroica pagina corale della storia della
Benemerita. La soppressione formale di ciò che rimaneva delle antiche Guardie
del Corpo risale al 1867, ma già da vent'anni una sola compagnia superstite
continuava a svolgere attività di sicurezza, limitata, però, al Palazzo Reale
di Torino. Compiti e prerogative vennero assorbiti dai Carabinieri, divenuti
Arma il 24 gennaio 1861.
Le nozze reali di
Firenze - Il 7 febbraio 1868, il Principe ereditario Umberto sposava Margherita
di Savoia, figlia del Duca di Genova. Per l'occasione, 80 carabinieri a cavallo
tra i più prestanti furono prelevati dalle Legioni di Firenze, Milano e Bologna
per formare uno squadrone di rappresentanza e di scorta d'onore. Indossavano la
stessa uniforme delle nozze del 1842, ma questa volta il reparto non venne
sciolto: ad esso furono affidati compiti di sorveglianza degli appartamenti
reali e di protezione dei sovrani. Nascono, così, i moderni Corazzieri, con un
organico che prevedeva, in origine, un capitano comandante, 4 ufficiali, 9
sottufficiali (presto elevati a 12) e 69 carabinieri (poi 88). Numerose furono,
nei primi anni di vita, le denominazioni del Reparto: "Guardie d'Onore di
Sua Maestà", "Carabinieri Reali Guardie del Corpo di Sua
Maestà", "Drappello Guardie di Sua Maestà" e, fino al 1946,
"Squadrone Carabinieri del Re". Ma si andava già consolidando nella
gente il più familiare appellativo di "Corazzieri", il termine che,
al termine di un lungo cammino, oggi designa il Reggimento al servizio del
Presidente della Repubblica.
Le guerre
mondiali - I Corazzieri continuarono a
svolgere il loro servizio durante gli eventi bellici, seguendo il Re nelle zone
di operazioni e distinguendosi individualmente: il brigadiere Mocellin e il
carabiniere guardia Urbinati, piloti d'aeroplano, furono decorati di medaglie
d'argento al valor militare per le loro imprese. Molti corazzieri aderirono
alla resistenza dopo l'8 settembre 1943. Il Mausoleo Ardeatino custodisce le
spoglie del carabiniere guardia Calcedonio Giordano, medaglia d'oro al valor
militare, arrestato a Roma nel 1944, torturato e ucciso alle Fosse Ardeatine.
L'epoca repubblicana
- Il 13 giugno 1946, nel cortile d'onore del Quirinale, Umberto II sciolse i
Corazzieri dal giuramento alla Monarchia: le Guardie del Re furono trasformate
nel "3° Squadrone Carabinieri a Cavallo" e dismisero la loro
tradizionale uniforme, fino a quando il Presidente Luigi Einaudi (1948-1955)
ripristinò lo "Squadrone Carabinieri Guardie" e le divise del 1876.
Il reparto divenne, nel 1965, "Comando Carabinieri Guardie del Presidente
della Repubblica" e, nel 1990, "Reggimento Carabinieri Guardie della
Repubblica".
Finalmente, il 24
dicembre 1992, il vecchio e mai abbandonato appellativo divenne ufficiale,
restituendo ai maestosi custodi del Capo dello Stato il nome di
"Reggimento Corazzieri".
Tutti i presidenti della storia repubblicana
(
Enrico De Nicola (1948) - E' nato il 9 novembre 1877 a Napoli. Il suo primo
impegno è stato nel settore giornalistico: nel 1895 è redattore per la rubrica
quotidiana di vita giudiziaria del "Don Marzio". Laureato in
giurisprudenza, si è dedicato alla professione forense diventando nel corso
degli anni uno dei maggiori avvocati penalisti italiani. E' stato eletto deputato
al Parlamento nel 1909, nel 1913, nel 1919, nel 1921 e nel 1924 (non ha
prestato il giuramento richiesto per essere ammesso alle funzioni e, quindi,
non ha mai partecipato all'attività parlamentare). E' stato nominato
sottosegretario di Stato per le Colonie nel 1913-1914 (IV governo Giolitti) e
sottosegretario di Stato per il Tesoro nel 1919 (governo Orlando). Ha ricoperto
l'ufficio di Presidente della Giunta delle elezioni (1919-1920). E' stato
eletto presidente della Camera dei deputati il 26 giugno 1920 e confermato
nella legislatura successiva fino al 25 gennaio 1924. Durante il fascismo, si è
ritirato dalla vita politica attiva e si è dedicato esclusivamente
all'esercizio della professione forense. Nominato senatore del Regno nel 1929,
non ha mai partecipato ai lavori dell'Assemblea. Dopo la caduta del fascismo, è
tornato ad occuparsi di politica ed è stato autore del compromesso con cui
venne istituita
Luigi Einaudi (1948-1955) - E' nato a Carrù (Cuneo) il 24 marzo 1874. Coniugato
con Ida Pellegrini dalla quale ha avuto 3 figli. Laureato in giurisprudenza a
21 anni. E' stato redattore de "
Giovanni Gronchi (1955-1962) - E’ nato a Pontedera (Pisa) il 10 settembre
1887. Coniugato con Carla Bissatini, dalla quale ha avuto due figli. Ha fatto
parte del Movimento cristiano sorto nel 1902 intorno al sacerdote Romolo Murri.
Tra il 1911 e il 1915 ha insegnato lettere e filosofia a Parma, Massa, Bergamo e
Monza. Nel 1919 è stato tra i fondatori del Partito Popolare Italiano. Eletto
deputato, è stato chiamato a dirigere
Antonio Segni (1962-1964) - E' nato a Sassari il 2 febbraio 1891. Coniugato con
Laura Carta Caprino, dalla quale ha avuto quattro figli. Laureato in
giurisprudenza nel 1913. Iscritto al Partito popolare sin dalla sua fondazione,
ne è stato consigliere nazionale dal 1923 al 1924. Con l'avvento del fascismo
ha abbandonato completamente l'attività politica. Nel 1920 ha vinto il concorso
per la cattedra di diritto processuale civile presso l'Università di Perugia,
ove ha insegnato fino al 1925. Successivamente ha insegnato nelle Università di
Cagliari, Pavia, Sassari (della quale è stato Rettore Magnifico dal 1946 al
1951) e Roma. Ha ottenuto la laurea di dottore “Honoris causa” in scienze
agrarie dall'Università Georgetown di Washington. E' stato autore di numerose
pubblicazioni in materia di diritto processuale civile, diritto commerciale e
fallimentare, nonché in materia agraria. Socio dell'Accademia dei Lincei, ha
ricevuto il Premio "Carlo Magno" nella città di Aquisgrana per gli
alti meriti acquisiti nell'azione svolta in favore dell'unità europea. Nel 1942
è stato tra gli organizzatori della Democrazia Cristiana. Ha fatto parte della
prima Consulta regionale.
E' stato eletto
deputato all'Assemblea Costituente nel 1946 (Democrazia Cristiana). E' stato
nominato sottosegretario per l'Agricoltura e Foreste 1944 (III governo Bonomi)
e nel 1945 (governo Parri e I governo De Gasperi). E' stato nominato ministro
dell'Agricoltura e Foreste nel 1946 II governo De Gasperi), nel 1947 (III e IV
governo De Gasperi), nel 1948 (V governo De Gasperi), nel 1950 (VI governo De
Gasperi). E' stato nominato ministro della Pubblica Istruzione nel 1951 (VII
governo De Gasperi) e nel 1953 (governo Pella). E' stato presidente del
Consiglio dei ministri dal 6 luglio 1955 al 18 maggio 1957. E' stato nominato
vicepresidente del Consiglio e ministro della Difesa nel 1958 (II governo
Fanfani). E' stato presidente del Consiglio dei ministri e ministro
dell'Interno dal 15 febbraio 1959 al 25 marzo 1960. E' stato nominato ministro
degli Esteri nel 1960 (governo Tambroni e III governo Fanfani). E' stato nominato
ministro degli Esteri nel 1962 (IV governo Fanfani). E' stato eletto presidente
della Repubblica il 6 maggio 1962 (al nono scrutino con 443 voti su 854). Ha
prestato giuramento il giorno 11 maggio 1962. E' stato colpito da malattia il 7
agosto 1964; accertata la condizione di impedimento temporaneo, dal successivo
giorno 10 è stata istituita la supplenza del presidente del Senato Cesare
Merzagora (fino al 28 dicembre 1964). Ha rassegnato le dimissioni in data 6
dicembre 1964. E' divenuto senatore a vita quale ex presidente della
Repubblica. E' deceduto il 1° dicembre 1972.
Giuseppe Saragat (1964-1971) - E' nato a Torino il 19 settembre 1898. Vedovo
di Giuseppina Bollani dalla quale ha avuto due figli. Laureato in Scienze
economiche e commerciali. Si è iscritto al Partito socialista unitario nel 1922
ed è entrato nella direzione del partito nel 1925. Nel 1926, con il
consolidarsi del regime fascista, è espatriato in Austria e poi in Francia, ove
ha svolto lavori vari. Rientrato in Italia nel 1943, è stato arrestato e
consegnato alle autorità tedesche. Riuscito ad evadere, ha ripreso l'attività
clandestina nel Partito socialista italiano di unità proletaria a Milano. E'
stato nominato ministro senza portafoglio nel 1944 (II governo Bonomi). E'
stato nominato ambasciatore d'Italia a Parigi nel 1945. Deputato alla
Costituente (Partito Socialista italiano di unità proletaria) è stato eletto
presidente dell’Assemblea il 25 giugno 1946. Ha rassegnato le dimissioni nel
gennaio 1947. Nel gennaio 1947 ha fondato il Partito socialista dei lavoratori
italiani (successivamente Partito Socialista democratico italiano) del quale è
stato segretario politico. Ha rassegnato le dimissioni da presidente
dell'Assemblea Costituente e ha assunto la segreteria politica del nuovo
partito. E' stato nominato vicepresidente del Consiglio dei ministri nel 1947
(IV governo De Gasperi). E stato eletto deputato nel 1948, 1953, 1958, 1962. E'
stato nominato vicepresidente del Consiglio e ministro della Marina Mercantile
nel 1948 (V Governo De Gasperi). Ha rassegnato le dimissioni nel novembre 1949.
Eletto segretario del partito dal 1949 al 1954. E' stato nominato
vicepresidente del Consiglio dei ministri nel 1954 (Governo Scelba), nel 1955
(I Governo Segni). E' stato eletto segretario del Partito dal 1957 al 1964. E'
stato nominato ministro degli Esteri nel 1963 (I governo Moro) e nel 1964 (II
governo Moro). E' stato eletto presidente della Repubblica il 28 dicembre 1964
(al ventunesimo scrutinio con 646 voti su 963). Ha prestato giuramento il
giorno successivo. E' divenuto senatore a vita quale ex presidente della
Repubblica. Nel 1975 ha assunto la presidenza del Partito Socialista
Democratico Italiano. E' deceduto l'11 giugno 1988.
Giovanni Leone (1971-1978) - E' nato a Napoli il 3 novembre 1908. Coniugato con
Vittoria Michitto, da cui ha avuto padre di tre figli. Laureato in
giurisprudenza nel 1929 e in scienze politiche sociali nel 1930. Libero docente
in "Diritto e procedura penale", nel 1933 è stato incaricato
dell'insegnamento di questa materia all'Università di Camerino. Nel 1935,
classificatosi primo nella graduatoria del concorso per la cattedra di Diritto
e Procedura Penale, ha insegnato nelle Università di Messina, Bari, Napoli e
Roma. E' stato presidente del Gruppo Italiano della "Association
Internationale de Droit Penale" e componente del Comitato Direttivo
Internazionale dell'Associazione. Ha partecipato alla seconda guerra mondiale,
meritandosi un encomio solenne. Medaglia d'oro al merito della cultura.
Avvocato penalista tra i più grandi d'Italia. E' stato autore di numerosissime
pubblicazioni giuridiche, tradotte in lingue straniere. Nel 1944 si è iscritto
alla Democrazia Cristiana e nel 1945 è stato eletto Segretario politico del
Comitato napoletano del Partito. E' stato eletto all'Assemblea Costituente 1946
(Democrazia Cristiana): ha partecipato attivamente alla elaborazione della
Costituzione, in particolare come relatore del titolo concernente la
magistratura. E' stato eletto deputato al Parlamento nel 1948, 1953, 1958, 1963.
E' stato eletto vicepresidente della Camera dei Deputati nel 1950 e nel 1953.
E' stato eletto presidente della Camera dei deputati nel 1955, 1958, 1963.
E' stato presidente
del Consiglio dei ministri dal 21 giugno al 3 dicembre 1963 e dal 24 giugno
all'11 dicembre 1968. E' stato nominato senatore a vita il 27 agosto 1967
"per aver illustrato
Sandro Pertini (1978-1985) - Alessandro Pertini è nato a Stella (Savona) il 25 settembre 1896.
Laureato in giurisprudenza e in scienze politiche e sociali. Coniugato con
Carla Voltolina. Ha partecipato alla prima guerra mondiale; ha intrapreso la
professione forense e, dopo la prima condanna a otto mesi di carcere per la sua
attività politica, nel 1926 è condannato a cinque anni di confino. Sottrattosi
alla cattura, si è rifugiato a Milano e successivamente in Francia, dove ha
chiesto e ottenuto asilo politico, lavorando a Parigi. Anche in Francia ha
subito due processi per la sua attività politica. Tornato in Italia nel 1929, è
stato arrestato e nuovamente processato dal tribunale speciale per la difesa
dello Stato e condannato a 11 anni di reclusione. Scontati i primi sette, è
stato assegnato per otto anni al confino: ha rifiutato di impetrare la grazia
anche quando la domanda è stata firmata da sua madre. Tornato libero
nell'agosto 1943, è entrato a far parte del primo esecutivo del Partito
socialista. Catturato dalla SS, è stato condannato a morte. La sentenza non ha
luogo. Nel 1944 è evaso dal carcere assieme a Giuseppe Saragat, ed ha raggiunto
Milano per assumere la carica di segretario del Partito Socialista nei
territori occupati dal tedeschi e poi dirigere la lotta partigiana: è stato
insignito della Medaglia d'Oro. Conclusa la lotta armata, si è dedicato alla
vita politica e al giornalismo. E' stato eletto segretario del Partito
Socialista Italiano di unità proletaria nel 1945. E' stato eletto deputato
all'Assemblea Costituente. E' stato eletto senatore della Repubblica nel 1948 e
presidente del relativo gruppo parlamentare. Direttore dell'"Avanti"
dal 1945 al 1946 e dal 1950 al 1952, nel 1947 ha assunto la direzione del
quotidiano genovese "Il Lavoro". E' stato eletto deputato al
Parlamento nel 1953, 1958, 1963, 1968, 1972, 1976. E' stato eletto
vicepresidente della Camera dei deputati nel 1963. E 'stato eletto presidente
della Camera dei deputati nel 1968 e nel 1972. Dopo il fallimento della
riunificazione tra P.S.I. e P.S.D.I,. aveva rassegnato le dimissioni, respinte
da tutti i gruppi parlamentari. E' stato eletto presidente della Repubblica l'8
luglio 1978 (al sedicesimo scrutinio con 832 voti su 995). Ha prestato
giuramento il giorno successivo. Ha rassegnato le dimissioni il 29 giugno 1985:
è divenuto senatore a vita quale ex presidente della Repubblica. E' deceduto il
24 febbraio 1990.
Francesco Cossiga (1985-1992) - E' nato il 26 luglio 1928 a Sassari. Laureato
in Giurisprudenza. Ha due figli. Si è iscritto alla Democrazia Cristiana nel
1945. Ha insegnato diritto costituzionale e diritto costituzionale regionale
nell'Università di Sassari. E' stato eletto deputato al Parlamento nel 1958,
1963, 1968, 1972, 1976 e 1979. E' stato eletto senatore della Repubblica nel
1983. E' stato nominato sottosegretario di Stato alla Difesa nel 1966 (III
governo Moro), nel 1968 (II governo Leone e I governo Rumor), nel 1969 (II
governo Rumor). E' stato nominato ministro senza portafoglio nel 1974 (IV
governo Moro). E' stato nominato ministro dell'Interno nel 1976 (V governo Moro
e III governo Andreotti) e nel 1978 (IV Governo Andreotti). Ha rassegnato le
dimissioni dopo l'uccisione dell’onorevole Moro (9 maggio 1978). Presidente del
Consiglio dei ministri dal 4 agosto 1979 al 3 aprile 1980 e dal 4 aprile 1980
al 17 ottobre 1980. E' stato eletto presidente del Senato della Repubblica il
12 luglio 1983. E' stato eletto presidente della Repubblica il 24 giugno 1985
(al primo scrutinio con 752 voti su 977). In seguito alle dimissioni del
presidente della Repubblica Sandro Pertini, ha esercitato la supplenza dal 29
giugno al 3 luglio 1985. Ha prestato giuramento il 3 luglio 1985. Ha rassegnato
le dimissioni il 28 aprile 1992. E' divenuto senatore a vita quale presidente
emerito della Repubblica.
Oscar Luigi Scalfaro (1992-1999) - E' nato il 9 settembre 1918 a Novara. Laureato
in Giurisprudenza nel 1941. Vedovo di Maria Inzitari dalla quale ha avuto una
figlia. Ha vinto il concorso per entrare in magistratura nel 1942. Eletto
all'Assemblea Costituente. Eletto deputato al Parlamento nel 1948, 1953, 1958, 1963,
1968, 1972, 1976, 1979, 1983, 1987, 1992. E' stato nominato sottosegretario al
ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale nel 1954 (I Governo Fanfani).
E' stato nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed
allo spettacolo nel 1954 (Governo Scelba). E' stato nominato sottosegretario al
ministero di Grazia e Giustizia nel 1955 (I governo Segni); nel 1957 (governo
Zoli). E' stato nominato sottosegretario di Stato al ministero dell'Interno nel
1959 (II governo Segni); 1960 (governo Tambroni); 1960 (3° governo Fanfani).
Vicesegretario Politico della Democrazia Cristiana dal 1965 al 1966. E' stato
nominato ministro dei Trasporti e dell'Aviazione Civile nel 1966 (III governo
Moro); nel 1968 (II governo Leone); nel 1972 (1° governo Andreotti). E' stato
nominato ministro della Pubblica Istruzione nel 1972 (II governo Andreotti). E'
stato eletto vicepresidente della Camera dei Deputati nel 1975, 1976, 1979. E'
stato nominato ministro dell'Interno nel 1983 (I governo Craxi); nel 1986 (II
governo Craxi); nel 1987 (VI governo Fanfani). Dopo le dimissioni del
presidente Craxi, il presidente della Repubblica Cossiga gli ha conferito
l'incarico di formare il governo il 10 aprile 1987: constatata l'impossibilità
di costituire un gabinetto di coalizione, ha rinunciato all'incarico il 14
aprile successivo. Ha presieduto la commissione parlamentare di inchiesta sugli
interventi per la ricostruzione dei territori della Basilicata e Campania
colpiti dai terremoti del 1980-81. E' stato eletto presidente della Camera dei
Deputati il 24 aprile 1992. E' stato eletto presidente della Repubblica il 25
maggio 1992 (al sedicesimo scrutinio con 672 voti su 1.002). Ha prestato
giuramento il 28 maggio 1992. Ha rassegnato le dimissioni il 15 maggio 1999. E'
divenuto senatore a vita quale ex presidente della Repubblica.
Carlo Azeglio Ciampi (1999-2006) - Banchiere centrale e uomo politico, nato a
Livorno il 9 dicembre 1920. Ha conseguito la laurea in Lettere e il diploma
della Scuola Normale di Pisa nel 1941, e la laurea in Giurisprudenza presso
l'Università di Pisa nel 1946. In questo ultimo anno è stato assunto alla Banca
d'Italia, dove ha inizialmente prestato servizio presso alcune filiali,
svolgendo attività amministrativa e di ispezione ad aziende di credito. Nel
1960 è stato chiamato all'amministrazione centrale della Banca d'Italia, presso
il servizio studi, di cui ha assunto la direzione nel luglio 1970. Segretario
generale della Banca d'Italia nel 1973, vice direttore generale nel 1976,
direttore generale nel 1978, nell'ottobre 1979 è stato nominato governatore
della Banca d'Italia e presidente dell'Ufficio Italiano Cambi, funzioni che ha
assolto fino al 28 aprile 1993. Dall'aprile 1993 al maggio 1994 è stato
presidente del Consiglio, presiedendo un governo chiamato a svolgere un compito
di transizione. Durante
Giorgio Napolitano: chi è l’attuale inquilino del
Quirinale
(
Dal giugno 1999 al
giugno 2004 è stato presidente della Commissione per gli Affari costituzionali
del Parlamento europeo. Nella XIV legislatura, è stato nominato presidente
della Fondazione della Camera dei deputati dal presidente della Camera Pier
Ferdinando Casini, mantenendo l’incarico fino alla conclusione della
legislatura. Il 23 settembre 2005 è stato nominato senatore a vita dal
presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il 10 maggio 2006 è stato
eletto presidente della Repubblica con 543 voti. Ha prestato giuramento il 15
maggio 2006. La sua dedizione alla causa della democrazia parlamentare e il suo
contributo al riavvicinamento tra la sinistra italiana e il socialismo europeo
gli sono valsi il conferimento – nel 1997 ad Hannover – del premio
internazionale Leibniz-Ring per l’impegno “di tutta una vita”. Nel 2004, gli è
stata conferita dall’Università degli Studi di Bari la laurea honoris causa in
Scienze politiche. Ha collaborato in particolare alla rivista
"Società" e (dal 1954 al 1960) alla rivista "Cronache
meridionali" con saggi sul dibattito meridionalista dopo
L’inno di Mameli: “colonna sonora” dell’Italia dal
1947
(
Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla
morte
L'Italia chiamò.
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam
popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una
speme:
Di fonderci
insieme
Già l'ora suonò
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla
morte
L'Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci,
l'Unione, e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far
libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci
può?
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla
morte
L'Italia chiamò.
Dall'Alpe a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la
mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman
Balilla,
Il suon d'ogni
squilla
I Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla
morte
L'Italia chiamò.
Son giunchi che
piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila
d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue
d'Italia,
Il sangue
Polacco,
Bevé, col
cosacco,
Ma il cor le
bruciò.
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla
morte
L'Italia chiamò.
2 giugno, una giornata particolare
(
455
- I vandali entrano a Roma, e saccheggiano la città per due settimane.
Ripartiranno con tesori incalcolabili, spoglie del tempio di Gerusalemme
portate a Roma da Tito, e con l'imperatrice Licinia Eudossia e le figlie
Eudocia e Placidia
575
- Benedetto I diventa Papa
657
- Sant'Eugenio I diventa Papa
1751
- Papa Benedetto XIV pubblica
1800
- Prima vaccinazione contro il vaiolo nel Nord America, a Trinity (Terranova)
1865
- Con la resa delle forze del generale Edmund Kirby Smith a Galveston (Texas),
finisce la guerra di secessione americana
1886
- Il presidente Grover Cleveland sposa Frances Folsom nella Casa Bianca
1895
- Italia: si svolgono le elezioni politiche generali per la 19° legislatura
1897
- Mark Twain, rispondendo alle voci sulla sua morte, viene citato dal New York
Journal per aver detto, "La notizia della mia morte è
un'esagerazione"
1912
- Carl Laemmle fonda gli Universal Studios
1924
- Il governo degli Stati Uniti conferisce la cittadinanza a tutti i nativi
Americani nati all'interno dei confini della nazione
1935
- Usa: Babe Ruth annuncia il suo ritiro dal baseball
1953
- Incoronazione della regina Elisabetta II del Regno Unito, la prima trasmessa
per televisione
1954
- Il senatore statunitense Joseph McCarthy accusa che i comunisti si sono
infiltrati nella Central Intelligence Agency
1965
- Guerra del Vietnam: il primo contingente di soldati combattenti australiani
arriva nel Vietnam del Sud
1967
- Le proteste a Berlino Ovest, contro l'arrivo dello Scià dell'Iran, si
tramutano in scontri, durante i quali il giovane Benno Ohnesorg viene ucciso da
un agente di polizia. La sua morte porterà alla fondazione del gruppo
terroristico Movimento del 2 giugno
1979
- Papa Giovanni Paolo II visita la sua natia Polonia, diventando il primo Papa
a visitare una nazione comunista
1985
- Il Santo Padre Giovanni Paolo II pubblica
1997
- Timothy McVeigh viene condannato per 15 capi di omicidio e cospirazione per
il suo ruolo nell'Attentato di Oklahoma City all'Alfred P. Murrah Federal
Building, nel 1995.
Nati il 2 giugno:
1740
- Marchese de Sade, scrittore (morto nel 1814)
1743
- Cagliostro, avventuriere, alchimista (1795)
1835
- Papa Pio X (1914)
1836 - Mily Balakirev,
compositore (1910)
1840 - Thomas Hardy,
poeta, romanziere (1928)
1857
- Edward Elgar, compositore (1934)
1881
- Vincenzo Amato, matematico italiano (1963)
1904
- Johnny Weissmuller, medaglia d'oro Olimpica nel nuoto, attore (1984)
1923
- Marc Riboud, fotografo francese
1941
- Charlie Watts, musicista rock (The Rolling Stones)
1943
- Crescenzio Sepe, cardinale
1945
- Rita Borsellino, politica italiana
1962
- Clyde Drexler, cestista
1989
- Freddy Adu, calciatore
Morti il 2 giugno:
1882
- Giuseppe Garibaldi, patriota italiano (nato nel 1807)
1901
- George Leslie Mackay, missionario
1916
- Carlo Bertolazzi, scrittore e commediografo italiano (1870)
1941
- Lou Gehrig, stella del baseball (1903)
1956
- Jean Hersholt, attore e filantropo
1959
- Lyda Borelli, attrice italiana (1884)
1970
- Bruce McLaren, pilota, progettista, produttore di auto da corsa (1937)
1970
- Giuseppe Ungaretti, poeta italiano (1888)
1981
- Rino Gaetano, cantautore italiano (1950)
1989
- Guido Agosti, pianista italiano (1901)
1990
- Rex Harrison, attore inglese (1908)
I santi del 2 giugno:
Santa Blandinallll,
martire di Lione
Sant'Erasmo di
Formia, vescovo e martire
Sant'Eugenio I, Papa
Santi Marcellino e
Pietro, martiri
San Niceforo (Chiesa
ortodossa)
San Nicola il
Pellegrino