Riunione del 6 febbraio 2002
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Narrativa a cura di Luisa Gabbiani Flynn

Il 6 febbraio Nerina Giannotti ha fatto gli onori di casa in assenza di Franco, trattenuto altrove da un impegno di affari.  Dopo l’ottima cena, preparata con cura come sempre dai coniugi Gandolfo, abbiamo avuto il piacere di ascoltare Gaudio delle Cese, assiduo partecipe e sostenitore di IPP, il quale ha trattato soggetti vari legati soltanto da un filo in comune, come spiegato nel titolo della presentazione:  Cose di casa nostra.  Gli aspetti dell’Italia discussi da Gaudio non sono certamente tutti positivi; al contrario, ma insieme servono a darci una immagine del Bel paese al di là degli stereotipi e delle immagini pubblicitarie. 

Con la premessa “l’autocritica è il grande pregio degli italiani e la mancanza di autostima il loro grande difetto”, Gaudio ci ha preparati ad ascoltare l’interessante esposizione di avvenimenti, abitudini e idiosincrasie particolarmente italiane che ha fatto seguito. 

Per prima cosa ha parlato della lingua italiana, imbastardita, secondo alcuni, dal continuo influsso di parole straniere, specialmente inglesi, che spesso fanno rabbrividire i puristi:  sponsorizzare, cliccare, part-time, leader…chi non ha sentito queste parole e pensato:  perché non usare parole italiane che esprimono lo stesso concetto?  Ma la lingua italiana è il prodotto di duemila anni di prestiti di parole provenienti da altre lingue.  A cominciare dai tempi degli antichi romani, che si portavano a casa bottini di tutti i tipi, incluse le parole, la lingua italiana continuò ad arricchirsi attraverso i secoli ed è per questo che è rimasta viva.  Dal greco venne quasi tutta la terminologia scientifica, medica, letteraria, filosofica, ecclesiastica, urbanistica, teatrale e moltissimi altri lemmi entrati nell’uso comune, come borsa, camera, pasta, aria, garofano lampada.  Più tardi nuove parole furono prese dai molti paesi con cui il popolo italico venne in contatto, arricchendo non solo il vocabolario ma anche la cultura e la mente della popolazione.

Ci ha poi parlato dei femminelli, un fenomeno particolare di certe zone di Napoli, dove i travestiti sono accettati e messi a buon uso dalle donne del quartiere per le quali adempiono molti servizi, come fare la spesa, rammendare, badare ai bambini, dirigere le tombole e le lotterie;  di Torino, vista come città dalle numerose sette sataniche, dove il fatturato dell’occulto è superiore a quello della FIAT, dove esistono molte sette segrete, dove sorse la prima loggia massonica e dove vissero Cagliostro e Nostradamus; di Avellino, la città dove per mandare avanti una pratica c’è bisogno di un intermediario, dove la disoccupazione è rampante e forza i giovani a procurarsi un certificato di invalidità dal medico compiacente, tantoché è possibile trovare il cieco che guida l’automobile; dove una famiglia riesce a farsi la casa, o anche due, con i contributi previdenziali che riceve dal governo; e infine ancora di Napoli (o meglio del ventre di Napoli), dove nel sotterraneo della Chiesa di S. Pietro ad Aram ci sono i loculi di legno di morti ignoti e antichi, le cosiddette anime pungenti, a cui la cultura popolare ha attribuito nomi, storie e poteri miracolosi.

Una serata divertente, conclusa con il sonetto di Dante “Tanto gentile e tanto onesta pare” recitato da Luisa Gabbiani Flynn. 

Arrivederci al 3 aprile, quando Anna Amelung ci parlerà di Cleopatra, la famosa regina d’Egitto che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia. 


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