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Rivoluzione a Sanremo, vincono gli Avion Travel
, 29 febbraio 2000
di Marinella Venegoni 
inviata a Sanremo

Il Festival 2000 cambia pagina; si lascia alle spalle la melodia più trita e gli acuti più consumati, sceglie la ricerca e la novità. Dopo una finalissima al cardiopalma, i voti delle giurie demoscopiche di lunedì scorso sono stati completamente ribaltati con l'intervento della giuria di qualità: passati dall'11° al primo posto, gli Avion Travel di «Sentimento» sono i veri mattatori del Festival; al secondo posto ha
resistito Irene Grandi con «La tua ragazza sempre»; e solo al terzo ecco il vincitore annunciato Gianni Morandi. La giuria di qualità ha giudicato miglior testo «Cronaca» di Claudio Mattone cantata da Luna; miglior musica «Sentimento» di Giuseppe Servillo cantata dagli Avion Travel; il miglior arrangiamento è ancora per «Sentimento» degli Avion Travel. Il primo vincitore era stato Samuele Bersani: la sua «Replay» ha vinto ieri pomeriggio il premio della critica, pochissimo ambito. 

UN FESTIVAL INCERTO. Il 50° Sanremo è stato pochissimo celebrativo; ha lasciato a casa la memoria e i suoi monumenti viventi e si è limitato ad ispirarsi alla classicità di un tempo. Sui gareggianti è gravata fino a notte fonda un'assoluta incertezza: solo i più volonterosi elencavano fra i candidati ai primi posti Irene Grandi, Gerardina Trovato, Gianni Morandi, Mietta e i Matia Bazar. I quali, tutti quanti, si affrettavano a far scongiuri.

INIZIO AL FULMICOTONE. Pavarotti è prudente, non pronuncia neanche il nome di D'Alema, quando annuncia Bono Vox spiegando che ha fatto il giro dei primi ministri del mondo per difendere la causa di Jubilee 2000. Ma Bono, che sa vivere, mette tutti con le spalle al muro, e in italiano: «Segnor D'Alema, grazie della promessa; Segnor Berlusconi per favore, aiuti il signor D'Alema ad aiutare il Giubileo: questa non è politica ma è la vita della gente». Vedete un po', ce lo
debbono dire gli U2, che la politica n on è la vita della gente. Comunque. Parte «All I Want Is You», con le note dolci, inconfondibili e avare della chitarra di The Edge. Se Pavarotti è commosso, Fabio Fazio è emozionato, non sa più l'italiano e non sa l'inglese. Bono fa testa e croce con la medaglia che gli ha offerto il Comune, e canta ancora, la nuova ballad «La terra sotto i tuoi piedi», testo di Salman Rushdie, dal film di Wenders; cammina fra la folla del teatro, s'imbatte in Mario Merola che cerca un posto; ah, la vita. Però sono momenti di grande tensione umana (che ci fanno strapensare: meno male che c'è Sanremo); subito in sala stampa le luci si accendono, arrivano Bono e The Edge e per 10 minuti ciao gara. Quando Inés scende giù dalla sua scala, ci sembra quasi patetica. 

 UNA SIMPATICA GIURIA. Ma poiché the show must go on, sbirciamo le facce della Giuria di Qualità lassù nel palchetto: applaudono o sono annoiati, come qualunque spettatore. Questa giuria sembrava perfino simpatica, un po' grazie ai componenti, un po' per via del surreale presidente sior Mike, lanciatissimo. I 10 cruciali personaggi hanno confessato ieri di aver utilizzato tutti i voti da 1 a 10,
senza bloccarli su alcuno com'era successo nel '99; e si sono un po' lamentati dei testi. 

I TESTI SOTTOTONO. Ma anche questo dei testi deboli in un Sanremo Debole è un segno di tempi incerti e confusi. Chi ha osato, non è stato premiato: Padre Alfonso Maria Parente, arrivato qui con visibile spirito evangelico, appartato dal gran circo, ha parlato attraverso un testo forte, dividendo le coscienze; gli si sono accaniti contro, e lo hanno boicottato i suoi confratelli e in fondo la Chiesa, che da qualche anno usa la musica per catechesi. Adesso lui, poverino, si appella al Papa; ma lo copriranno di indifferenza come insegnano a non fare: proprio nella indifferenza che la sua canzone critica. 

 FRA SANREMO E HOLLYWOOD. Il premio alla carriera a un Tony Renis in codino e smoking bianco ci ha trasportati lontano: «Sanremo è stato più generoso di Hollywood», ha detto Tony alludendo al mancato Oscar; e ha ricordato Modugno, «Il più grande di tutti noi». 

PRESENTATORI E SORPRESE. Ieri ce n'erano quasi quanti i telespettatori. Finalmente, la bionda Marcuzzi ha raggiunto la bruna Ines: con Fabio Fazio fra loro, i fotografi sono impazziti. Incredibile la somiglianza a Clinton di Teo Teocoli, nell'ennesima imitazione. 

I GRANDI AFFLATI UMANITARI. Il sabatissimo di Sanremo 2000 ha mescolato grandi afflati umanitari con le emozioni individuali dei gareggianti, alle prese con pronostici fino all'ultimo veramente incerti.   L'inizio della serata ha ricordato un momento del Festival '96, quando Bruce Springsteen solo con la sua chitarra e la magica Tom Joad diede il via allo spettacolo; e in fondo, nell'ispirato discorso iniziale, anche Bono si è riferito ad un'umanità sofferente e però in modo collettivo, in attesa di un riscatto che solo l'approvazione del progetto Jubilee 2000 potrebbe promuovere. Difficile davvero trovare miglior legame fra musica e società. Con The Edge, Bono ha dato vita a momenti di autentica sincerità lirica, e quest'enorme baraccone ha recuperato per un attimo un senso di utilità. Forse, anche l'altezzoso Sting ha scelto non a caso di cantare «Desert Rose», diventata la canzone più bella dell'ultimo cd grazie alla voce di Cheb Mami, virtuoso esule algerino, che qui rappresentava in qualche modo quel mondo dolente. 

marivene@tin.it