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Regionali, vincono centrodestra e astensionismo
Il Polo conquista il Nord, mentre l’assenteismo dei
giovani nelle città penalizza il centrosinistra
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(News ITALIA PRESS), Lunedì 17 Aprile 2000 |
Il patto tra Berlusconi e Bossi fa conquistare al centrodestra tutto
il Nord. Le tradizionali regioni rosse, Toscana, Emilia – Romagna, Umbria
e Marche al centrosinistra, insieme a Campania e Basilicata mentre, sempre
al Sud, la Calabria, la Puglia, l’Abruzzo, il Molise e il Lazio si sono
unite al coro del Nord. A quanto pare a nulla è servita la sperimentazione
di un blocco antipolo con la lista Bonino. L’apertura di credito ai radicali
doveva servire a compensare lo squilibrio dettato dall’alleanza del Polo
con la Lega, determinante nel centro –nord: purtroppo l’intesa non intesa,
paventata da D’Alema nell’ultima settimana, un abbozzo di patto di desistenza
rappresentato attraverso dichiarazioni di principio è stata inutile.
Con queste elezioni Forza Italia ha consolidato il proprio ruolo
guida nella coalizione dimostrando che il patto con la Lega era perfettamente
compatibile con l’elettorato del centrodestra. Berlusconi ha dunque potuto
prendersi il merito di un accordo che sembrava impossibile, ma che si è
dimostrato lungimirante e alla fine vincente. Anche Fini ha però
potuto ritenersi soddisfatto, vista la conquista del Lazio da parte di
uno dei suoi uomini, Francesco Starace.
Il dato che però più di ogni altro è saltato
all’occhio, è stato il calo di affluenza alle urne: stando ai dati
forniti dal Viminale ha votato solo il 72,6% degli aventi diritto, con
un calo dell’8% rispetto all’ultima competizione amministrativa, quella
del 1995. Alla fin fine il partito invisibile dell’astensione (27,4%) si
è confermato ancora una volta come il più forte, dal momento
che a quasi un terzo degli elettori il modo in cui si manifesta la politica
nostrana. E’ vero che sarebbe poco comprensibile pretendere dagli italiani
di oggi lo stesso tipo di interesse manifestato negli anni ’50 o ’60, visto
e considerato che la tensione ideologica non è sicuramente più
la stessa e che le ragioni oggi addotte da chi decide di non avvalersi
di quello che è uno dei nostri diritti fondamentali, possono essere
considerate più che plausibili: i programmi non vengono rispettati,
le coalizioni sono incredibili, i contendenti pure.
Ciò che appare sorprendente rispetto un tempo è che
l’assenteismo non colpisce più i ceti marginali, periferici, invecchiati,,
a basso livello di istruzione e di reddito, ma qualcosa di più importante
e anche imbarazzante. Sono giovani, colti, metropolitani e provenienti
da gruppi sociali evoluti dietro questo nuovo astensionismo che questa
volta, a quanto pare, ha fatto male alla sinistra.
News ITALIA PRESS
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