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Musei - Riapre oggi lo spazio del Vittoriano con 
opere mai esposte. Era chiuso dal 1979
 

22 aprile 2000
 
ROMA - L'ITALIA divisa dal voto regionale si ricuce nel segno della storia nazionale. Riapre oggi, dopo più di vent'anni, il Museo Centrale del Risorgimento, al Vittoriano, dove la retorica dell'altare della patria fa posto a grandi mostre (come quella di Monet). 

Dal 1979 non veniva aperto al pubblico, se non per particolari ricorrenze storiche (l'anno scorso con un'esposizione dedicata ai centocinquant'anni della Repubblica Romana).

Oggi, dunque, alle 12,45 - presente il sindaco Francesco Rutelli, che ha inserito l'inaugurazione fra le cerimonie del Natale di Roma - si riaprono le sale che, al secondo piano, ospitano la collezione d'arte.  L'agibilità dell'intero museo risorgimentale è prevista per l'anno prossimo. La collezione artistica comprende disegni, dipinti e sculture mai presentati al pubblico, finora giacenti nei locali chiusi del Vittoriano. Si tratta di 121 pezzi divisi in quattro sezioni: per ripercorrere visivamente - secondo i titoli dell'itinerario storico-museale - il Risorgimento attraverso immagini dalla tradizione tardo settecentesca ai Macchiaioli; la prima guerra mondiale, dal bozzetto diaristico al simbolismo; la scultura celebrativa tra Ottocento e Novecento; le immagini degli eroi (dal concorso per Medaglie d'oro del 1935, con una selezione di opere donate dalla regina Elena).

Accanto ad un'altra sezione filmica curata dall'archivio cinematografico dell'Istituto Luce, fra i pezzi forti della rassegna ce ne sono una decina di Girolamo Induno, compreso un acquerello su carta che ritrae l'imbarco garibaldino alla scoglio di Quarto, e Anita Garibaldi con il figlio mentre fugge nel 1840. E' di Induno anche un ritratto di Garibaldi del 1876, pochi anni prima della morte (e l'eroe dei due mondi incombe nel museo con ben dieci immagini diverse, tra pittura e scultura, a piedi e a cavallo). Una rara scena romana, di Antonio Moretti, è la veduta di Ponte Milvio durante l'assedio del 1849. Di Ettore Ximenes si vede un gesso per il monumento a Giuseppe Verdi (del 1910) e un busto di Vittorio Emanuele III in bronzo dorato. Il più rappresentato, con una trentina di pezzi (quasi tutti olio su tela), è Anselmo Bucci, del quale è esposto anche un carboncino e
acquerello, con una singolare scena della Grande Guerra, sotto il titolo "In volo a 50 metri sulla trincea: viriamo di bordo, 25 giugno 1918".

«La scelta di riaprire il Museo, grazie ad una proficua collaborazione tra pubblico e privato - spiega Giuseppe Talamo, presidente dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano - vuol essere una riaffermazione che la storia risorgimentale non si identifica solo con quella del patriottismo italiano - congiure, rivoluzioni, reazioni, guerre, eroi, persecutori - ma coincide con la complessiva vita politica, economica, sociale, culturale italiana del XVIII e del XIX secolo, colta nelle sue profonde trasformazioni e nel suo costante nesso con la storia europea. Una storia fatta di alterne vicende, di affermazioni e sconfitte, di delusioni e speranze, dalla quale è nata l'Italia di oggi».

Fra gli "inediti", c'è pure un ritratto giovanile di Cavour eseguito da Paolo Bozzini nel 1841: quando l'Italia non s'era ancora fatta, e neanche gli italiani.