(News ITALIA PRESS) Anche
tra i nostri connazionali residenti all’estero continua a discutersi della
delusione suscitata dalla sconfitta italiana alla finale degli Europei
di calcio. Di questo parla anche Marco Basti dall’Argentina, nel suo editoriale
su Tribuna Italiana, senza perdere l’occasione di fare una parallelismo
con le delusioni che continuano a costellare l’iter legislativo per rendere
effettivo l’esercizio del diritto di voto all’estero. Riportiamo di seguito
il testo dell’editoriale.
"Domenica scorsa a Rotterdam si giocava
il terzo minuto di ricupero, e supplenti, ausiliari e tecnici azzurri,
abbracciati, appena appena riuscivano a trattenersi per cominciare a festeggiare
un successo da molto tempo atteso. La rete del pareggio, arrivata a tempo
scaduto, ha paralizzato tutti, ma comunque hanno continuato a sperare.
Purtroppo il gol della morte segnato da Trezeguet, ha definitivamente bocciato
le attese dei tifosi azzurri che ora dovranno attendere un nuovo grande
appuntamento, i mondiali del 2002, con le ansie che comporta la serie di
qualificazione e, se la squadra di Zoff ce la farà, l’emozione ancor
maggiore delle partite mondiali. Ma dovranno ricominciare tutto da capo.
La situazione ha dei parallellismi
con quella nostra grande partita, con la nostra grande attesa della "Coppa
voto". Come gli azzurri, anche noi, italiani all’estero, dopo anni di attesa
(certo molti di più dei 32 senza coppa europea o 18 senza coppa
del mondo della nazionale italiana di calcio) siamo riusciti ad arrivare
alla finale, con l’approvazione, l’anno scorso, dell’articolo 48 che ha
istituito la Circoscrizione Estero. Ora dopo l’approvazione alla Camera
degli articoli 56 e 57- che stabiliscono il numero di deputati e di senatori
che potremo eleggere come nostri rappresentanti - eravamo ai bordi del
campo, pronti a festeggiare l’approvazione al Senato, dopo una lunga attesa
e tanto sforzo. Nei minuti di ricupero, cioè nella seconda giornata
di discussioni, i senatori hanno segnato nella nostra porta. Certo, non
si tratta di sport, non è proprio la stessa situazione, si tratta
di un autogol per l’Italia. Gli italiani in Patria però, provando
come noi, una grande delusione per la sconfitta degli azzurri, potranno
avere una idea di quanto è grande la nostra delusione per il voto
negato, che è ancora più profonda di quella che hanno provato
per la sconfitta nella finale della Coppa Europea.
L’approvazione-beffa di mercoledì
scorso al Senato, dove la stragrande maggioranza dei senatori ha votato
a favore della riforma degli articoli 56 e 57 della Costituzione, ma con
un emendamento sul testo originale approvato in prima lettura alla Camera,
chiude in modo praticamente definitivo ogni possibilità di consentire
agli italiani all’estero di poter esercitare il diritto di voto, nelle
prossime elezioni politiche del 2001. Se i tempi erano stretti prima, molto
di più lo sono adesso e alle promesse (ancora promesse) dei parlamentari
e dei membri del governo, di fare in fretta e furia per poter arrivare
in tempo all’appuntamento con le urne dell’anno venturo, non crede più
nessuno.
Anche per questo sarebbe conveniente
risparmiare la figura del Presidente della Repubblica e non cercare un
suo intevento - come hanno chiesto il presidente e il segretario generale
del CGIE - che sarebbe inutile e porterebbe solo discredito ad una personalità
illustre come quella del Presidente Ciampi.
A questo punto risulta fin troppo
evidente che il partito trasversale che si ostina a negarci il voto, non
sarà permeabile alle nostre richieste e neanche ad altre che potrebbero
arrivare dall’autorevole voce del Quirinale. Il partito trasversale del
non voto, che coinvolge componenti di tutti i partiti, non vuole mollare
le proprie poltrone. Ma soprattutto questa formidabile nazionale che si
rifiuta di riconoscerci un diritto che sancisce la Costituzione del ‘48,
gioca per non consentirci neanche di partecipare alla serie di qualificazione.
"Voi ve ne siete andati", "Menem è il vostro Presidente" , sono
il loro tipo di frasi preferite, che sanciscono la nostra non appartenenza
al Campionato che giocano gli italiani in Patria.
Ma inoltre, visto che ormai non ci
si arriva con i tempi alle elezioni del 2001, sarebbe il caso di riflettere
se non sia il caso di cambiare strategia e di non puntare tutto sul voto,
come abbiamo fatto negli ultimi dieci anni. Inseguendo questo obiettivo,
il cui raggiungimento avrebbe dovuto consegnarci le chiavi per aprire le
vie alle soluzioni delle altre annose problematiche che ci riguardano,
abbiamo perso un decennio.
Oggi ci troviamo ancora al punto
di partenza, non voteremo alle elezioni dell’anno venturo, la rete consolare
è sempre insufficiente (e la tendenza è al peggioramento),
l’assistenza è insufficiente (e anche in questo aspetto le prospettive
sono di maggiori difficoltà) e insufficiente è anche la politica
culturale. Inoltre stentano a venire fuori le nuove generazioni sulle quali
si dice di puntare, ma senza fare il necessario perché vengano fuori.
I nostri rappresentanti al CGIE avranno
una prima occasione per rivedere la strategia, già oggi, quando
a Roma si riunirà l’assemblea plenaria. C’è da augurarsi
che non perdano il tempo facendo dichiarazioni altisonanti deplorando l’approvazione-beffa
del Senato, ma che si impegnino ad ottenere almeno una immediata soluzione
al problema dell’assistenza agli anziani disagiati dell’America latina."
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