(News ITALIA
PRESS) Nel giorno in cui doveva prendere corpo ufficialmente il nome
del successore di Bill Clinton- ma in realtà il drammatico testa
a testa tra Bush, il candidato repubblicano, e Gore, l’attuale numero due
della Casa Bianca, non ha ancora un vincitore e non lo avrà fino
a domani o almeno fino a quando non sarà completato lo spoglio delle
schede della Florida- un’altra Clinton, Hillary, la First Lady, comincia
la sua carriera politica, che molti assicurano sarà fulminante,
con un seggio al Senato conquistato nello Stato di New York a danno del
suo rivale repubblicano, l’italoamericano Enrico, detto Rick, Lazio.
E’ un fatto
storico, sia perché Hillary da 'moglie tradita e ingannata' diventa
la prima First Lady a ricoprire una carica pubblica, sia perché
ha conquistato un seggio prestigioso, quello di senatore dello Stato di
New York, tradizionalmente definito “uno dei templi più esclusivi
del potere maschile Usa”. Oltretutto l’affermazione di quella che molti
considerano la persona senza cui Bill Clinton non avrebbe mai superato
i confini del “suo” Arkansas, è avvenuta in maniera netta: l’avversario
Rick Lazio, che ha sostituito in corsa, è noto a tutti, Rudy Giuliani
ammalatosi di cancro, è stato staccato di ben otto punti percentuale.
Hillary ha beneficiato soprattutto dell’affluenza record di elettori (oltre
il 70% degli aventi diritto), del consenso dei neri, degli ispanici e,
naturalmente delle donne, tutti fattori che hanno avvantaggiato l’esponente
dei Democratici.
E il “povero”
Rick Lazio, l’italoamericano chiamato in fretta e furia dal suo partito
a sostituire Rudy “Pugno di ferro” Giuliani? Già in partenza le
sue speranze di vittoria erano poche, sebbene sia numericamente consistente
la destra più conservatrice agguerrita contro la politica clintoniana,
poi una campagna condotta all’insegna di colpi bassi e battaglie personali
contro l’avversaria ha fatto il resto, sortendo l’effetto opposto. Lazio,
come lui stesso si è definito “un ragazzo qualunque, orgoglioso
di appartenere alla Working Class”, avrebbe commesso un errore di fondo:
ritenere che accusarla di complicità con i terroristi palestinesi
potesse essere l’arma migliore per toglierle consensi. Ma non aveva fatto
i conti con la scaltrezza politica e la saggezza della First Lady: con
colpi di scena politicamente spettacolari Hillary non solo ha respinto
le accuse che le erano state indirizzate, ma ha anche mobilitato l’opinione
pubblica contro l’avversario “conservatore, nemico delle donne e delle
minoranze”. Risultato: tanti sono stati i tentativi di gettarle fango addosso,
tanti i consensi guadagnati da Hillary Rodham Clinton.
Agli errori
commessi in campagna elettorale da Lazio va aggiunto un dato di non poca
rilevanza: Hillary è stata sostenuta dal marito, che più
volte si è recato a New York, contribuendo alla raccolta di finanziamenti
e alla conduzione della grandiosa macchina elettorale democratica. Rick,
invece, ha ricevuto sì l’aiuto del governatore dello Stato di New
York, il repubblicano Pataki, ma non quello dell’esponente del numero uno
del partito, quel George W. Bush che ha ritenuto inutile, non avendo nessuna
possibilità di raccogliere molti consensi per la sua battaglia presidenziale
tra i “progressisti” di New York, recarsi nella Grande Mela. L’italoamericano
battuto ha salutato la fine di una campagna elettorale estenuante con questo
pensiero: “Mi sento come i Mets (la squadra newyorchese sconfitta pochi
giorni fa nella finale del campionato di baseball dall’altra newyorchese,
gli Yankees, ndr), siamo arrivati secondi. E’ tempo di elevare le nostre
teste e di stare insieme ai newyorkesi”.
Insomma congratulazioni
a Mrs. Clinton, ma con una piccola riserva: e se ci fosse stato Rudy Giuliani,
l’uomo che ha portato il tasso di criminalità newyorkese ai livelli
di un piccolo villaggio di campagna ?
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