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La fuga dei cervelli
RICERCATORI ITALIANI ALL'ESTERO: 
COME FARLI TORNARE 


                    (ANSA) - FRASCATI, 13 DIC - L'organizzazione di agenti segreti
                    americani che gia' prima che la seconda guerra mondiale avesse
                    termine percorrevano l'Europa per convincere, non sempre con le
                    sole lusinghe, i ricercatori nazisti, a proseguire il loro lavoro negli
                    Stati Uniti, ormai non esiste piu'. Eppure i giovani ricercatori
                    europei, e gli italiani in particolare, continuano ad imboccare la via
                    dell'estero, soprattutto degli Usa, per la loro carriera
                    post-universitaria senza per questo venire rapiti.

                    Il sistema per far si che questi ricercatori abbiano anche in Italia
                    condizioni che li convincano a tornare, e' stato il tema di un
                    seminario che si e' svolto oggi ai laboratori di Frascati dell'Istituto
                    nazionale di Fisica nucleare, nell'ambito della prima Conferenza
                    italiani nel mondo organizzata dal ministero degli esteri e alla quale
                    hanno partecipato numerosi dei maggiori ricercatori italiani che
                    lavorano all'estero.

                    ''In un mondo in cui avanza la globalizzazione - ha detto il
                    consigliere del ministero degli esteri Stefano Cacciaguerra - non e'
                    certo pensabile di poter bloccare la circolazione di idee o di uomini,
                    e i ricercatori sono proprio quelli che hanno bisogno del maggiore
                    scambio possibile di esperienze''.

                    ''Quello della fuga dei cervelli - ha detto il sottosegretario
                    all'Universita' e la ricerca Antonino Cuffaro - e' un problema che
                    affligge anche gli altri Paesi europei che dedicano alla ricerca
                    maggiori risorse. Quello che dobbiamo eliminare e' pero' la
                    costrizione che non consente ad un italiano di poter lavorare in
                    patria a causa della limitazione delle risorse, dei difetti di selezione
                    e degli avanzamenti nella carriera. La legge di riforma del sistema
                    della ricerca - ha proseguito Cuffaro - ha ad esempio creato organi
                    di valutazione nei quali ci farebbe piacere poter accogliere
                    ricercatori italiani di prestigio che lavorano all'estero. Lo stesso
                    potrebbe avvenire per i centri di eccellenza che la riforma intende
                    creare in alcuni settori della ricerca come le nanotecnologie, il
                    genoma e post-genoma, l'ingegneria clinica, eccetra. Per andare
                    verso questa direzione - ha proseguito Cuffaro - occorrera'
                    l'approvazione del programma definitivo sulla ricerca che il ministero
                    sta per presentare. Gia' nelle linee guida, che hanno avuto
                    l'approvazione del Cipe, e' previsto per il 2001 un incremento di
                    fondi di 4000 miliardi; un primo passo per far giungere l'Italia entro
                    quattro anni al livello medio europeo che e' attualmente del 2,5%
                    sul Pil, mentre ora siamo da anni all'1%''.

                    ''Ulteriori possibilita' per far rientrare in patria i nostri ricercatori -
                    ha detto Giuseppe Rotilio del consiglio direttivo del Consiglio
                    nazionale delle ricerche - potranno venire dalla nuova
                    organizzazione degli istituti di ricerca del Cnr. In base alla legge di
                    riforma e ai successivi decreti di attuazione, molti istituti saranno
                    fusi e passeranno dagli oltre 300 a un centinaio. I direttori di questi
                    nuovi istituti saranno scelti con un bando che non fara' preclusioni
                    da precedenti carriere, da dove sono state fatte, e anche dalla
                    lingua o nazionalita'. I direttori avranno un congruo compenso,
                    autonomia operativa, possibilita' di scegliersi i collaboratori, ampie
                    risorse a disposizione. Tutti fattori che potrebbero convincere molti
                    nostri ricercatori a ritornare in patria''.(BOZ)
                    (ANSA)