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ITALIA PRESS) E' più unico che raro, ma questa volta pare proprio
essere andata così: la politica è riuscita a ripagare un
uomo che per tutta la sua lunga carriera, instancabilmente e in maniera
puntuale e continua, si è impegnato in una causa, la sua, sempre
quella, per 60 milioni di individui nel mondo. Sto parlando, naturalmente,
di Mirko Tremaglia, Ministro degli Italiani nel mondo.
Ebbene
sì, dal 1972, quando venne eletto per la prima volta deputato, Tremaglia
non ha quasi fatto altro che occuparsi degli italiani nel mondo, dei loro
problemi, del loro recupero alla Madre Patria, dei loro diritti negati,
a partire da quello del voto, senza dimenticare il "diritto all'anagrafe".
E oggi, dopo quasi 30 anni, finalmente, la politica italiana per una volta
si distrae dalla sua congenita ingratitudine e concede a Mirko Tremaglia
di coronare degnamente la sua carriera con quello che per lui è
un riconoscimento al lavoro fatto e per i milioni di italiani che in tutto
il mondo, di qualsiasi colore partitico siano, l'hanno sempre riconosciuto
come il loro rappresentante a Roma, è un motivo di speranza: la
nomina a Ministro degli Italiani nel Mondo.
Nel
mio editoriale del 17 maggio scorso, dal titolo "Ministro si, ministro
no", avevo notato quanto fosse irrilevante se agli italiani all’estero
sarebbe toccato un Sottosegretario o un Ministro, anche considerando quanto
previsto dalla Legge n° 59 del 15 marzo del 1997, meglio nota come
Legge Bassanini, che prevede, tra il resto, una riduzione del numero dei
Ministeri, e avevo detto "a mio avviso la questione del Ministero degli
italiani all’estero è un falso problema che non ci porta da nessuna
parte" richiamando il fatto che ben altri erano i problemi veri, non certo
l’etichetta.
Il
Presidente del Consiglio con l'istituzione del Ministero degli Italiani
nel Mondo e l'affidamento del dicastero a un uomo come Tremaglia ha dato
a mio avviso un segnale forte, carico di almeno due significati.
Il
primo significato è quello di una volontà di recupero all'Italia
di questi 60 milioni di individui sparsi in tutto il mondo. Ma potrebbe
esserci di più: forse da buon businessman, prima ancora che da politico,
si è reso conto che i 60 milioni sono solo la punta di un iceberg,
l'iceberg che noi chiamiamo Mondo in Italiano - un’altra realtà
economica, culturale, sociale e, perché no, politica, sparsa in
tutti i continenti, fatta di italo-esteri e di italofili- , che in un mondo
che si globalizza è assolutamente strategico, può rappresentare
una opportunità unica per l'Italia per giocare nel mondo un ruolo
da protagonista.
Il
secondo significato sta nella scelta di Tremaglia: uomo forte, uomo del
partito che esprime una salda cultura degli italiani all’estero, uomo che
ha saputo applicare ottimamente il metodo della concertazione su tutti
i provvedimenti legislativi che hanno riguardato gli italiani all’estero,
in primis il voto, uomo, infine, che ben conosce i meccanismi dei palazzi
della politica romana. Nel mio editoriale già citato prima avevo
sottolineato il pericolo che questo Ministro o Sottosegretario fosse un
italiano all’estero, "il modo migliore per paralizzare quel Ministero o
Sottosegretariato che sia" avevo scritto, "visto che nei Ministeri italiani
o sei un navigato politico che conosce bene il mondo politico-partitico
e ministeriale -a partire dagli scantinati- e allora riesci a lavorare,
se no ti siedi in poltrona, ti metti la tua bella etichetta di Ministro
sulla scrivania e poi ti fermi, visto che altri faranno il Ministro, quei
funzionari che hanno il potere di decidere la vita e la morte di un Governo".
La scelta di Tremaglia mette il Ministero al riparo da un tale pericolo
e garantisce della sua capacità operativa. Con una certa sicurezza
possiamo affermare che vi è la strada spianata per la legge ordinaria
in materia di esercizio del voto. Ma per questo, oramai, non c’era bisogno
di portare Tremaglia al governo. A Tremaglia, appena risolto il problema
voto, gli si dovrà chiedere piuttosto di tracciare una moderna politica
degli italiani nel mondo. "C’è una rivoluzione culturale da fare
per passare dalla politica dell’emigrazione alla politica degli italiani
nel mondo" ho scritto il 17 maggio. Ora sappiamo che spetterà a
Tremaglia questo compito. Sarà un lavoro tutt’altro che facile.
Certo questa non sarà una strada disseminata di trabocchetti come
la strada che ha condotto al voto, ma altrettanto certamente sarà
una strada sulla quale ad ogni piè sospinto Tremaglia incontrerà
l’ignoranza e l’insensibilità della stragrande maggioranza dei suoi
colleghi politici. Ci vorrà un lungo lavoro di sensibilizzazione,
di convincimento per portare i palazzi romani a capire il valore aggiunto
che economicamente e politicamente il popolo italico nel mondo rappresenta
per lo Stivale.
Auguri
Signor Ministro Mirko Tremaglia!