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G8: LA FORZA DELLE ISTITUZIONI
Il messaggio del presidente Ciampi su Genova
di STEFANO FOLLI

 
Silente ma non assente: è la formula che il Quirinale usa quando vuole dire senza dire. E questa volta Ciampi ha detto molto tra le righe. Soprattutto si è fatto interprete di una verità che nessuno Stato liberale può sottovalutare: la condanna verso i responsabili delle violenze che hanno messo a sacco Genova durante il vertice, e cioè i più estremisti tra i dimostranti, non equivale in alcun modo a una copertura degli abusi e degli eccessi probabilmente commessi dalle forze dell’ordine, in particolare dalla polizia, nella notte tra sabato e domenica. 

Ci sono troppe teste rotte e troppe domande in attesa di risposta nelle due scuole perquisite e nella caserma Bolzaneto. E c’è un Parlamento che purtroppo ha perso tempo rispetto all’unica iniziativa ragionevole e adeguata alla gravità del caso: una commissione d’indagine agile e snella, volta non a stravolgere la realtà dei fatti e a far passare i delinquenti del “Black bloc” per vittime innocenti, bensì a far luce sugli angoli bui della repressione. Soprattutto quando essa è apparsa tanto brutale quanto tardiva. Abbiamo avuto invece un’opposizione irrigidita in una mossa di pura propaganda (la mozione contro il ministro Scajola) e una maggioranza arroccata e miope, lenta a percepire il vero pericolo incombente. 

Non sarebbe l’inchiesta sui fatti di Genova a indebolire il governo, ma il fluire incontrollato del veleno, lo stillicidio delle voci e delle denunce, il succedersi di filmati e video amatoriali ciascuno portatore di una propria verità, quei volti senza nome che bastonano e insultano. 

Le indagini della magistratura sono essenziali ma il Parlamento non poteva lavarsene le mani. Se qualcosa è cambiato nelle ultime ore, non è una vittoria dell’opposizione, ma del buon senso. Potremmo dire che è una vittoria delle istituzioni che si sentono abbastanza forti da non temere le verità scomode. Se un’intesa si è delineata dopo che per giorni solo pochissimi hanno avuto il merito e il coraggio di rompere il muro delle reciproche intransigenze, il contributo di Ciampi è stato determinante. Quelle parole sobrie ed equilibrate, in cui vibra un accento di sincerità personale, contengono più senso politico di certe esercitazioni parlamentari di maniera. Il presidente della Repubblica, non dimentichiamolo, aveva condannato senza riserve le violenze dei manifestanti, la sera di quel tragico venerdì 20, apparendo in tv al fianco di Berlusconi. La sua dichiarazione di ieri non contraddice in nulla le parole di allora, solo le completa alla luce degli eventi successivi. È un richiamo alla forza consapevole delle istituzioni, contrapposta alla cieca brutalità della piazza e di spezzoni di apparato sfuggiti al controllo. 

Sappiamo che l’uscita del Quirinale non è improvvisata, ma è il frutto di giorni di riflessione in cui il capo dello Stato si è tenuto in stretto contatto con gli altri due soggetti del triangolo istituzionale, ossia i presidenti delle Camere, Pera e Casini. Oltre naturalmente al presidente del Consiglio. 

Se alla fine di questo percorso maggioranza e opposizione escono dalle loro trincee e trovano un punto d’incontro nell’esigenza di fare chiarezza, significa che la qualità della nostra democrazia è migliore di quanto noi stessi talvolta supponiamo. Il che speriamo sarà notato da quegli osservatori stranieri che in questi giorni hanno addirittura messo in dubbio che l’Italia sia uno Stato di diritto. Per fortuna lo siamo, quando governa il centrodestra non meno di quando a palazzo Chigi c’è il centrosinistra. E il Cile di Pinochet è lontanissimo.