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Diplomazia forte, extra-europea, sui beni italiani confiscati in Slovenia
Se gli Usa fanno i nostri interessi
IL FOGLIO/10 AGOSTO 2001/ EDITORIALE 

 
   Il futuro ambasciatore americano a Lubiana, Johnny Young, prima di partire per la nuova sede, che occuperà fra poco più di un mese, ha dichiarato alla stampa che una delle condizioni per diventare membri della Nato è la restituzione dei beni espropriati nel periodo comunista. 

   E’ l’effetto dell’azione di lobby promossa dall’Alleanza italiana-istriana-fiumano-dalmata, che raggruppa qualche centinaio di emigrati negli Usa che si sono visti sottrarre i beni dal governo del maresciallo Tito. La posizione americana, che ha messo in allarme il governo sloveno, appare in tutta la sua radicalità se messa a confronto con i tentennamenti, sullo stesso argomento, dell’Unione europea. 

   Quando nel 1994 il ministro degli Esteri italiano Antonio Martino pose fra i problemi da sciogliere per l’adesione della Slovenia quello della restituzione dei beni requisiti ai cittadini di origine italiana, fu trattato come un antieuropeista o addirittura un erede dell’espansionismo mussoliniano. 

   Sarà un caso, ma il governo di Lubiana è parso disposto a concedere qualcosa solo col ritorno del centrodestra al governo, durante la visita del sottosegretario Ro-berto Antonione avvenuta la settimana scorsa. E’ vero che il nuovo governo sloveno di orientamento liberaldemocratico aveva già modificato la linea di rifiuto, ma la restituzione ha riguardato in stragrande maggioranza cittadini restati in Slovenia, mentre agli esuli vengono opposte barriere burocratiche spesso insormontabili. 

   La ricostruzione giuridica dei titoli di possesso, dopo una guerra mondiale e la fuga spesso disperata, naturalmente risulta assai complicata e, senza la collaborazione delle autorità locali, in pratica impossibile. L’unica eccezione di rilievo è stata la restituzione alla Chiesa cattolica del bosco di Poljuka, ottenuta dall’ex arcivescovo di Lubiana Franc Rode, riparato in Argentina. 

   La lobby americana e quella vaticana, insomma hanno ottenuto di più e più presto delle centinaia di migliaia di esuli italiani, che dal fatto di essere cittadini europei non hanno ricavato un granché.