Il futuro ambasciatore
americano a Lubiana, Johnny Young, prima di partire per la nuova sede,
che occuperà fra poco più di un mese, ha dichiarato alla
stampa che una delle condizioni per diventare membri della Nato è
la restituzione dei beni espropriati nel periodo comunista.
E’ l’effetto
dell’azione di lobby promossa dall’Alleanza italiana-istriana-fiumano-dalmata,
che raggruppa qualche centinaio di emigrati negli Usa che si sono visti
sottrarre i beni dal governo del maresciallo Tito. La posizione americana,
che ha messo in allarme il governo sloveno, appare in tutta la sua radicalità
se messa a confronto con i tentennamenti, sullo stesso argomento, dell’Unione
europea.
Quando nel 1994
il ministro degli Esteri italiano Antonio Martino pose fra i problemi da
sciogliere per l’adesione della Slovenia quello della restituzione dei
beni requisiti ai cittadini di origine italiana, fu trattato come un antieuropeista
o addirittura un erede dell’espansionismo mussoliniano.
Sarà
un caso, ma il governo di Lubiana è parso disposto a concedere qualcosa
solo col ritorno del centrodestra al governo, durante la visita del sottosegretario
Ro-berto Antonione avvenuta la settimana scorsa. E’ vero che il nuovo governo
sloveno di orientamento liberaldemocratico aveva già modificato
la linea di rifiuto, ma la restituzione ha riguardato in stragrande maggioranza
cittadini restati in Slovenia, mentre agli esuli vengono opposte barriere
burocratiche spesso insormontabili.
La ricostruzione
giuridica dei titoli di possesso, dopo una guerra mondiale e la fuga spesso
disperata, naturalmente risulta assai complicata e, senza la collaborazione
delle autorità locali, in pratica impossibile. L’unica eccezione
di rilievo è stata la restituzione alla Chiesa cattolica del bosco
di Poljuka, ottenuta dall’ex arcivescovo di Lubiana Franc Rode, riparato
in Argentina.
La lobby americana
e quella vaticana, insomma hanno ottenuto di più e più presto
delle centinaia di migliaia di esuli italiani, che dal fatto di essere
cittadini europei non hanno ricavato un granché.