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Washington, il ministro degli Esteri si richiama 
all'articolo 5 della Nato e alle risoluzioni Onu 

Ruggiero: "L'Italia pronta
anche ad azioni militari"
Ma qualsiasi decisione sarà subordinata
al via libera da parte del Parlamento

- 25 settembre 2001


WASHINGTON - L'Italia è pronta a partecipare a tutte le azioni, "incluse misure militari", che vengano considerate necessarie dal Consiglio atlantico; sempre, però, dopo la necessaria approvazione del Parlamento. Lo ha detto oggi a Washington il ministro degli Esteri Renato Ruggiero, che ha specificato anche che un intervento militare, da parte degli Usa, "ci sarà": e dovrà essere "mirato, e diretto anche contro quegli stati che hanno ospitato e sostenuto i terroristi". Il responsabile della Farnesina ha rilasciato queste dichiarazioni ai giornalisti italiani, prima di essere ricevuto alla Casa Bianca e al dipartimento di Stato. 

Una partecipazione, quella del nostro paese, che avverrebbe sulla base dell'articolo 5 del Patto Atlantico, al quale si sono riferiti i governi della Nato già il 12 settembre, all'indomani della stragi di New York e Washington. Del resto, ha ricordato Ruggiero, anche le Nazioni Unite si sono pronunciate in modo tale da rendere superflua ogni nuova risoluzione con cui dare il via libera a un'eventuale azione militare: quella emanata dal Consiglio di sicurezza il 12 settembre, e riaffermata da un analogo pronunciamento dell'Assemblea generale, secondo il ministro basta e avanza. 

Altro punto che Ruggiero tiene a sottolineare è che "il governo italiano è sostenuto ampiamente da quasi tutte le forze politiche". Non ci sarà nessuna crepa, dunque, sul fronte interno, soprattutto dopo che, ieri, c'è stata la presa di posizione del Vaticano: le parole di Camillo Ruini, e del portavoce della Santa Sede Joaquim Navarro Vals, sono un sostanziale via libera a un'azione americana. In ogni modo, l'esecutivo "chiederà nei prossimi giorni un voto al Parlamento", per ottenere un via libera "così come è stato fatto negli Stati Uniti e in Germania". E' quello che il ministro italiano definisce un "rapporto con il Parlamento estremamente corretto e costruttivo": un modo di mettere a tacere le polemiche sulla necessità di un avallo parlamentare nate dopo le dichiarazioni in senso opposto del ministro della Difesa Antonio Martino, subito "corrette" dal premier Silvio Berlusconi.