WASHINGTON
- L'Italia è pronta a partecipare a tutte le azioni, "incluse misure
militari", che vengano considerate necessarie dal Consiglio atlantico;
sempre, però, dopo la necessaria approvazione del Parlamento. Lo
ha detto oggi a Washington il ministro degli Esteri Renato Ruggiero, che
ha specificato anche che un intervento militare, da parte degli Usa, "ci
sarà": e dovrà essere "mirato, e diretto anche contro quegli
stati che hanno ospitato e sostenuto i terroristi". Il responsabile della
Farnesina ha rilasciato queste dichiarazioni ai giornalisti italiani, prima
di essere ricevuto alla Casa Bianca e al dipartimento di Stato.
Una partecipazione, quella del nostro
paese, che avverrebbe sulla base dell'articolo 5 del Patto Atlantico, al
quale si sono riferiti i governi della Nato già il 12 settembre,
all'indomani della stragi di New York e Washington. Del resto, ha ricordato
Ruggiero, anche le Nazioni Unite si sono pronunciate in modo tale da rendere
superflua ogni nuova risoluzione con cui dare il via libera a un'eventuale
azione militare: quella emanata dal Consiglio di sicurezza il 12 settembre,
e riaffermata da un analogo pronunciamento dell'Assemblea generale, secondo
il ministro basta e avanza.
Altro punto che Ruggiero tiene a sottolineare
è che "il governo italiano è sostenuto ampiamente da quasi
tutte le forze politiche". Non ci sarà nessuna crepa, dunque, sul
fronte interno, soprattutto dopo che, ieri, c'è stata la presa di
posizione del Vaticano: le parole di Camillo Ruini, e del portavoce della
Santa Sede Joaquim Navarro Vals, sono un sostanziale via libera a un'azione
americana. In ogni modo, l'esecutivo "chiederà nei prossimi giorni
un voto al Parlamento", per ottenere un via libera "così come è
stato fatto negli Stati Uniti e in Germania". E' quello che il ministro
italiano definisce un "rapporto con il Parlamento estremamente corretto
e costruttivo": un modo di mettere a tacere le polemiche sulla necessità
di un avallo parlamentare nate dopo le dichiarazioni in senso opposto del
ministro della Difesa Antonio Martino, subito "corrette" dal premier Silvio
Berlusconi.