ROMA - Alla fine non ce
l'ha fatta. E si è dimesso, abbandonando dopo pochi mesi il governo
presieduto da Silvio Berlusconi. Il ministro degli Esteri, Renato Ruggiero,
ha gettato la spugna: la notizia è stata annunciata questa sera
poco dopo le 21, al termine di un colloquio, a Palazzo Chigi, tra il responsabile
della Farnesina e il sottosegretario alla presidenza, Gianni Letta. Motivo
scatenante della decisione, che giunge al termine di una serie di "incomprensioni"
con altri membri dell'esecutivo: il botta e risposta con lo stesso Berlusconi
a proposito di una presunta "freddezza" del governo, sull'avvio dell'euro
e sulla vocazione europeista dell'esecutivo.
Una polemica incrociata che
ha portato, inevitabilmente, all'addio. Definito, nel comunicato di Palazzo
Chigi, "consensuale": nella nota è precisato che la scelta di Ruggiero
è avvenuta di comune accordo con il presidente del Consiglio. Entrambi
"hanno convenuto - è scritto - sull'opportunità di interrompere
la collaborazione di governo che ambedue hanno giudicato importante, proficua,
e sin qui positiva". E, per adesso, la carica dovrebbe restare - ad interim
- al premier.
La rottura comunque creerà
non pochi problemi di immagine al governo: Ruggiero, infatti, ex direttore
del Wto, era stato chiamato per le sue ottime entrature internazionali,
per la stima di cui gode sia nell'Unione europea che negli Stati Uniti.
E non è un mistero che la sua nomina alla Farnesina è stata
vista con favore sia dal capo dello Stato sia dagli ambienti confindustriali
vicini alla Fiat.
Ma cosa ha portato allo strappo?
Al di là di una serie di contrasti precedenti su alcune questioni
importanti, come quella del progetto Airbus (una commessa europea per la
fabbricazione di un aereo militare, osteggiata dal ministro della Difesa
Antonio Martino), scatenare la crisi decisiva è stato il caso scoppiato
tre giorni fa. Tutto è cominciato con le polemiche dichiarazioni
del ministro degli Esteri, a proposito di una certa "freddezza" del governo
sull'avvio dell'euro, e sullo scetticismo verso la moneta unica di ministri
come Giulio Tremonti e Umberto Bossi.
Parole a cui il premier aveva
ribattuto con durezza: "Ruggiero è un ministro tecnico, il responsabile
della politica estera sono io". Da qui una nuova ondata di critiche espresse
dal capo della Farnesina. E adesso, al termine di una lunga giornata -
caratterizzata da frenetiche consultazioni del presidente del Consiglio,
dalla sua residenza in Sardegna, coi suoi più fidati collaboratori
- l'arrivo di Ruggiero a Palazzo Chigi. E l'addio.
Un abbandono che, almeno
stando al comunicato, è avvenuto senza traumi. "Il presidente Berlusconi
- è scritto nella nota ufficiale - ha tenuto a ringraziare calorosamente
il ministro per l'opera svolta nell'interesse del paese e, soprattutto,
per quanto ha fatto nella fase di avvio del governo per accreditarne l'immagine
internazionale. Il ministro ha espresso il più vivo ringraziamento
al presidente del Consiglio per l'appoggio ricevuto e in particolare per
la comune visione dell'ulteriore integrazione dell'Italia nel processo
di costruzione europea".
"Proprio per questo - conclude
il comunicato - il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri
hanno confermato la loro volontà di mantenere un rapporto personale
e cordiale. Da parte sua il ministro Ruggiero non farà mancare al
governo, anche dall'esterno, la sua collaborazione e il suo appoggio".