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Le dimissioni questa sera, dopo i durissimi scambi di accuse
col premier sulla "freddezza" del governo sull'euro
Ruggiero getta la spugna
"Divorzio consensuale"
Palazzo Chigi: un addio deciso di comune accordo
Ma che arriva dopo mesi di rapporti difficili

- 5 gennaio 2002



ROMA - Alla fine non ce l'ha fatta. E si è dimesso, abbandonando dopo pochi mesi il governo presieduto da Silvio Berlusconi. Il ministro degli Esteri, Renato Ruggiero, ha gettato la spugna: la notizia è stata annunciata questa sera poco dopo le 21, al termine di un colloquio, a Palazzo Chigi, tra il responsabile della Farnesina e il sottosegretario alla presidenza, Gianni Letta. Motivo scatenante della decisione, che giunge al termine di una serie di "incomprensioni" con altri membri dell'esecutivo: il botta e risposta con lo stesso Berlusconi a proposito di una presunta "freddezza" del governo, sull'avvio dell'euro e sulla vocazione europeista dell'esecutivo. 

Una polemica incrociata che ha portato, inevitabilmente, all'addio. Definito, nel comunicato di Palazzo Chigi, "consensuale": nella nota è precisato che la scelta di Ruggiero è avvenuta di comune accordo con il presidente del Consiglio. Entrambi "hanno convenuto - è scritto - sull'opportunità di interrompere la collaborazione di governo che ambedue hanno giudicato importante, proficua, e sin qui positiva". E, per adesso, la carica dovrebbe restare - ad interim - al premier.

La rottura comunque creerà non pochi problemi di immagine al governo: Ruggiero, infatti, ex direttore del Wto, era stato chiamato per le sue ottime entrature internazionali, per la stima di cui gode sia nell'Unione europea che negli Stati Uniti. E non è un mistero che la sua nomina alla Farnesina è stata vista con favore sia dal capo dello Stato sia dagli ambienti confindustriali vicini alla Fiat.

Ma cosa ha portato allo strappo? Al di là di una serie di contrasti precedenti su alcune questioni importanti, come quella del progetto Airbus (una commessa europea per la fabbricazione di un aereo militare, osteggiata dal ministro della Difesa Antonio Martino), scatenare la crisi decisiva è stato il caso scoppiato tre giorni fa. Tutto è cominciato con le polemiche dichiarazioni del ministro degli Esteri, a proposito di una certa "freddezza" del governo sull'avvio dell'euro, e sullo scetticismo verso la moneta unica di ministri come Giulio Tremonti e Umberto Bossi. 

Parole a cui il premier aveva ribattuto con durezza: "Ruggiero è un ministro tecnico, il responsabile della politica estera sono io". Da qui una nuova ondata di critiche espresse dal capo della Farnesina. E adesso, al termine di una lunga giornata - caratterizzata da frenetiche consultazioni del presidente del Consiglio, dalla sua residenza in Sardegna, coi suoi più fidati collaboratori - l'arrivo di Ruggiero a Palazzo Chigi. E l'addio.

Un abbandono che, almeno stando al comunicato, è avvenuto senza traumi. "Il presidente Berlusconi - è scritto nella nota ufficiale - ha tenuto a ringraziare calorosamente il ministro per l'opera svolta nell'interesse del paese e, soprattutto, per quanto ha fatto nella fase di avvio del governo per accreditarne l'immagine internazionale. Il ministro ha espresso il più vivo ringraziamento al presidente del Consiglio per l'appoggio ricevuto e in particolare per la comune visione dell'ulteriore integrazione dell'Italia nel processo di costruzione europea". 

"Proprio per questo - conclude il comunicato - il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri hanno confermato la loro volontà di mantenere un rapporto personale e cordiale. Da parte sua il ministro Ruggiero non farà mancare al governo, anche dall'esterno, la sua collaborazione e il suo appoggio".