Politici
Silvio Berlusconi, dal
Corriere della Sera
«Avevo cercato di
ricomporre la vicenda, mi ero speso in prima persona per rassicurarlo e
coprirlo politicamente, e invece di porre fine alla polemica l’ha rilanciata.
Vuol dire che non abbiamo più niente da dirci».
Francesco Cossiga
«Non poteva che finire
così. Mi dispiace ma è accaduto l'inevitabile. Del resto
non poteva che andare così da un punto di vista della chiarezza
dell'azione di governo, del rispetto del principio dell'unità di
indirizzo e responsabilità politica nonchè del principio
di potere di supremazia nella determinazione dell'indirizzo politico stesso
da parte del presidente del Consiglio dei ministri, principio reso più
attuale dal ruolo che i trattati e le consuetudini ormai affidano al capo
dell'esecutivo in tema di politica internazionale».
Umberto Bossi da La Padania
e Repubblica
«Ruggiero è
stato dimissionato, una bella jurnata...Ora l'ex titolare della farnesina
il Bipartisan vada a farlo con Fassino». Mentre a Repubblica spiega:
«Berlusconi ha dimostrato di avere le palle. Diranno che ha seguito
la mia linea? Possono dire quello che vogliono, ma se lo lasciava lì
era peggio, molto peggio. Era tutto organizzato, l'attacco era su di noi
e su Berlusconi, tutto ordito dalla sinistra (...) Se Berlusconi non lo
levava di lì Ruggiero faceva gravi danni, avrebbe presentato all'estero
un governo debole, in cui il presidente del Consiglio non era in grado
di mettere in riga un suo ministro. Diventava il leader della sinistra
nel governo. Bella trovata. Del resto, quel brav'uomo di Mastella oggi
lo ha detto chiaro: 'Ruggiero vieni con noì. Ognuno fa la fine che
si merita».
Gianni Agnelli, in una
intervista a Repubblica
«È una brutta
giornata per l'Italia e anche per me. È una brutta perdita per il
governo e per il Paese. Temo che non se ne rendano ancora conto, almeno
non del tutto. Mi auguro che non sia così nell'interesse del Paese,
ma credo proprio che realizzeranno solo dopo che cosa significa l'uscita
di un uomo come Ruggiero dagli Esteri. A quel punto gli farà male».
Lamberto Dini, vicepresidente
del Senato
«Una sconfitta per
il governo, che esce più debole e azzoppato. Per risalire la china
è fondamentale che Berlusconi nomini al posto di Ruggiero una personalitá
stimata e apprezzata anche internazionalmente e questa nomina deve avvenire
in tempi brevi, perchè è impensabile che un presidente del
Consiglio possa mantenere l'interim a lungo», cosa che «danneggerebbe
ulteriormente l'immagine del Paese».
Francesco Rutelli, leader
dell'Ulivo
«Una crisi disastrosa
per il governo Berlusconi. Si tratta di un danno gravissimo per l'Italia
e per la sua autorevolezza internazionale. Tra gli antieuropei e un uomo
che ha sin dall'inizio riscosso la fiducia più larga del Parlamento
per credibilità, esperienza e indubbie capacità. Berlusconi
ha scelto la linea di Bossi e Tremonti. Dopo soli otto mesi di vita il
governo perde il suo uomo più popolare, dimostrando che l’instabilità
domina in una coalizione che già inizia a sfaldarsi. Ma su una materia
come la politica estera, purtroppo, non vi è da rallegrarsi perché
il prezzo più salato lo paga l’intera nazione».
Antonio Tajani, capogruppo
di forza Italia al Parlamento
«Si chiude con una
decisione dolorosa un capitolo positivo della politica italiana, ma non
cambia la linea di politica estera del governo. La costruzione dell'Europa
federazione di stati-nazione e il rapporto privilegiato con gli Stati Uniti
sono sempre stati e resteranno il faro della politica estera italiana.
Ora occorre procedere a una rapida riforma e ad un riammodernamento di
tutto il sistema diplomatico italiano affinchè i nostri interessi
in Europa e nel mondo possano sempre più essere tutelati».
Piero Fassino, segretario
dei Ds
«È un durissimo
colpo al prestigio ed alla credibilità dell'Italia e la responsabilità
è di tutto il centrodestra, delle volgarità di Bossi, delle
superficiali presunzioni di Tremonti, del provinciale scetticismo di molti
ministri che in questi mesi hanno alimentato una irresponsabile diffidenza
verso l'Europa. Le dimissioni del ministro degli Esteri sono tanto più
clamorose e gravi perchè Renato Ruggiero era stato sollecitato ad
assumere la sua funzione proprio per rassicurare la comunità internazionale
sulla continuità degli impegni italiani in Europa e nel mondo».
Francesco Speroni, eurodeputato
della Lega
«Le dimissioni di
Ruggiero sono la logica conclusione di un dissenso politico. A confrontarsi
erano due visioni dell'Europa o meglio due modi di essere europei. Ruggiero
esprimeva una posizione di minoranza nel governo e ha tratto le logiche
conclusioni». Per il futuro l'esponente del Carroccio vede un incarico
per qualcuno che «a parte la competenza, sappia rispettare un pò
di più la collegialità del governo e non vada avanti per
conto suo come ha fatto Ruggiero: il ministro di un governo di centrodestra
non deve avere quelle propensioni e quegli atteggiamenti verso la sinistra».
Fausto Bertinotti, segretario
Prc
«Quello che Berlusconi
aveva composto nella alleanza sociale e politica che lo aveva portato alla
vittoria sembra non reggere all'integrazione economica europea. Si apre
una divaricazione tra il capitalismo internazionale e il capitalismo nazionale,
una divaricazione di interessi e di cultura politica. La cosa più
insensata che l'opposizione possa fare è quella di accodarsi ad
uno dei poli della contraddizione».
Renato Schifani, capogruppo
di Forza Italia al Senato
«Ormai Rutelli naviga
tra cialtronate e comicità, talmente pacchiane da non meritare quasi
risposta. L'ex sindaco di Roma finge di dimenticare che la linea di politica
estera del governo è e rimane quella tracciata dal presidente del
Consiglio in Parlamento e lì approvata. Ruggiero era un tecnico
che si limitava ad eseguire scelte di una coalizione della quale lui era
soltanto esponente, appunto, tecnico. Sia ben chiara una cosa: sino a quando
Berlusconi sarà presidente del Consiglio la nostra linea europeista
non si sposterà di un millimetro. Sarebbe il caso che i corvi rossi
della sinistra rientrassero nei loro antri per restarci a lungo».
Pierluigi Castagnetti,
capogruppo della Margherita alla Camera
«L' Italia si è
allontanata ancora di più dall' Europa. Ha vinto ancora Bossi. Questa
è l' Italia di Bossi. Nessuno pensi di minimizzare l'accaduto è
stata sancita la discontinuità con la tradizionale politica europeista
dell' Italia dai governi di De Gasperi in poi. Questo Governo, che a sette
mesi dalla sua nascita manda a casa il suo ministro degli Esteri per un
dissenso sulla strategia europeista è un Governo in crisi, per cui
- ha concluso - si impone una rapida verifica in Parlamento».
Gustavo Selva, presidente
della commissione Esteri della Camera
«È un atto
che fa chiarezza. Va sottolineato che non ci sarà discontinuità
nella politica europea ed estera del governo. Ruggiero molto nobilmente
ha riconosciuto che anche nei momenti di maggior asprezza del dibattito
egli ha apprezzato la posizione chiaramente europeista del presidente Berlusconi,
per cui ogni speculazione o preoccupazione sul cambiamento in politica
estera è smentita dallo stesso Ruggiero».
Ugo Intini, capogrupo
alla Camera dei socialisti democratici italiani
«Si è dimostrato
che il Governo ha scelto una politica di freno e di contestazione all'integrazione
politica dell'Europa. Gli elettori non lo sapevano e credo che non siano
d'accordo».
Clemente Mastella
«Vince il bossismo.
L'Italia perde non soltanto un personaggio autorevole ma perde in Europa,
perde il suo prestigio e ammaina la bandiera dell'europeismo. Le conclusioni
del braccio di ferro a scapito di Ruggiero spero portino a riconsiderare
quanti avevano guardato a questo governo con interesse e con eccessiva
generosità».
Paolo Bonaiuti, portavoce
della presidenza del Consiglio
«Mettetevi il cuore
in pace, onorevoli Rutelli e Fassino. Il governo continuerá a lavorare
come vogliono gli italiani. Il disastro , come dice il beneamato Economist,
è tutto a sinistra».
Le
reazioni della stampa internazionale
L'Italia
e le dimissioni del ministro degli esteri Renato Ruggiero compaiono nei
titoli dei giornali internazionali che ieri sera hanno fatto in tempo ad
aggiornare le proprie edizioni. Gli altri danno rilievo al «caso
Ruggiero» nelle edizioni online.
Il
Financial Times le dimissioni dell’ex ministro degli Esteri Renato
Ruggiero le aveva ampiamente annunciate. A dimissioni avvenute, ne fa la
cronaca e vi legge da parte del governo «una crescente ostilità
a continuare sulla via dell’integrazione europea».
«L’Italia
è stata un Paese fortemente a favore dell’integrazione europea -
scrive Francis Kennedy su Independent - tuttavia, con la coalizione
di centro-destra Berlusconi sta improvvisamente cercando si asserire la
propria sovranità». Il titolo del quotidiano inglese è
«ministro italiano lascia governo euroscettico».
Melinda
Henneberger, sul New York Times online analizzando la vicenda Ruggiero
scrive che «il ministro non è mai stato una scelta di Silvio
Berlusconi ma un'imposizione dell'industriale Gianni Agnelli dopo le elezioni
del 13 maggio, nella speranza che la sua presenza potesse migliorare la
posizione del governo italiano all'estero».
Lo
spagnolo El Pais, quotidiano di sinistra, scende nei dettagli e
traccia un’analisi politica più approfondita. Lola Galan passa ai
raggi X il comunicato con cui è stato dato l’annuncio delle dimissioni,
«di comune accordo» con il presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi. «In realtà Ruggiero e Berlusconi hanno parlato
solo al telefono, visto che il premier è in vacanza nella sua residenza
in Costa Smeralda». La nomina di Ruggiero è letta come una
forzatura poiché nella squadra della Casa delle Libertà non
era stata trovata «una persona in grado di ricoprire questa carica,
in modo da essere ben accetta alle cancellerie europee».
Anche
il Washington Post conviene che le dimissioni in seguito alla disputa
sull’euro «rivelano la divisione sul ruolo della nazione nell’Ue».
Dimissioni «che hanno rovinato la settimana di celebrazioni delle
autorità europee per il debutto dell’euro». Non è nello
stile di Berlusconi, punzecchia Danny Williams, fare complimenti ai suoi
predecessori, e la moneta comune è un risultato raggiunto dai partiti
rivali di centro-sinistra. Il Post si interroga, infine, sulle conseguenze
del neo-euroscetticismo italiano sul processo di integrazione europeo e
sulle future decisioni della Gran Bretagna riguardo al possibile passaggio
sterlina-euro. «Ma sul fronte interno Berlusconi può star
tranquillo: la maggioranza parlamentare è forte».
«L'euro
ha fatto la sua prima vittima politica», scrive Danielle Demetriou
del Telegraph, sottolineando che Ruggiero «un politico filo-europeo
convinto, si è dimesso dopo essersi ripetutamente scontrato con
il primo ministro Silvio Berlusconi» sulla gestione della transizione
dalla lira alla moneta europea. Il giornale, dopo aver rilevato che la
confusione ha regnato nei primi giorni dell'euro in Italia, scrive: «Sono
le prime dimissioni in otto mesi di governo Berlusconi. Ruggiero, essendo
stato presidente della WTO e un diplomatico molto rispettato, dava al governo
di Berlusconi un elemento di credibilità internazionale».
The
Observer scrive che l'euro ha fatto la sua prima vittima, commentando
che Ruggiero era «uno dei pochi ministri del governo italiano a godere
di fama internazionale e la sua partenza indebolirà il governo di
Silvio Berlusconi, la cui reputazione è stata macchiata da gaffe
diplomatiche e da un processo per corruzione».
La
Bbc news online ripercorre le fasi dell'eurodisputa fra il ministro
Ruggiero e il governo di centro-destra per concludere che queste dimissioni
«mettono il governo Berlusconi in una posizione difficile rispetto
agli altri partner europei»