Return
 
 
 
 
 
 
 
Link to ItalyStl Portal
Copyright © 1997-2002 italystl.com
All rights reserved





 

Le reazioni alle dimissioni 
  • Politici
  • Stampa Estera

  • - 7 gennaio 2002


    Politici

    Silvio Berlusconi, dal Corriere della Sera 
    «Avevo cercato di ricomporre la vicenda, mi ero speso in prima persona per rassicurarlo e coprirlo politicamente, e invece di porre fine alla polemica l’ha rilanciata. Vuol dire che non abbiamo più niente da dirci».

    Francesco Cossiga 
    «Non poteva che finire così. Mi dispiace ma è accaduto l'inevitabile. Del resto non poteva che andare così da un punto di vista della chiarezza dell'azione di governo, del rispetto del principio dell'unità di indirizzo e responsabilità politica nonchè del principio di potere di supremazia nella determinazione dell'indirizzo politico stesso da parte del presidente del Consiglio dei ministri, principio reso più attuale dal ruolo che i trattati e le consuetudini ormai affidano al capo dell'esecutivo in tema di politica internazionale».

    Umberto Bossi da La Padania e Repubblica 
    «Ruggiero è stato dimissionato, una bella jurnata...Ora l'ex titolare della farnesina il Bipartisan vada a farlo con Fassino». Mentre a Repubblica spiega: «Berlusconi ha dimostrato di avere le palle. Diranno che ha seguito la mia linea? Possono dire quello che vogliono, ma se lo lasciava lì era peggio, molto peggio. Era tutto organizzato, l'attacco era su di noi e su Berlusconi, tutto ordito dalla sinistra (...) Se Berlusconi non lo levava di lì Ruggiero faceva gravi danni, avrebbe presentato all'estero un governo debole, in cui il presidente del Consiglio non era in grado di mettere in riga un suo ministro. Diventava il leader della sinistra nel governo. Bella trovata. Del resto, quel brav'uomo di Mastella oggi lo ha detto chiaro: 'Ruggiero vieni con noì. Ognuno fa la fine che si merita».

    Gianni Agnelli, in una intervista a Repubblica 
    «È una brutta giornata per l'Italia e anche per me. È una brutta perdita per il governo e per il Paese. Temo che non se ne rendano ancora conto, almeno non del tutto. Mi auguro che non sia così nell'interesse del Paese, ma credo proprio che realizzeranno solo dopo che cosa significa l'uscita di un uomo come Ruggiero dagli Esteri. A quel punto gli farà male».

    Lamberto Dini, vicepresidente del Senato 
    «Una sconfitta per il governo, che esce più debole e azzoppato. Per risalire la china è fondamentale che Berlusconi nomini al posto di Ruggiero una personalitá stimata e apprezzata anche internazionalmente e questa nomina deve avvenire in tempi brevi, perchè è impensabile che un presidente del Consiglio possa mantenere l'interim a lungo», cosa che «danneggerebbe ulteriormente l'immagine del Paese».

    Francesco Rutelli, leader dell'Ulivo 
    «Una crisi disastrosa per il governo Berlusconi. Si tratta di un danno gravissimo per l'Italia e per la sua autorevolezza internazionale. Tra gli antieuropei e un uomo che ha sin dall'inizio riscosso la fiducia più larga del Parlamento per credibilità, esperienza e indubbie capacità. Berlusconi ha scelto la linea di Bossi e Tremonti. Dopo soli otto mesi di vita il governo perde il suo uomo più popolare, dimostrando che l’instabilità domina in una coalizione che già inizia a sfaldarsi. Ma su una materia come la politica estera, purtroppo, non vi è da rallegrarsi perché il prezzo più salato lo paga l’intera nazione». 

    Antonio Tajani, capogruppo di forza Italia al Parlamento 
    «Si chiude con una decisione dolorosa un capitolo positivo della politica italiana, ma non cambia la linea di politica estera del governo. La costruzione dell'Europa federazione di stati-nazione e il rapporto privilegiato con gli Stati Uniti sono sempre stati e resteranno il faro della politica estera italiana. Ora occorre procedere a una rapida riforma e ad un riammodernamento di tutto il sistema diplomatico italiano affinchè i nostri interessi in Europa e nel mondo possano sempre più essere tutelati».

    Piero Fassino, segretario dei Ds 
    «È un durissimo colpo al prestigio ed alla credibilità dell'Italia e la responsabilità è di tutto il centrodestra, delle volgarità di Bossi, delle superficiali presunzioni di Tremonti, del provinciale scetticismo di molti ministri che in questi mesi hanno alimentato una irresponsabile diffidenza verso l'Europa. Le dimissioni del ministro degli Esteri sono tanto più clamorose e gravi perchè Renato Ruggiero era stato sollecitato ad assumere la sua funzione proprio per rassicurare la comunità internazionale sulla continuità degli impegni italiani in Europa e nel mondo».

    Francesco Speroni, eurodeputato della Lega 
    «Le dimissioni di Ruggiero sono la logica conclusione di un dissenso politico. A confrontarsi erano due visioni dell'Europa o meglio due modi di essere europei. Ruggiero esprimeva una posizione di minoranza nel governo e ha tratto le logiche conclusioni». Per il futuro l'esponente del Carroccio vede un incarico per qualcuno che «a parte la competenza, sappia rispettare un pò di più la collegialità del governo e non vada avanti per conto suo come ha fatto Ruggiero: il ministro di un governo di centrodestra non deve avere quelle propensioni e quegli atteggiamenti verso la sinistra».

    Fausto Bertinotti, segretario Prc 
    «Quello che Berlusconi aveva composto nella alleanza sociale e politica che lo aveva portato alla vittoria sembra non reggere all'integrazione economica europea. Si apre una divaricazione tra il capitalismo internazionale e il capitalismo nazionale, una divaricazione di interessi e di cultura politica. La cosa più insensata che l'opposizione possa fare è quella di accodarsi ad uno dei poli della contraddizione». 

    Renato Schifani, capogruppo di Forza Italia al Senato 
    «Ormai Rutelli naviga tra cialtronate e comicità, talmente pacchiane da non meritare quasi risposta. L'ex sindaco di Roma finge di dimenticare che la linea di politica estera del governo è e rimane quella tracciata dal presidente del Consiglio in Parlamento e lì approvata. Ruggiero era un tecnico che si limitava ad eseguire scelte di una coalizione della quale lui era soltanto esponente, appunto, tecnico. Sia ben chiara una cosa: sino a quando Berlusconi sarà presidente del Consiglio la nostra linea europeista non si sposterà di un millimetro. Sarebbe il caso che i corvi rossi della sinistra rientrassero nei loro antri per restarci a lungo». 

    Pierluigi Castagnetti, capogruppo della Margherita alla Camera 
    «L' Italia si è allontanata ancora di più dall' Europa. Ha vinto ancora Bossi. Questa è l' Italia di Bossi. Nessuno pensi di minimizzare l'accaduto è stata sancita la discontinuità con la tradizionale politica europeista dell' Italia dai governi di De Gasperi in poi. Questo Governo, che a sette mesi dalla sua nascita manda a casa il suo ministro degli Esteri per un dissenso sulla strategia europeista è un Governo in crisi, per cui - ha concluso - si impone una rapida verifica in Parlamento».

    Gustavo Selva, presidente della commissione Esteri della Camera 
    «È un atto che fa chiarezza. Va sottolineato che non ci sarà discontinuità nella politica europea ed estera del governo. Ruggiero molto nobilmente ha riconosciuto che anche nei momenti di maggior asprezza del dibattito egli ha apprezzato la posizione chiaramente europeista del presidente Berlusconi, per cui ogni speculazione o preoccupazione sul cambiamento in politica estera è smentita dallo stesso Ruggiero».

    Ugo Intini, capogrupo alla Camera dei socialisti democratici italiani 
    «Si è dimostrato che il Governo ha scelto una politica di freno e di contestazione all'integrazione politica dell'Europa. Gli elettori non lo sapevano e credo che non siano d'accordo».

    Clemente Mastella 
    «Vince il bossismo. L'Italia perde non soltanto un personaggio autorevole ma perde in Europa, perde il suo prestigio e ammaina la bandiera dell'europeismo. Le conclusioni del braccio di ferro a scapito di Ruggiero spero portino a riconsiderare quanti avevano guardato a questo governo con interesse e con eccessiva generosità».

    Paolo Bonaiuti, portavoce della presidenza del Consiglio 
    «Mettetevi il cuore in pace, onorevoli Rutelli e Fassino. Il governo continuerá a lavorare come vogliono gli italiani. Il disastro , come dice il beneamato Economist, è tutto a sinistra».



    Le reazioni della stampa internazionale

    L'Italia e le dimissioni del ministro degli esteri Renato Ruggiero compaiono nei titoli dei giornali internazionali che ieri sera hanno fatto in tempo ad aggiornare le proprie edizioni. Gli altri danno rilievo al «caso Ruggiero» nelle edizioni online. 

    Il Financial Times le dimissioni dell’ex ministro degli Esteri Renato Ruggiero le aveva ampiamente annunciate. A dimissioni avvenute, ne fa la cronaca e vi legge da parte del governo «una crescente ostilità a continuare sulla via dell’integrazione europea». 

    «L’Italia è stata un Paese fortemente a favore dell’integrazione europea - scrive Francis Kennedy su Independent - tuttavia, con la coalizione di centro-destra Berlusconi sta improvvisamente cercando si asserire la propria sovranità». Il titolo del quotidiano inglese è «ministro italiano lascia governo euroscettico».

    Melinda Henneberger, sul New York Times online analizzando la vicenda Ruggiero scrive che «il ministro non è mai stato una scelta di Silvio Berlusconi ma un'imposizione dell'industriale Gianni Agnelli dopo le elezioni del 13 maggio, nella speranza che la sua presenza potesse migliorare la posizione del governo italiano all'estero».

    Lo spagnolo El Pais, quotidiano di sinistra, scende nei dettagli e traccia un’analisi politica più approfondita. Lola Galan passa ai raggi X il comunicato con cui è stato dato l’annuncio delle dimissioni, «di comune accordo» con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. «In realtà Ruggiero e Berlusconi hanno parlato solo al telefono, visto che il premier è in vacanza nella sua residenza in Costa Smeralda». La nomina di Ruggiero è letta come una forzatura poiché nella squadra della Casa delle Libertà non era stata trovata «una persona in grado di ricoprire questa carica, in modo da essere ben accetta alle cancellerie europee». 

    Anche il Washington Post conviene che le dimissioni in seguito alla disputa sull’euro «rivelano la divisione sul ruolo della nazione nell’Ue». Dimissioni «che hanno rovinato la settimana di celebrazioni delle autorità europee per il debutto dell’euro». Non è nello stile di Berlusconi, punzecchia Danny Williams, fare complimenti ai suoi predecessori, e la moneta comune è un risultato raggiunto dai partiti rivali di centro-sinistra. Il Post si interroga, infine, sulle conseguenze del neo-euroscetticismo italiano sul processo di integrazione europeo e sulle future decisioni della Gran Bretagna riguardo al possibile passaggio sterlina-euro. «Ma sul fronte interno Berlusconi può star tranquillo: la maggioranza parlamentare è forte». 

    «L'euro ha fatto la sua prima vittima politica», scrive Danielle Demetriou del Telegraph, sottolineando che Ruggiero «un politico filo-europeo convinto, si è dimesso dopo essersi ripetutamente scontrato con il primo ministro Silvio Berlusconi» sulla gestione della transizione dalla lira alla moneta europea. Il giornale, dopo aver rilevato che la confusione ha regnato nei primi giorni dell'euro in Italia, scrive: «Sono le prime dimissioni in otto mesi di governo Berlusconi. Ruggiero, essendo stato presidente della WTO e un diplomatico molto rispettato, dava al governo di Berlusconi un elemento di credibilità internazionale». 

    The Observer scrive che l'euro ha fatto la sua prima vittima, commentando che Ruggiero era «uno dei pochi ministri del governo italiano a godere di fama internazionale e la sua partenza indebolirà il governo di Silvio Berlusconi, la cui reputazione è stata macchiata da gaffe diplomatiche e da un processo per corruzione». 

    La Bbc news online ripercorre le fasi dell'eurodisputa fra il ministro Ruggiero e il governo di centro-destra per concludere che queste dimissioni «mettono il governo Berlusconi in una posizione difficile rispetto agli altri partner europei»