Certamente,
alla cerimonia di chiusura di Salt Lake, non e' bastato soltanto esserci,
essere "visibili". Ci voleva un po' piu' di fantasia per presentare un'Italia
diversa dai soliti stereotipi. Invece i Torinesi ci sono cascati in pieno
(e poi ci lamentiamo con i nostri amici It.Am. perche' sono attaccati ad
un'immagine dell'Italia che non esiste piu' da 50 aut 70 anni...). La persona
che ha scritto a Severgnini ha pienamente ragione; soprattutto quando sostiene
che occorre far conoscere zone italiane finora poco conosciute fuori d'Europa.
E' un po' quello che si cerca di sostenere con i "smart" sister-cities
agreements; pero' quanta fatica costa cercare di collegare citta' e gruppi
di persone che ai due lati dell'oceano si ignorano reciprocamente (e che
forse vivono bene ugualmente?). EG
Cari Italians,
ho appena assistito
in Tv alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi invernali di Salt Lake
City. Queste cerimonie sono diventate delle enormi produzioni teatrali
che cercano di spiegare al mondo tutto del paese ospitante. Posso perdonare
l'Australia. Dopotutto nessuno sa niente di noi e forse un po' di storia
australiana non andava male, anche se molte sceneggiature subito riconoscibili
agli australiani penso sarebbero state completamente oscure al resto del
mondo.
Nonostante questo
non è servito a molto, dato che in un articolo sul "Corriere" il
giornalista aveva accusato che gli aborigeni nella cerimonia d'apertura
erano "falsi" perché non sembravano abbastanza "neri", cosa che
avrebbe offeso quella comunità che proveniva dall'entroterra australiano,
dato che alcuni forse avevano un genitore o nonno bianco, ma sicuramente
si sentivano parte della cultura aborigena.
Comunque temo
che Torino 2006 possa cadere nella stessa trappola di fare vedere al modo
quello che il mondo vuole vedere dell'Italia. Irene Grandi che canta "Nel
blu dipinto di blu", i pattinatori con il tricolore, l'inno di Mameli in
chiave jazz, la sfilata di moda, gli sbandieratori con "O sole mio": quanti
luoghi comuni possiamo mettere? No, l'Italia può fare di più.
Dimenticherei l'Italia versione
"Cinema Paradiso" e invece suggerirei di fare una cerimonia diversa, che
si concentri sullo sport, oppure se si vuole sulla città di Torino
o sul Piemonte. Zone italiane che a quanto mi pare (a parte la Fiat) sono
conosciute poco all'estero, specialmente fuori dell'Europa.
L'Italia ha
tanti difetti, ma la mancanza di sofisticazione non è uno di quelli.
Facciamo vedere un'Italia vera, non un'immagine ripresa dai film di Hollywood
degli anni '50.
Saluti australiani,
Guido Tresoldi, pengweed@alphalink.com.au