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El Alamein
Servizio per la commemorazione dell'epica battaglia ove 300,000 giovani persero la vita - 20 ottobre 2002


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  • Tremaglia commemora i caduti di El Alamein: "La causa per la Patria non è mai sbagliata"
  • "Un gesto doveroso perché alla fedeltà alla bandiera e alla Patria, da qualunque parte testimoniata, rappresenta un valore imperituro. Qui riposano migliaia di ragazzi. La causa per la patria non è mai sbagliata. Vale per gli italiani, gli inglesi e per qualsiasi altro Paese"
  • IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA HA COMMEMORATO I CADUTI DI EL ALAMEIN
  • "Il mondo è cambiato profondamente", anche grazie alla "stessa generazione che si era combattuta a El Alamein. Noi, i sopravvissuti, lo abbiamo giurato nei nostri cuori: mai più guerre tra di noi. Abbiamo cercato di costruire un mondo diverso e migliore, più libero e più giusto"
  • LE FRECCE TRICOLORI HANNO SORVOLATO IL LUOGO DOVE SI E' SVOLTA LA BATTAGLIA
  • "Mancò la fortuna, non il valore" ...  mentre El Alamein veniva sorvolata da una formazione della pattuglia acrobatica italiana delle Frecce Tricolori
  • UN FILM ED UNA MOSTRA SUL SACRIFICIO ITALIANO IN EGITTO
    • "Il mio non è un film di guerra alla maniera degli americani, che usano un'infinità di effetti speciali e trascurano quello più importante: l'emozione. Il mio è un film in cui il fattore umano è quello più importante: per questo ho voluto far parlare questi uomini, che avevano vent'anni sessanta anni fa e che credevano di aver vinto mentre già era iniziata la ritirata"
  • LA TESTIMONIANZA DEI MILITARI ITALIANI CHE HANNO COMBATTUTO IN AFRICA
    • "ci ritrovammo tutti uniti, sia noi dell'Africa, quelli del sud e quelli del nord, nella consapevolezza di aver compiuto ciascuno il proprio dovere. Questo è stato El Alamein per noi, per voi giovani sono pagine di storia, per noi sono solchi profondi nella nostra vita"
  • IL GENERALE RICCARDO BASILE DIFENDE L'OPERATO DEI NOSTRI SOLDATI IN AFRICA
    • "Voglio anche sfatare l' idea che i nostri soldati non furono del grandi combattenti. A questo proposito voglio citare il fatto che durante la Seconda Guerra mondiale gli italiani non conobbero diserzioni, non si sottrassero mai al combattimento, anche in situazioni di palese inferiorità come a El Alamein"
  • Anche gli inglesi ricordano El Alamein
    • La Gran Bretagna ha ricordato i 60 anni dalla battaglia di El Alamein con una cerimonia all'Abbazia di Westminster cui hanno partecipato alcuni membri della famiglia reale nonchè i figli dei due generali rivali, Bernard Montgomery ed Erwin Rommel
  • CERCO' PER OLTRE VENT'ANNI LE SALME DEI SOLDATI ITALIANI CONTRIBUENDO A CREARE IL MAUSOLEO 
  • Ingegnere, umanista, esploratore, artista e scrittore, a El Alamein comandante di un battaglione del Genio guastatori alpino, dopo la guerra Caccia Dominioni si è isolato per dieci anni nel deserto della Libia e dell'Egitto per recuperare le salme dei morti, commilitoni e nemici, e costruire il sacrario alla memoria. La lapide recita: "Fra sabbie non più deserte sono qui per l'eternità i ragazzi della Folgore: fior fiore d'un esercito d'un popolo in armi. Caduti per un'idea, senza rimpianti, ammirati nel ricordo dello stesso nemico...".


    Tremaglia commemora i caduti di El Alamein: "La causa per la Patria non è mai sbagliata" 

    (9colonne) ROMA - Il ministro degli italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, di ritorno da El Alamein (Egitto) dove, la domenica 20 ottobre ha commemorato i caduti della battaglia insieme al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, racconta l'emozione della visita dei sacrari di tutti i soldati che hanno combattuto in Egitto: "Un gesto doveroso - ha commentato Tremaglia - perché alla fedeltà alla bandiera e alla Patria, da qualunque parte testimoniata, rappresenta un valore imperituro. Qui riposano migliaia di ragazzi. La causa per la patria non è mai sbagliata. Vale per gli italiani, gli inglesi e per qualsiasi altro Paese". Il ministro ha poi voluto elogiare i soldati che hanno preso parte alla battaglia: "Il loro valore è il più sublime segno dell'eroismo di cui può essere capace chi incarna il proprio dovere fino ad immolare il proprio sangue". Il ministro ha sostato in raccoglimento di fronte alle lapidi che ricordano i Caduti nel mausoleo di El Alamein, mentre la Fanfara dei Bersaglieri suonava il Silenzio fuori ordinanza. Presso il Sacrario inglese Tremaglia ha avuto un toccante incontro con il Generale di Brigata Townsed, Segretario Generale dei Reduci per la Regione Britannica, che ha sottolineato l'importanza della scelta del ministro di rendere omaggio, con la sua presenza, a tutti i morti di El Alamein, senza distinzioni di parte". Tremaglia, inoltre, è convinto che "A El Alamein i nostri soldati meritavano di vincere. L'ho detto e lo confermo". Il ministro cita anche la dichiarazione di "un importante esponente della sinistra italiana, che non nomino. Mi ha detto: "Caro Mirko, gli inglesi facevano la guerra per vincere, e così i francesi, gli americani e i tedeschi. I nostri dovevano farla per perdere? Ti rinnovo la mia stima"". "Quei ragazzi, il cui valore è stato riconosciuto dagli stessi nemici - dice Tremaglia - dovevano farsi ammazzare per niente?". La polemica è vecchia ma la domanda d'obbligo: e se in Africa avessero vinto i nazifascisti? Tremaglia ribatte: "Io non faccio i processi alla storia, che è andata come sappiamo, ma non cambio le mie idee. E chi ci assicura che Mussolini non entrò in guerra a fianco dei tedeschi anche su pressione di Churchill per garantire tutti i Paesi europei in caso di vittoria di Hitler? Molti storici avanzano l'ipotesi che ci fosse proprio questo in una delle lettere che Mussolini portava sempre con sè nella borsa che andò perduta a Dongo". 

     

    IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA HA COMMEMORATO I CADUTI DI EL ALAMEIN 

    Ciampi: "L'Onu alla base della convivenza" 

    (9colonne) EL ALAMEIN (EGITTO) - La pesante eredità della Seconda Guerra Mondiale, che ebbe nella battaglia di El Alamein uno dei momenti più tragici e decisivi, ha portato i popoli protagonisti di quel conflitto a immaginare, attraverso le Nazioni Unite, una "comunità internazionale che crede nel diritto e nella collaborazione tra gli stati". Carlo Azeglio Ciampi sintetizza così la sua visita in Egitto in occasione del 60mo anniversario dello scontro, che decise la campagna d'Africa dell'ultimo conflitto. "Qui si sono affrontati oltre 300 mila giovani, non sapremo mai quanti hanno lasciato la vita in questa battaglia", ha detto il capo dello Stato rivolgendosi ai reduci italiani e alle migliaia di persone che hanno partecipato alla cerimonia giungendo dalla Germania, dall'Italia, da tutti i Paesi del ComMOnwealth. "La guerra divise nazioni e popoli con comuni radici di civiltà e fitti legami di sangue e di amicizia". La cosa più importante, però, è che alla fine della guerra stessa "i totalitarismi furono sconfitti". Da allora "Il mondo è cambiato profondamente", anche grazie alla "stessa generazione che si era combattuta a El Alamein. Noi, i sopravvissuti, lo abbiamo giurato nei nostri cuori: mai più guerre tra di noi. Abbiamo cercato di costruire un mondo diverso e migliore, più libero e più giusto". Ad ascoltare Ciampi, tra gli altri, il governatore generale di Australia, Peter Hollingworth, il primo ministro neozelandese, Helen Clark, il duca di Kant. Il presidente della Repubblica era giunto a El Alamein con un volo speciale decollato in mattinata da Ciampino. Dopo aver presenziato alla cerimonia, segnata dal passaggio delle Frecce Tricolori, il capo dello Stato dal microfono ha svolto una lunga riflessione, tutta incentrata sul ricordo e sulle necessità di garantire per il futuro la pace e la sicurezza tra i popoli. "Le generazioni che non hanno vissuto la guerra devono avere piena consapevolezza delle conquiste di libertà e di democrazia", ha detto, parlando ai piedi della grande torre esagonale in calcare bianco che ospita i resti di circa 1.800 soldati italiani. La fece costruire un ex colonnello che a El Alamein perse quasi tutti i compagni, Paolo Caccia Dominioni, il quale dal '45 al '62 passò la sua vita sulla piana di El Alamein per raccogliere le salme delle vittime di quella battaglia. ù Molti dei Paesi che vi si affrontarono hanno dato vita in Europa "al grande progetto di unità e di integrazione dell'Unione Europea", ha aggiunto il capo dello Stato. "La carta delle Nazioni Unite ha recepito l'anelito di pace e la consapevolezza della necessità di un impegno comune. Ha stabilito le regole di una comunità internazionale che crede nel diritto e nella collaborazione tra gli Stati". Per questa ragione "i soldati delle nostre Nazioni oggi assolvono insieme compiti difficili e pericolosi nei Balcani, in Afghanistan, nel vigilare una pace talvolta precaria in varie parti del mondo". E', ha concluso Ciampi, la diretta continuazione di quel fatto tragico di sessant'anni fa, che oggi può essere rievocato senza rancori da "noi reduci di ogni Nazione che siamo ancora una volta in insieme in questo deserto, uniti da un comune ideale di civiltà a onorare la memoria di quanti, di ogni patria e di ogni Nazione, caddero qui combattendo". 

     

    LE FRECCE TRICOLORI HANNO SORVOLATO IL LUOGO DOVE SI E' SVOLTA LA BATTAGLIA 

    Una cerimonia commovente per ricordare i caduti 

    (9colonne) EL ALAMEIN (EGITTO) - "Mancò la fortuna, non il valore": il motto simbolo di El Alamein, la località del deserto egiziano nella quale da luglio a novembre 1942 si combatterono tre battaglie importanti della seconda guerra mondiale tra l'esercito anglo-americano e quello dell'"Asse" italo-tedesco, è stato citato dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi durante la cerimonia internazionale svoltasi nel sacrario italiano sulla costa nord egiziana per celebrare il 60/o anniversario di quell'evento. Presenti alla cerimonia il ministro della difesa, Antonio Martino, il ministro per gli Italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, il sottosegretario alla Difesa Filippo Berselli, il sottosegretario agli Esteri Roberto Antonione, il sindaco di Milano, Gabriele Albertini, e le massime autorità militari italiane. Tra gli ospiti, il primo ministro neozelandese, Helen Clark (truppe della Nuova Zelanda, così come di altre colonie britanniche, erano tra quelle del Commonwealth che parteciparono alle battaglie), il governatore generale dell'Australia, Peter Hol- lingworth, il duca di Kent, il governatore di Marsa Matruh, Mohamed Abelhamid El Shahat, il sottosegretario per i reduci del ministero della Difesa francese, Hamlaoui Mekachera. Una messa è stata concelebrata da sacerdoti di Italia, Germania, Grecia e Gran Bretagna, che hanno recitato insieme il "Pater Noster", sottolineato dalle note dell'Inno al Piave, suonato dalla fanfara militare italiana, mentre corone d'alloro sono state deposte da reduci italiani, tedeschi, greci e del Commonwealth. Quindi è seguita la deposizione da parte del presidente Ciampi, che ha osservato un minuto di raccoglimento ed ha ascoltato sull'attenti il silenzio fuori ordinanza, suonato nelle versioni dei quattro paesi, mentre El Alamein veniva sorvolata da una formazione della pattuglia acrobatica italiana delle Frecce Tricolori. Il presidente della Repubblica ha poi tenuto il discorso commemorativo, segnato più volte da applausi, in particolare quando ha scandito "Mai più guerre tra noi", ed ha fatto riferimento alla collaborazione delle nazioni che si combatterono nelle battaglie di El Alamein in missioni di pace nei Balcani, in Afghanistan, ad altri fronti mondiali. Dopo la conclusione della cerimonia, Ciampi e Martino hanno compiuto una visita al sacrario degli ascari, i militari africani che combatterono a fianco alle truppe italiane, dove il presidente ha deposto altre corone, ed ha consegnato una medaglia d'oro alla vedova del colonnello-architetto Paolo Caccia Dominioni. 

     

    UN FILM ED UNA MOSTRA SUL SACRIFICIO ITALIANO IN EGITTO 

    El Alamein: i 60 anni di una battaglia epica 

    (9colonne) EL ALAMEIN (EGITTO) - La cerimonia con il presidente Ciampi, il ministro per gli italiani nel mondo Mirko Tremaglia e i reduci si è svolta ieri per ricordare le truppe italiane che hanno combattutto ad El Alamein contro gli Alleati del generale Montgomery. Nel Nel 60° anniversario della battaglia in Africa, anche un film ed una mostra ricordano l'evento. Arriva nelle sale l'8 novembre "El Alamein - La linea di fuoco", il film in cui Enzo Monteleone ricostruisce la battaglia che segnò l'inizio della sconfitta dell'asse italo-tedesco. Il "taccuino" di appunti preparatorio per il film è diventato un documentario, presentato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia nei Nuovi Territori. Girato in Marocco il film di Monteleone immagina cinque soldati in trappola - il tenente Fiore (Emilio Solfrizzi), il fantaccino Serra (Paolo Briguglia), il sergente Rizzo (Pier Francesco Favino), il caporale De Vita (Thomas Trabacchi) e il soldato semplice Paolo Spagna (Luciano Scarpa) - e li segue giorno dopo giorno, dalla vigilia della battaglia alla resa. Nel cast anche Silvio Orlando nel ruolo di un ufficiale di linea. "Una generazione sfortunata, che si è trovata nel momento sbaglia- Un'immagine della battaglia di El Alamein to, nel luogo sbagliato e soprattutto dalla parte sbagliata ", ha spiegato Monteleone a Venezia. "Il mio non è un film di guerra alla maniera degli americani, che usano un'infinità di effetti speciali e trascurano quello più importante: l'emozione. Il mio è un film in cui il fattore umano è quello più importante: per questo ho voluto far parlare questi uomini, che avevano vent'anni sessanta anni fa e che credevano di aver vinto mentre già era iniziata la ritirata ". Quanto al documentario, Monteleone lo ha realizzato incontrando i reduci di El Alamein: storie terribili di soldati che, colpiti dalle bombe, si amputano la gamba con il coltello e gettano via il moncherino con la scarpa ancora attaccata, oppure costretti a una lunga prigionia dopo la resa. Fondamentali, in fase preparatoria, sono state anche opere di narrativa come "Il deserto della Libia" di Mario Tobino e soprattutto i memoriali di Paolo Caccia Dominioni (pubblicate da Mursia). Ingegnere, umanista, esploratore, artista e scrittore, a El Alamein comandante di un battaglione del Genio guastatori alpino, dopo la guerra Caccia Dominioni si è isolato per dieci anni nel deserto della Libia e dell'Egitto per recuperare le salme dei morti, commilitoni e nemici, e costruire il sacrario alla memoria. La lapide recita: "Fra sabbie non più deserte sono qui per l'eternità i ragazzi della Folgore: fior fiore d'un esercito d'un popolo in armi. Caduti per un'idea, senza rimpianti, ammirati nel ricordo dello stesso nemico...". Lo stesso Churchill, infatti, in un discorso alla camera dei Comuni nel novembre 1942, disse: "Dobbiamo rendere onore a quello che furono i Leoni della Folgore". Intanto a Milano ha aperto i battenti la mostra "Il deserto e i leoni", curata da Anna Caccia Dominioni, figlia del colonnello Paolo Caccia Dominioni, combattente in Africa, al quale il Presidente Ciampi ha conferito recentemente la Medaglia d'Oro alla memoria per il suo impegno decennale nel recupero delle salme dei caduti di ogni nazione a El Alamein. 

     

    LA TESTIMONIANZA DEI MILITARI ITALIANI CHE HANNO COMBATTUTO IN AFRICA 

    Il ricordo dei reduci: "Un solco profondo nella nostra vita" 

    (9colonne) ROMA - Il caldo, la sofferenza, le privazioni. Qrueste furono le compagne delle geste dei soldati italiani ad El Alamein, in une delle battaglie fondamentali per la sorte della Seconda Guerra Mondiale. "Si distinsero soprattutto i paracadutisti per il loro modo di combattere: si gettavano di persona con le bottiglie molotov e con le mine contro i carri". La voce calma, pochi lampi negli occhi a tradire l'emozione, il conte Francesco Marini Dettina, medaglia d'argento al valore militare, ricorda così la battaglia di El Alamein. Era il 23 ottobre - raccontano i libri di storia - quando i cannoni inglesi di Montgomery aprirono il fuoco sulle linee italo-tedesche. L'Asse aveva tra gli 80 e i 100mila uomini, con 350 aerei e fra i 200 e i 500 carri armati. Gli Alleati erano oltre il doppio, con un migliaio di carri e oltre 500 aerei. "L'intero fronte si illuminò per il fuoco di migliaia di pezzi di artiglieria", racconta Marini Dettina, presente a El Alamein per la commemorazione ufficiale del 60/mo anniversario, "con il cuore gonfio di emozione". Per qualche giorno gli esiti furono incerti, poi arrivarono i rinforzi inglesi. "Il 2 novembre - continua il conte - arrivò l'ordine di ripiegare: la ritirata iniziò nella notte, per evitare che gli inglesi se ne accorgessero". Eroica, nella testimonianza del conte, la resistenza degli italiani: ""Arrendetevi", ci intimarono. Ma la risposta fu data dagli ultimi colpi di artiglieria che restavano. Gli ultimi trecento uomini, raccolto intorno al colonnello Massoni, obbedirono al suo ordine di distruggere le armi. Anche gli inglesi si meravigliarono del comportamento degli italiani". Pesante il bilancio: "Perdemmo due terzi della divisione tra prigionieri, morti e feriti". Secondo le cifre ufficiali, a El Alamein furono piu' di 5.600 i morti italiani, oltre 7000 del Commonwealth. Dei caduti italiani, più di 1.000 non sono mai stati ritrovati, undici furono riportati in patria alle loro famiglie, circa 4.600 riposano nel mausoleo di El Alamein. "Abbiamo fatto il nostro dovere, e forse anche di più", sottolinea il generale Massoni, che non ha "nessun rimpianto. Abbiamo combattuto bene, tranquilli". Massoni si sofferma, in particolare, su un episodio di quei giorni di battaglia: "Durante la notte abbiamo avuto un attacco di fanteria inglese che veniva a recuperare un capitano che noi avevamo catturato. Il loro gruppo era formato da trenta-quaranta persone, il nostro era molto più forte, eravamo armati di un cannoncino e avremmo potuto sostenere anche un attacco superiore a quello, così li invitai ad arrendersi, invece loro si sono buttati a terra e hanno iniziato asparare. La nostra reazione è stata quella di rispondere al fuoco e di far fuori tutti gli uomini. Avevo il cuore che lacrimava a dover uccidere delle persone in quel modo, ma abbiamo dovuto farlo". Dopo la guerra, ricorda ancora Marini Dettina, "ci ritrovammo tutti uniti, sia noi dell'Africa, quelli del sud e quelli del nord, nella consapevolezza di aver compiuto ciascuno il proprio dovere. Questo è stato El Alamein per noi, per voi giovani sono pagine di storia, per noi sono solchi profondi nella nostra vita". "Ciò che l'esperienza vissuta ad El Alamein mi ha lasciato - sottolinea invece Tabelli - è innanzitutto l'altruismo. La vita va vissuta con sentimento, molti ragazzi hanno dato la vita per me in quel posto e lo hanno fatto perché lo sentivano veramente e non per soldi". 

     

    IL GENERALE RICCARDO BASILE DIFENDE L'OPERATO DEI NOSTRI SOLDATI IN AFRICA 

    "Gli italiani non tradirono a El Alamein" 

    (9colonne) TRIESTE - El Alamein, una battaglia che non è possibile dimenticare per l'importanza che ebbe sulle sorti della Seconda Guerra Mondiale. La vittoria in Egitto, infatti, aprì le porte alla dominazione inglese e scacciò, di fatto, le truppe nazifasciste dal sul africano. Fu il primo passo, in pratica, della conquista dell'Italia da parte delle truppe Alleate. Ma le polemiche sulla sconfitta non si sono ancora placate. Come è accaduto spesso gli ex alleati si sono in seguito gettati vicendevolmente le colp addosso. I tedeschi hanno accusato gli italiani di aver tradito, gli italiani, a loro volta, sostengono che Hitler, accecato dalla battaglia che infuriava ad Est contro la Russia, abbia sguarnito il fronte africano. Le cose, a ben vedere stanno diversamente e lo ha illustrato Riccardo Basile, presidente della Federazione Grigioverde di Trieste. "E' indegno che gli inglesi, nostri vincitori di ieri e amici e alleati di oggi, abbiano taciuto per oltre mezzo secolo avallando così la tesi tedesca che ad El Alamein furono alti ufficiali italiani a tradire fornendo informazioni al nemico": lo ha detto il generale. Svolgendo nella sala del Consiglio Provinciale Trieste il discorso ufficiale in ricordo del 60/o anniversario della battaglia di El Alamein (23 ottobre-2 novembre '42), Basile ha spiegato che solo in tempi recenti lo storico Arrigo Petacco e alcuni storici inglesi hanno dimostrato che, grazie alla decodificazione dei messaggi segreti "Ultra", furono gli inglesi fin dal 1940 a sapere tutto sui movimenti italiani e tedeschi in Africa. "Il premier inglese Winston Churchill - ha aggiunto Basile - fu l' unico depositario di questo segreto e anche i suoi successori hanno sempre taciuto lasciando che centinaia di libri di storia pubblicati in tutto il mondo facessero passare i soldati italiani per inaffidabili o, peggio, per traditori. Gli inglesi tacquero - ha proseguito - per esaltare ancor di più le loro vittorie e per sminuire il grande valore e lo spirito di corpo dimostrato ai nostri soldati a El Alamein". "Voglio anche sfatare - ha affermato Basile - l' idea che i nostri soldati non furono del grandi combattenti. A questo proposito voglio citare il fatto che durante la Seconda Guerra mondiale gli italiani non conobbero diserzioni, non si sottrassero mai al combattimento, anche in situazioni di palese inferiorità come a El Alamein". Per la Giunta provinciale di Trieste sono intervenuti gli assessori Furio Tamaro (Forza Italia) e Piero Degrassi (Alleanza Nazionale). Quest'ultimo, nel ricordare il sacrificio dei soldati italiani ad El Alamein, ha detto: "Non bisogna chiedersi se fu una causa giusta o sbagliata perché la causa della Patria - ha sostenuto - non può essere che la causa giusta". 

     

    Anche gli inglesi ricordano El Alamein 

    (9colonne) LONDRA - La Gran Bretagna ha ricordato i 60 anni dalla battaglia di El Alamein con una cerimonia all'Abbazia di Westminster cui hanno partecipato alcuni membri della famiglia reale nonchè i figli dei due generali rivali, Bernard Montgomery ed Erwin Rommel. Più di 1.000 veterani della cruenta battaglia combattuta nel deserto egiziano nel '42 hanno reso omaggio ai caduti della storica VIII armata britannica che, guidata dal generale Montgomery, sconfisse le truppe italo-tedesche segnando un'importante svolta nella seconda guerra mondiale. "Sono qui, tra il memoriale di Winston Churchill e la tomba del milite ignoto - ha detto il reverendo Wesley Carr, decano di Westminster - per ricordare i caduti di una battaglia che ha cambiato la storia. Grazie al loro sacrificio oggi viviamo in libertà". Al visconte Montgomery di Alamein e al dottor Manfred Rommel sono toccate le due letture, la prima in inglese, la seconda in tedesco. Il presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi ha ricordato i caduti la settimana scorsa a El Alamein con una cerimonia internazionale cui hanno partecipato anche delegazioni inglesi, francesi, australiane e neozelandesi. 

    CERCO' PER OLTRE VENT'ANNI LE SALME DEI SOLDATI ITALIANI CONTRIBUENDO A CREARE IL MAUSOLEO 

    La medaglia d'oro Caccia Dominioni 

    (9colonne) ROMA - Fu un personaggio chiave tra le due guerre Paolo Caccia Dominioni, che il 20 ottobre a El Alamein il Presidente Ciampi ha decorato con la medaglia d'oro al merito dell'Esercito alla memoria (l'onorificenza sarà consegnata alla vedova, la contessa Elena). Le sue memorie sono state pubblicate da Mursia in due volumi, "Alamein (1933-1962)" e "Takfir". Nato a Milano nel 1896, Caccia Dominioni è morto nel 1992. Volontario di guerra, a 19 anni fu comandante di una sezione lanciafiamme impiegata sul fronte del Carso. Nel secondo conflitto mondiale fu ufficiale superiore del Genio guastatori alpino e ne comandò un battaglione prima in Africa settentrionale (dove partecipò alla battaglia di El Alamein), poi ad Asiago, fino all'8 settembre. Poi fu nella Resistenza. Dopo la guerra, coordinò le ricerche nel deserto delle salme dei caduti dei diversi eserciti e rese così possibile la creazione del mausoleo. Ferito due volte, Caccia Dominioni fu decorato con tre medaglie e una croce di guerra al valore militare. Protagonista di "Alamein" è il battaglione Folgore, prima al centro dell'evento militare, dopo la guerra ridotto a due uomini, il comandante e un gregario. La lotta dei carri corazzati e degli aerei a tuffo è finita, ma non l'insidia dei campi minati che continuano a uccidere. Poi, per i due superstiti, inizia un'altra lotta: quella contro i burocrati, i politici e gli affaristi che vorrebbero speculare sulla miseria e sul dolore. "Takfir" (che vuol dire espiazione) incrocia invece le testimonianze di Caccia Dominioni e del generale Giuseppe Izzo, diventati amici sul campo di battaglia, dalla storia della Folgore agli anni nel Sahara a cercare i cadaveri dei caduti. Sempre di Caccia Dominioni, Mursia ha pubblicato anche "1915-1919 Diario di guerra", e di Battista G. Trovero "Ritorno a El Alamein": il periodo di addestramento nella scuola paracadutisti di Tarquinia, la preparazione alla guerra, lo sbarco in Africa, le vicende belliche fino alla prigionia in Palestina e in India. Ai primi di novembre è atteso invece in Gran Bretagna "The battle of Alamein: Turning point, World War II" (Viking Press), scritto da John Bierman e Colin Smith, che ricostruiscono la campagna d'Africa fino alla battaglia e sottolineano come i parà della Folgore e i carristi dell'Ariete si batterono con audacia, dando filo da torcere agli inglesi.