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NEL 1918 L'ITALIA CHIUDEVA VITTORIOSA LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Il 4 novembre: la festa dell'Unità  nazionale 

   (9colonne) ROMA - 41 mesi di battaglie asprissime ed ininterrotte e la Grande guerra è vinta. Quella che,  iniziata il 24 maggio del 1915,  avrebbe portato all'Italia il Trentino e la Venezia Giulia, l'intera penisola istriana  (salvo la città di Fiume) e una parte della Dalmazia, con numerose isole Adriatiche. Salvo poi perdere,  successivamente, queste ultime due porzioni di terra. Per attestarsi entro i naturali confini attuali. 

   E' il 24 ottobre  1917 quando, sull'Alto Isonzo nei pressi del villaggio di Caporetto (Friuli) un'armata austriaca, rinforzata da sette  divisioni tedesche, attacca e travolge le linee italiane. La manovra è efficace ed inattesa: per le truppe guidate dal  generale Cadorna è una vera e propria disfatta con più di 10.000 km² di territorio lasciato in mano al nemico, oltre  a 300.000 prigionieri ed una quantità impressionante di armi, munizioni e vettovaglie. 

   Il sipario della storia si apre  così. Eppure, paradossalmente, la svolta imposta dalla umiliante sconfitta di Caporetto finisce con l'avere  ripercussioni positive sull'andamento del conflitto bellico italiano. Perché i soldati si trovano a combattere una  guerra difensiva di cui finalmente comprendono le ragioni. Contro un austriaco che occupa di nuovo la Patria come  ai tempi del Risorgimento.  Quando tanti giovani, provenienti da ogni regione, si erano trovati fianco a fianco per completare l'unita'  d'Italia. 

   Alla testa dell'esercito, stanco e demoralizzato, subentra Armando Diaz, generale dotato di una  intelligente prudenza. Il nuovo capo di Stato Maggiore si mostra più attento alle esigenze dei suoi uomini. Tanto  da mettere subito in atto una serie di provvedimenti volti a sollevarne le condizioni materiali e morali: vitto più  abbondante, licenze più frequenti, maggiori possibilità di svago. 

   E già all'inizio del 1918 le forze guidate da  Diaz passano al contrattacco.  Prima con la vittoria sugli  Austriaci nella battaglia dell'Altipiano di Asiago (giugno), poi con un ottobre di  fuoco. In cui l'artiglieria italiana si prepara sugli obiettivi dal Monte Asolone al Valderoa. Si tratta di ripetuti  attacchi che fungono da diversivo prima del colpo finale. Da sferrare al momento opportuno secondo un piano  da condurre sul Piave.  Lo scopo è attaccare il nemico sul fronte del fiume veneto. Ed il compito viene affidato al  generale Caviglia, comandante della VIII Armata. Ovviamente non da solo. Ad affiancarlo ci sono cinquantuno  divisioni che scatenano una gigantesca battaglia  nella notte del 24 ottobre.  I combattimenti proseguono con alterne vicende fino al 27 ottobre, quando gli Austro Ungarici accennano una  reazione. Con una serie di azioni, che durarono anche tutto il giorno 28, si muovono verso il Valderoa e il Monte  Pertica. Quindi il 29 ottobre le truppe italiane rispondono riconquistando le posizioni in mano agli Austriaci e  spingendo la propria avanzata fino a Borgo Valsugana e Fiera di Primiero.

   L'Impero è ormai in piena crisi.  Sconfitti sul campo di battaglia di Vittorio Veneto, gli Austriaci non riescono ad organizzare una linea di  resistenza. E il 3 novembre sono costretti a firmare a Villa Giusti presso Padova l'armistizio con l'Italia che  sarebbe entrato in vigore il giorno successivo: il 4 novembre appunto. 

   Tre anni dopo Benito Mussolini, in una  strategia politica mirante a proporre ed imporre formule e miti  capaci di toccare le corde  profonde dell'anima  popolare, introduce il 4 novembre come festa dell'Unità Nazionale (R.D.L. 23/10/1922 n. 1354 ). Una  giornata, per celebrare e ricordare quell'importante momento storico della Patria. Ed onorare tutti i soldati che  avevano indossato il grigioverde ed erano partiti. 

   Molto più tardi, nel 1977, con l'entrata in vigore della legge  54, la ricorrenza viene spostata alla prima domenica del mese di novembre. In una tdata quindi flessibile. Finché  nel 2000 il Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi la ripristina nei tempi e nelle modalità delle origini.  Ampliandone però il significato. Ed oggi la giornata del 4 novembre è la festa dell'Unità Nazionale e delle Forze  armate. Scandita, ogni anno da una serie di appuntamenti inderogabili cui partecipano le maggiori cariche  istituzionali e militari. 

   Imprescindibile l'omaggio al Milite Ignoto tumulato a Roma presso l'Altare della Patria e  salutato dal consueto volo delle frecce tricolori, così come non manca mai la cerimonia presso il Sacrario Militare  di Redipuglia. Ma la tradizione più festosa per questa ricorrenza è rappresentata dall'addobbo in stile militare  delle vetrine dei negozi e dalla possibilità per i cittadini di visitare le Caserme. Dove ancora si può leggere il testo  del Bollettino della Vittoria,  fuso nel bronzo delle artiglierie catturate al nemico quel 4 novembre del 1918. "E'  finita" campeggia i tutti gli enti ed i reparti delle forze armate. Parole divenute profetiche per generazioni di  militari di leva. 

L'ANNUNCIO DEL TRIONFO FIRMATO DAL MARESCIALLO DIAZ 
Ore 12: trasmesso il bollettino della  vittoria    

   (9colonne) ROMA - Il bollettino della vittoria del 4 novembre 1918 firmato dal comandante supremo delle forze armate  italiane Maresciallo Armando Diaz.  La guerra contro l'Austria-Ungheria, che sotto l'alta guida si S. M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano inferiore  per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed  asprissima per 41 mesi, è vinta. 

   -  La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuna  divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano contro settantatre  divisioni austro-ungariche, è finita. 
   -  La fulminea arditissima avanzata del ventinovesimo corpo d'armata  su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle  armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della settima armata e ad oriente da quelle della  prima, sesta e quarta, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. 
   -  Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della dodicesima, dell'ottava, della decima armata e delle divisioni di  cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. 
   -  Nella pianura S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta terza armata, anelante di  ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. 
   -  L'Esercito Austro-Ungarico è annientato; esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi  giorni e nell'inseguimento ha perdute quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressochè per intero i suoi  magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori  e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in  disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza. 

Firmato M. Diaz