Care italiane, cari italiani,
la notte di Capodanno è per tutti noi momento
di speranze, di proponimenti, di riflessione.
Ho ancora nel cuore gli sguardi, le parole, la dignità,
la compostezza dei familiari dei nostri caduti a Nassiriya. A loro va il
mio primo pensiero. In loro ho visto l'immagine della famiglia, fondamento
della società italiana, e l'espressione più alta dell'amor
di Patria.
Tutta l'Italia si è unita nell'omaggio ai
nostri compatrioti che hanno dato la vita per favorire la rinascita di
un altro popolo. Tutti ci riconosciamo nello spirito di sacrificio con
cui tanti ragazzi e ragazze, arruolati nelle Forze Armate della Repubblica,
svolgono i compiti loro affidati dalla Nazione in varie parti del mondo;
anche per contrastare l'oscuro disegno di destabilizzazione mondiale che
i terroristi perseguono con lucida e organizzata follia.
Siamo orgogliosi di loro per lo slancio che li anima,
insieme ai civili e volontari che li affiancano con coraggio; e mi riferisco
in particolare alle donne e agli uomini della Croce Rossa Italiana. Abbiamo
fiducia in loro. Come l'abbiamo nelle Forze dell'Ordine, che presidiano
con impegno e dedizione l'ordinato svolgimento della nostra vita quotidiana.
Lo dimostrano i recenti positivi risultati investigativi
nella lotta al terrorismo interno, purtroppo ancora pericoloso.
I pensieri che ho stasera nell'animo nascono come
risposta ai tanti messaggi che mi giungono da voi, negli incontri o per
iscritto. Nell'insieme, essi esprimono un forte e crescente senso di comunità.
Grazie per la forza che mi trasmettete.
E' realtà diffusa in tutta Italia il risveglio
dell'amor di Patria. Ed è per me naturale dare voce a questo sentimento.
Il senso di identità nazionale, il nostro
patriottismo, si sono arricchiti di stimoli nuovi, che vengono dai progressi
compiuti sulla via dell'unificazione dell'Europa. Progressi importanti.
Non lasciamoci ingannare dal mancato successo di una Conferenza: è
già accaduto in passato. Abbiamo superato molti ostacoli, e anche
questa volta li supereremo. Per superarli occorrono slancio ideale e volontà
politica.
Noi abbiamo un sogno. E' nato nel nostro animo negli
anni dell'ultima, feroce guerra civile europea, ed è oggi più
vivo che mai. Passo dopo passo, quel sogno si sta realizzando.
Portare a compimento il processo che darà
una Costituzione a questa grande Unione Europea non sarà facile.
E' di guida il progetto che la Convenzione Europea ha elaborato e il Consiglio
Europeo ha nella sostanza approvato.
Unione Europea, significa pace in Europa. Questo
gli Italiani lo sanno, lo sentono.
Insieme con le istituzioni, e ancor più in
fretta, cresce il sentimento di identificazione con l'Europa nell'animo
dei nostri giovani: che viaggiano, e sono ormai moltitudini, da un Paese
all'altro; che studiano qui o in altri Paesi europei continuando a sentirsi
ovunque a casa loro. Diventando più Europei non si sentono sicuramente
meno Italiani. Un'identità più complessa è anche un'identità
più ricca e più forte.
Con questo spirito affrontiamo i pericoli di una
fase storica tragicamente aperta, il primo anno del nuovo secolo, dalla
strage delle Torri Gemelle. Che fare?
L'uomo di religione reagisce pregando e predicando
la pace. E Sua Santità Giovanni Paolo II lo sta facendo con una
lucida visione e una perseveranza davvero straordinarie. A Lui invio il
mio pensiero grato e augurale.
L'uomo di governo deve reagire mirando a realizzare
una più forte coesione fra tutti coloro che sanno come si costruisce
la pace; rafforzando le istituzioni che abbiamo creato in applicazione
coerente dei nostri valori: la nostra Repubblica, l'Unione Europea, le
Nazioni Unite.
Istituzioni garanti, con gli strumenti che i popoli
loro affidano, della convivenza civile, del progresso e della dignità
di tutti. Il rispetto del diritto internazionale è presidio della
pace nel mondo.
Questa è la via da seguire, tendendo la mano
a tutte le civiltà, a tutti i popoli, per sradicare il terrorismo,
per prevenire tragici scontri etnici o insensati conflitti religiosi, che
stravolgono e rinnegano i principi più sacri.
Ci aiutino gli esponenti religiosi, di tutte le
religioni, ad approfondire sempre più il valore della pace, educando
ad essa i credenti. Questo l'Italia chiede a tutti i suoi cittadini, come
a tutti gli stranieri che vivono in mezzo a noi e condividono i nostri
diritti e i nostri doveri.
La coesione più stretta e fattiva all'interno
delle istituzioni, nazionali e internazionali, in tutti campi del loro
operare, dà serenità e sicurezza ai cittadini, e nuovo vigore
alle istituzioni stesse. Si creano le condizioni per affrontare le difficoltà.
Le preoccupazioni certo non mancano, anche guardando
all'Italia, al modello di società basato sulla libertà, sulla
democrazia, sulla solidarietà, sulla diffusione del benessere, sullo
spirito dell'intrapresa, che abbiamo costruito partendo dagli anni difficili
del dopoguerra.
Avevamo allora ben più gravi problemi. Ma
avevamo riconquistato la libertà, per tutti gli Italiani; questo
ci dava entusiasmo e fiducia. Con lo stesso spirito dobbiamo affrontare
i problemi del tempo presente.
Oggi, per il bene delle nuove generazioni, la nostra
priorità è la formazione e lo sviluppo della persona. L'istituto
fondamentale per realizzare questo obiettivo è la scuola. Poniamoci,
a tal fine, degli obiettivi ben definiti: ad esempio, quello di dimezzare,
entro un tempo determinato, il tasso di abbandono degli studi. Eleveremo
così il numero dei giovani con un livello d'istruzione superiore.
E non dimentichiamo che la scuola è, per
tutti, educazione al rispetto dei diritti umani; per gli immigrati, in
particolare per la seconda generazione, è anche lo strumento principale
di integrazione.
Vengo ai problemi economici. So bene che quest'anno
molte famiglie hanno avuto difficoltà con il loro bilancio, hanno
fatto fatica. Il troppo lungo ristagno dell'economia, in Italia e in Europa,
ha colpito soprattutto i più deboli.
Andiamo incontro al nuovo anno incoraggiati dai
primi segni di ripresa economica. Questi segni dobbiamo ora saperli sostenere
con l'azione di tutti: imprenditori, lavoratori, istituzioni di governo
centrali e locali.
Non giovano alla ripresa economica taluni aspri
contrasti. Indeboliscono la fiducia, di noi in noi stessi, degli altri
in noi.
Insieme, si affrontano meglio anche le crisi di
alcune grosse imprese, i cui effetti negativi vanno al di là delle
pur gravi conseguenze aziendali. Esse incidono sul prestigio, sulla credibilità
dell'intero sistema economico e finanziario. Minano il rapporto di fiducia
dei risparmiatori con imprese e intermediari. L'accertamento dei fatti
e delle responsabilità è la premessa per ben definire correttivi
opportuni.
La fiducia è tutto, è la forza che
ci muove, che ci permette di costruire il futuro. Oggi non cresciamo, in
Italia e in Europa, soprattutto perché manca la fiducia. E non mancano,
invece, le ragioni di nutrire fiducia. Nel corso dei miei viaggi nella
provincia italiana constato quanto sia diffusa, in ogni parte d'Italia,
una consuetudine di collaborazione tra istituzioni, anche se governate
da forze politiche di diverso colore; e incontro significativi esempi di
iniziative economiche, di singoli come di intere categorie, che dimostrano
di saper "fare sistema".
E' questa una realtà positiva, che esprime
la volontà di concordia dei cittadini. Di questa volontà
le istituzioni debbono tener conto.
In anni in cui eravamo divisi da alti muri ideologici,
che oggi sono caduti, riuscimmo a costruire le istituzioni della Repubblica,
a darci una Costituzione, patrimonio di tutti. Così è sentita
dai cittadini.
Mi incoraggia il fatto che sia in corso in Parlamento
un dibattito aperto sui temi costituzionali. Per mutamenti strutturali,
che modifichino istituzioni fondamentali della Repubblica, quale il Parlamento,
serve uno spirito costituente, un largo incontro di volontà politiche.
Le istituzioni fondamentali non possono certo essere cambiate ad ogni mutare
di maggioranza.
Il mio pensiero e il mio augurio conclusivo vanno
anzitutto agli anziani. Molti di loro sono soli, chiedono affetto, compagnia,
assistenza. Talvolta manca l'appoggio di una famiglia. Occorre allora che
altri si facciano avanti per riempire il vuoto; ciò accade, per
fortuna sempre più spesso, grazie alla generosa azione di volontari
di ogni ceto ed età.
Ai giovani voglio ricordare l'importanza di guardare
al volontariato, e al servizio civile, come a una scelta di crescita personale,
non soltanto come a un'occasione per fare del bene. Aiutando gli altri,
aiutiamo noi stessi. Ci arricchiamo di ideali, di esperienze che ci serviranno
per tutta la vita.
Abbiamo una gioventù capace di entusiasmi.
Non priva di preoccupazioni e di incertezze, ma ricca di interessi, di
speranze e di slanci quando guarda al proprio futuro, alle scelte da compiere,
negli studi, nel lavoro. Non è una gioventù indifferente.
E' una gioventù impegnata, desiderosa di dar prova delle conoscenze,
delle qualità, dei valori che ha acquisito nella scuola, in seno
alla famiglia, nella società.
A voi giovani ancora un pensiero. So quanto amate
l'Ambiente, quanto vi adoperate per salvaguardarlo. Cercate di vivere in
armonia con i ritmi della Natura. Fa bene. Ci si sente più forti,
si può dare il meglio di noi stessi. Provate qualche volta - già
molti di voi lo fanno - ad alzarvi all'alba, a vivere il miracolo quotidiano
del risveglio della Natura.
Italiane, Italiani, lo scorrere delle ore verso
la mezzanotte invita a stare in buona compagnia con familiari ed amici.
Arrivederci a presto, nel nuovo anno. Penso anche agli Italiani che vivono
lontano dalla Patria, che fanno onore all'Italia nel mondo, che noi sentiamo
vicini. Che il 2004 possa essere sereno per tutti voi.
Insieme con mia moglie, questo è l'augurio
che vi rivolgiamo, con tutto il cuore. Felice anno nuovo.