New
York - Si starebbe sviluppando una nuova e preoccupante corrente antagonistica
tra i rappresentanti consolari degli Stati Uniti e gli esponenti della
comunità italiana, sia eletti (Comites o CGIE) sia ufficialmente
incaricati a rappresentare associazioni, patronati o partiti politici.
A dirlo è il coordinatore nazionale CTIM (Comitato Tricolore
Italiani nel Mondo) per gli USA Antonio Cardillo, che nota come queste
tendenze siano particolarmente presenti tra i più giovani (da entrambe
le parti), per i quali "non è piu sufficiente, se mai lo è
stato, esibire credenziali diplomatiche per intimidire e soggiogare il
popolo".
Comportamenti del genere - continua
Cardillo - sono imperdonabili, "specialmente con diplomatici che avrebbero
dovuto ricevere ampio addestramento prima di essere assegnati al loro mandato".
Ad essere 'sospetto' è anche il fatto che l'addestramento possa
non essere adeguato e che i parametri con i quali le autorità competenti
operano lascino qualcosa a desiderare; "ad esempio l'assoluta assurdità
che la conoscenza della lingua italiana non sia necessaria per i vice consoli
onorari, che vengono scelti non per la loro abilità di servire la
comunità nelle vesti di addetti consolari ma spesso per le loro
conoscenze che li rendono più consoni ad addetti commerciali".
E' per lo stesso senso di commercialismo,
commenta Antonio Cardillo, che spesso i Vice Consoli formano "alleanze
personali con fazioni accondiscenti a scapito del resto della comunità.
Abbiamo notato casi nel Midwest e nell'Ovest degli Stati Uniti, dove certe
improprietà esistono". Nel caso del Consoli, uno in particolare
- Diego Brasioli di Los Angeles - appare spesso, ultimamente, nella lista
dei controversi. "L'ultimo esposto che lo riguarda è quello
di aver consapevolmente ritardato l'inoltro di pratiche inerenti un'onorificenza
per un cittadino esemplare a cui lui non faceva comodo".
Tra le ultime indiscrezioni c'è
il suo rifiuto nell'invitare i componenti del Comites alla Festa della
Repubblica, limitandosi al Presidente "e ritenendo che è suo
diritto invitare chi vuole. Questi atti di spavalderia non sono confacenti
ad un servitore pubblico, che deve essere continuamente richiamato a fare
il suo dovere con minacce di esposti e laboriose corrispondenze ".
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