Nell'anniversario della morte di Maria Callas, un episodio
sconosciuto della
vita della celeberrima cantante
QUANDO MARIA CALLAS INCONTRO' PIO XII
Nessuna libro
ne parla. Né quelli che
raccontano la vita di Maria
Callas e neppure quelli dedicati a Pio XII. Eppure, tra i due celeberrimi
personaggi, nella primavera
Un incontro
piuttosto insolito. In genere, sono
i fedeli che chiedono
udienza al Papa e solo pochissimi
al mondo riescono ad ottenerla. E si
tratta sempre di personalità di grandissimo rilievo, regnanti, capi di
Stato, primi ministri, ambasciatori, eccetera. In questo caso, fu il
Papa
Pacelli a sollecitare un incontro con Maria Callas.
Come è noto, Pio
XII era un appassionato di musica classica.
Da giovane
aveva imparato a suonare il
violino. Ed essendo vissuto a lungo in
era anche un esperto della
musica wagneriana. Aveva ascoltato alla radio una
edizione
ne era rimasto così colpito da
desiderare di conoscere quella fantastica
interprete. Attraverso i suoi funzionari
prese contatti con il marito
della
Callas e si fissò la data
per un'udienza privata.
Questo singolare
episodio me lo raccontò lo stesso marito della Callas,
Giovanni Battista Meneghini, nel
1980, quando lavoravo con lui alla stesura
ripreso dai biografi di Pacelli. Forse perché potrebbe
sembrare irriverente
che un Papa abbia voluto incontrare
una cantante lirica, che era inoltre di
religione ortodossa. Invece, a mio parere,
è un episodio molto
significativo, che dimostra quanto grande fosse l'amore di Pio XII per la
musica.
L'invito fu fatto
a Meneghini e a sua moglie nell'autunno
Meneghini accettò molto volentieri.
La Callas con meno entusiasmo.
Essendo
ortodossa, non aveva molte simpatie per il Papa cattolico.
Il giorno fissato
per l'udienza era freddo e piovoso e la Callas non volle uscire di casa.
Così non si presentò all'udienza.
Alcuni mesi dopo, Meneghini ricevette una lettera da
monsignor Federico
Callori di Vignale, che era allora maestro di camera
di Pio XII. Il prelato
gli faceva notare l'indelicatezza commessa mancando all'appuntamento già
fissato, ma aggiungeva che Il Papa rinnovava l'invito.
Questa volta,
Meneghini e la Callas andarono
all'udienza privata.
Meneghini portò anche sua
madre, che era cattolicissima. Certamente negli
archivi vaticani c'è tutta la documentazione
di questo incontro con le
relative fotografie.
Secondo quando
mi riferì Meneghini, il Papa, dopo
le presentazioni di
rito e i convenevoli, si rivolse alla Callas e le disse: <<Ho ascoltato il
"Parsifal" alla radio. Lei mi ha dato una grande
emozione ed
è per questo
che ho voluto conoscerla>. E cominciarono
a parlare di musica. Il Papa disse
ancora: <<Mi dispiace
che non abbiate cantato quell'opera in tedesco, cioè
nella versione originale. Wagner in italiano
perde moltissimo>>.
<<La trasmissione era fatta per l'Italia>>, ribatté la Callas. <<Se
avessimo cantato in tedesco, pochi avrebbero capito>>.
<< È vero>>,
disse Pio XII. <<Ma la musica di Wagner è impensabile
staccata dalle parole che Wagner stesso ha scritto. È una
musica nata
insieme alle parole, quindi inscindibile da esse>>.
<<Non sono
affatto d'accordo>>, ribatté la Callas. <<Nella versione
originale l'opera è indubbiamente più completa; ma nella traduzione italiana
non è da meno. Per comprendere a fondo la musica, è
indispensabile capire
il senso
delle parole>>.
Meneghini mi disse
che la Callas si infervorava sostenendo le sue idee
in contrasto con quelle del
Papa e lui, che la conosceva bene, temeva che
uscisse con qualche battuta poco rispettosa,
per questo si intromise
cercando di sedare il discorso. I
due continuarono a parlare
di musica.
Soprattutto di musica tedesca. Alla fine, il
Papa regalò alla Callas e alla
mamma di Meneghini un
benedizione.
<<Mia moglie riportò una grande
impressione da quell'incontro>>, mi
disse Meneghini. <<Era rimasta molto colpita soprattutto dalla cultura
musicale di Pio XII>>.
Secondo quanto
mi raccontò Meneghini, la Callas era molto religiosa.
Anzi, lui diceva che era "fanatica" della religione. Mi fece vedere le
lettere che la moglie gli scriveva
quando era in giro per il mondo, e in
quelle lettere Dio era molto spesso citato. Il successo, la salute, il bel
tempo e tutte le cose belle
della sua vita, Maria le attribuiva
alla bontà
di Dio. Aveva un concetto tutto
particolare di Dio: il "suo" Dio si
schierava sempre dalla sua parte, la difendeva dai nemici, la vendicava.
Quando sentiva che un collega,
dal quale aveva ricevuto qualche sgarbo, non
aveva avuto successo, diceva: <<Dio mi ha vendicata>>. Anche i suoi
trionfi
li attribuiva alla giustizia di Dio: <<Lui ha visto i miei
sacrifici e le
mie sofferenze e mi ha fatto giustizia>>.
Secondo Meneghini, la Callas pregava
molto. <<In ogni città>>, mi
disse, <<prima di andare
in scena, si recava in qualche chiesa e restava a
lungo inginocchiata,
immobile come una statua.
Quando cantava alla Scala,
prima delle recite dovevo accompagnarla
in Duomo: si inginocchiava davanti a
una statua della Madonna che si trovava
appena entrati in chiesa, e
rimaneva lì, a pregare, anche per mezz'ora. Per ingannare il tempo io
andavo a visitare i vari altari
e le statue>>.
Nonostante avesse sposato un
cattolico, era rimasta di religione
ortodossa, ed era molto legata alla sua
Chiesa. In una lettera scritta al
marito dall'Argentina nel maggio 1949, ho potuto leggere: <<Ieri sono andata
alla chiesa greco-ortodossa ad accendere una candela per noi. Vedi, la
nostra Chiesa la sento di più della vostra.
Strano, ma è così. Forse perché
ci sono abituata,
o forse perché vera-mente la Chiesa ortodossa è più calda,
più festosa. Non che non mi piaccia
la tua, che è anche mia adesso,
ma ho
una forte debolezza per la Chiesa ortodossa>>.
Renzo Allegri
Giornalista - Scrittore
renzo@editorialegliolmi.it