Scompare il bicameralismo perfetto,
la Camera dei deputati sarà l'organo politico, il Senato federale
rappresenterà gli interessi territoriali. Non ci sarannno piu' i
senatori a vita sostituiti dai 'deputati a vita'. E ancora: cambierà
il ruolo del Capo dello Stato “garante dell'unita' federale della Repubblica”
e il Primo ministro (non si chiamerà più presidente del Consiglio)
diventerà più forte, un super-premier. Introdotte sfiducia
costruttiva e norma anti-ribaltone. E poi, entrano in costituzione devolution,
federalismo fiscale, sussidiarietà e interesse nazionale. Sono queste
le novità più importanti della II parte della Costituzione
così come riscritta dalla Casa delle libertà. Ecco nel dettaglio
i punti 'chiave':
- CAMERA DEI DEPUTATI: La Camera sarà
l'organo politico e sarà costituito da 518 deputati (oggi sono 630),
di cui 18 eletti nelle circoscrizioni estere. In più, ci saranno
anche i deputati a vita, nominati dal Capo dello Stato, e potranno essere
al massimo tre. Di diritto gli ex Presidenti della Repubblica. L'età
minima per essere eletti scende a 21 anni (adesso è 25). La Camera
è eletta per cinque anni. Le Commissioni d'inchiesta istituite dalla
Camera avranno gli stessi poteri dell'autorità giudiziaria; la loro
presidenza sarà assegnata all'opposizione.
- SENATO FEDERALE: I senatori saranno
252 (oggi sono 315), eletti in ciascuna Regione contestualmente all'elezione
dei rispettivi consigli regionali. A questo numero si sommeranno i 42 delegati
delle Regioni, che partecipano ai lavori del Senato federale senza diritto
di voto: due rappresentanti per ogni regione più due per le Province
autonome di Trento e Bolzano. Sarà eleggibile chi ha 25 anni (oggi
la soglia è di 40 anni). Con la proroga dei Consigli regionali e
delle province autonome sono prorogati anche i senatori in carica.
- CAPO DELLO STATO: Il presidente
della Repubblica non è più il rappresentante dell'unità
nazionale, ma “rappresenta la Nazione ed è garante della Costituzione
e dell'unità federale della Repubblica”. Sarà eletto dall'Assemblea
della Repubblica, presieduta dal Presidente della Camera dei deputati e
composta da tutti i parlamentari, i governatori e i delegati regionali.
Può diventare presidente della Repubblica chi ha compiuto 40 anni
(non più 50 come oggi). Il Capo dello Stato è eletto a scrutinio
segreto con la maggioranza dei due terzi dei componenti l'Assemblea della
Repubblica. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza
dei tre quinti dei componenti. Dopo il quinto scrutinio è sufficiente
la maggioranza assoluta. Il Capo dello Stato indice le elezioni della Camera
e quelle dei senatori. Nomina i presidenti delle Autorità indipendenti,
il presidente del Cnel e il vicepresidente del Csm nell'ambito dei componenti
eletti dalle Camere.
- PREMIERATO: Nella nuova costituzione
non c’è più il presidente del Consiglio, ma il Primo ministro.
Avrà più poteri: nominerà e revocherà i ministri
(adesso spetta al Capo dello Stato, su proposta del premier), determinerà
(e non più “dirigerà”) la politica generale del Governo e
dirigerà l'attività dei ministri. Il Primo ministro non dovrà
più ottenere la fiducia dalla Camera, ma dovrà soltanto illustrare
il suo programma sul quale la Camera dei deputati esprimerà un voto.
Inoltre, il Primo Ministro potrà porre la questione di fiducia e
chiedere che la Camera si esprima “con priorità su ogni altra proposta,
con voto conforme alle proposte del governo”. In caso di bocciatura il
premier deve dimettersi. Il Primo ministro viene eletto mediante collegamento
con i candidati ovvero con una o più liste di candidati, norma che
consente l'adattamento sia al sistema maggioritario che a quello proporzionale.
NORMA ANTI-RIBALTONE E SFIDUCIA COSTRUTTIVA:
In qualsiasi momento la Camera potrà obbligare il Primo ministro
alle dimissioni, con l'approvazione di una mozione di sfiducia firmata
almeno da un quinto dei componenti (nella costituzione vigente è
un decimo). Nel caso di approvazione, il Primo ministro si dimette e il
Presidente della Repubblica decreta lo scioglimento della Camera. Il Primo
Ministro si dimette anche se la mozione di sfiducia è stata respinta
con il voto determinante di deputati non appartenenti alla maggioranza
espressa dalle elezioni. Garante di questa maggioranza sarà il presidente
della Repubblica che richiederà le dimissioni del Primo ministro
anche nel caso in cui per il voto favorevole ad una questione di fiducia
posta dal Primo ministro sia stata determinante una maggioranza diversa
da quella uscita dalle urne. Entra in Costituzione anche la mozione di
sfiducia costruttiva: i deputati appartenenti alla maggioranza uscita dalle
urne, infatti, possono presentare una mozione di sfiducia con la designazione
di un nuovo Primo Ministro. In tal caso il premier in carica si dimette
e il Capo dello Stato nomina il Primo ministro designato nella mozione.
- DEVOLUTION: Le Regioni avranno
potestà legislativa esclusiva su alcune materie come assistenza
e organizzazione sanitaria; organizzazione scolastica, gestione degli istituti
scolastici e di formazione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche;
definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse
specifico della Regione; polizia amministrativa regionale e locale. Tornano,
invece, (rispetto alla riforma del Titolo V varata nella scorsa legislatura
dal centrosinistra) ad essere di competenza dello Stato la tutela della
salute, le grandi reti strategiche di trasporto e di navigazione di interesse
nazionale, l'ordinamento della comunicazione, l'ordinamento delle professioni
intellettuali, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionali
dell'energia, l'ordinamento di Roma; la promozione internazionale del made
in Italy.
- INTERESSE NAZIONALE E CLAUSOLA SUPREMAZIA:
L'interesse nazionale prevede che il governo, qualora ritenga che una legge
regionale pregiudichi l'interesse nazionale della Repubblica, invita la
Regione a rimuovere le disposizioni pregiudizievoli. Se entro 15 giorni
il Consiglio regionale non rimuove la causa del pregiudizio, il governo
entro altri 15 giorni sottopone la questione al parlamento in seduta comune
che con maggioranza assoluta può annullare la legge. Il Presidente
della Repubblica entro i successivi 10 giorni, emana il decreto di annullamento.
La clausola di supremazia, invece, prevede che lo Stato può sostituirsi
alle Regioni, alle città metropolitane, alle Province e ai Comuni,
nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della
normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l'incolumita' e la sicurezza
pubblica ovvero quando lo richiedano la tutela dell'unita' giuridica o
economica o i livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti
civili e sociali.
- ITER LEGISLATIVO: La Camera esamina
i disegni di legge riguardanti le materie che il nuovo articolo 117 affida
alla legislazione esclusiva dello Stato. Dopo l'approvazione il Senato
federale può proporre modifiche entro trenta giorni sulle quali
sarà comunque la Camera a decidere in via definitiva. All'Assemblea
di Palazzo Madama spetterà l'esame e la parola definitiva, invece,
sui provvedimenti riguardanti le materie concorrenti. Le questioni di competenza
tra le due Camere sono risolte dai Presidenti delle Camere o da un comitato
paritetico, composto da quattro deputati e da quattro senatori, designati
dai rispettivi presidenti. La decisione dei Presidenti o del comitato non
è sindacabile in alcuna sede. Per alcune materie comunque resta
il procedimento bicamerale. In caso di disaccordo tra le due Camere, il
testo sarà proposto da una Commissione, composta da trenta deputati
e da trenta senatori, convocata dai Presidenti delle Camere, e sottoposto
al voto finale delle Assemblee.
Attualità
La “devolution” diventa legge.
L’opposizione chiede il referendum
(9colonne) ROMA - La riforma federalista
dello Stato ha ricevuto l'ultimo “sì”. Il 16 novembre il Senato,
con 170 voti a favore, 132 contrari e 3 astenuti, ha dato il via libera
alla legge che dovrebbe cambiare la nostra costituzione. Il condizionale
è d'obbligo considerando che i membri dei partiti di opposizione
hanno già annunciato che ricorreranno alla raccolta di firme per
promuovere il referendum confermativo previsto per le leggi costituzionali.
In attesa che si arrivi alla consultazione popolare (che l’opposizione
vorrebbe prima delle elezioni politiche, mentre la maggioranza frena “per
evitare un ingorgo istituzionale”), intanto, la Lega e Bossi, tornato a
Palazzo Madama dopo la lunga convalescenza dovuta alla malattia, si godono
quello che prima di tutto è un successo del Carroccio.
Non a caso, appena è stato
reso noto l'esito del voto, gli occhi di tutti erano rivolti al Senatur
che, dalla tribuna del pubblico, dove si era accomodato insieme alla moglie
e ai figli, ha alzato il pugno in segno di vittoria. E dalle poltrone di
chi invece la votazione l'ha vissuta in prima linea, è arrivata
puntuale la risposta del ministro per le Riforme Roberto Calderoli, che
del leader della Lega è stato il "braccio armato" in questo lungo
iter della nuova legge. Ed in effetti la giornata ha vissuto a lungo sulle
emozioni legate al ritorno di Bossi in aula. "Beh, sì, oggi sono
emozionato - ha detto il senatur, entrando a Palazzo Madama -. Non temiamo
il referendum. Secondo me gli italiani voteranno la legge in tutto il Paese
nello stesso modo. Non ci sarà un Paese spaccato in due".
"L'opposizione non deve avere nessuna
preoccupazione per la devolution perché non è qualcosa di
centralista e di pericoloso ma è qualcosa che dà più
potere alle periferie, alle istituzioni più vicine ai cittadini
e questa è la via se uno parla di Paese democratico - ha spiegato
Bossi -. La riforma va comunque migliorata. Le costituzioni non nascono
perfette e non è facile farle perfette fin dal primo momento. Mi
rendo conto che c'è chi non è d'accordo. Tutto è perfettibile
e dovremo lavorare molto nei prossimi anni". Poi l'ingresso in aula per
la dichiarazione di voto, contraddistinta dall'opposizione dei Verdi che,
vestiti a lutto, hanno osservato un minuto di silenzio.
Bossi
in tribuna con moglie e figli. Berlusconi: ''Un altro impegno mantenuto''.
Il dissenso di Fisichella: ''Voto contro e lascio An'' - Prodi: ''La Riforma
è contro gli interessi del Paese''
ROMA - Il Senato ha dato il via libera
definitivo al disegno di legge di riforma costituzionale in senso federalista.
Con 170 voti a favore, 132 contrari e 3 astenuti l'Aula ha approvato definitivamente
in quarta lettura il disegno di legge di riforma costituzionale che introduce
devolution e premierato. I presenti sono stati 306, i votanti 305, la maggioranza
richiesta era di 161. ''E' un altro impegno mantenuto. Avevamo un programma
che stiamo rispettando'', è il commento a caldo del presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi prima di entrare al gruppo della Lega
Nord al Senato per partecipare al brindisi organizzato per festeggiare
l'approvazione della riforma della seconda parte della Costituzione ed
il ritorno di Umberto Bossi nella Capitale dopo la lunga malattia. Per
l'occasione, verrà consegnata al Senatur una copia della nuova Costituzione
con la copertina rigorosamente verde. Mentre sul balcone del gruppo della
Lega Nord al Senato, in piazza San Luigi dei Francesi, campeggia uno striscione
con la scritta 'Grazie Umberto'.
Il leader della Lega ha seguito le
votazioni dalla tribuna degli ospiti, insieme alla moglie Manuela Marone
e al più piccolo dei figli, ed ha salutato con il pugno destro alzato
in segno di vittoria il sì definitivo dell'assemblea. Sui banchi
del governo i ministri del Carroccio Calderoli e Maroni si sono abbracciati,
il titolare del Welfare ha sventolato il fazzoletto 'verde padano' mentre
Calderoli salutava il 'senatur'.
Per entrare in vigore il provvedimento,
non essendo stato approvato dalla maggioranza di due terzi, dovrà
ora passare al vaglio del referendum confermativo, che potrà essere
chiesto entro tre mesi dalla pubblicazione della legge da un quinto dei
membri di una Camera o da cinquecentomila elettori o da cinque Consigli
regionali. A questo proposito, Umberto Bossi ha dichiarato: ''Non
abbiamo paura del Referendum''. ''Per me gli italiani lo voteranno. Il
Nord e il Sud voteranno nella stessa maniera. Non c'è paura di spaccare
il Paese''. Ottenuta la conferma dell'elettorato, il Senatur ritiene che
l'impianto avrà bisogno di ulteriori aggiustamenti. ''Non è
facile fare una Costituzione perfetta. Tutto è perfettibile e sono
consapevole che andrà perfezionata''. Quanto alle preoccupazioni
del centrosinistra, il leader della Lega ha detto che sono infondate: ''La
riforma della Costituzione non è qualcosa di pericoloso. Dà
più poteri alle periferie, quindi alle istituzioni più vicine
ai cittadini. In tutto il mondo ormai ci sono Paesi federalisti''.
Bossi fa anche sapere che la Lega
voterà la legge elettorale perché ''il sistema proporzionale
è più lineare''.
Anche per il ministro della Giustizia
Roberto Castelli, ''è importante che il popolo si esprima''.
E' chiaro, ha aggiunto Castelli, ''che bisognerà far capire bene
agli italiani tutto il buono che c'è in questa riforma e battere
la propaganda strumentale della sinistra che purtroppo si è abbandonata
soltanto a slogan''.
Il ministro per le Riforme Roberto
Calderoli ha sottolineato come la Cdl esca ''più forte'' dall'approvazione
della riforma costituzionale al Senato.
Laconico, invece, il giudizio del
vicepremier Gianfranco Fini. ''Hanno parlato i fatti: i voti dell'aula.
Questo è il mio unico commento''.
Nella maggioranza si registra la
presa di posizione contro la riforma del vicepresidente del Senato Domenico
Fisichella. ''Credo di aver fatto qualcosa per la nascita e lo sviluppo
di Alleanza nazionale, al cui interno mi sono costantemente impegnato perché
fosse evitato l'esito federalista. Oggi siamo all'epilogo. Ne prendo serenamente
atto senza malanimo verso nessuno: lascio Alleanza nazionale. Le mie dimissioni
decorrono dal momento dell'approvazione di questa riforma costituzionale,
cioè tra pochi minuti'', ha detto annunciando in aula a palazzo
Madama il suo voto contrario.
Per il presidente dei senatori di
An, Domenico Nania, invece, ''questa è una riforma fatta
su mandato degli italiani, ed è a loro che rivolgiamo il nostro
pensiero nel momento in cui votiamo, perché saranno loro a decidere
con il referendum per il sì o per il no''. ''Con la nostra riforma
- ha spiegato nella sua dichiarazione di voto - torna l'interesse nazionale
contro il federalismo secessionista del centrosinistra, i cittadini hanno
il potere di decidere chi li governa''.
L'esponente dell'Udc Marco Follini
propone di ''smilitarizzare il referendum''. "Dopo il quarto voto parlamentare
sulla riforma costituzionale resta apertissima la questione di come ricucire
il tessuto istituzionale, dopo due legislature passate all'insegna della
controversia - ha spiegato dopo il voto -. Continuo a credere che una buona
idea sia quella di smilitarizzare il prossimo referendum, lasciando agli
elettori una piena libertà di coscienza. Vorrei ricordare che nel
'46 la Dc di fronte al bivio, ben più drammatico, del referendum
fra Repubblica e Monarchia scelse secondo questo stesso principio, contribuendo
anche così a tenere il Paese più unito intorno alle sue nuove
istituzioni".
Salvatore Lauro (Cdl) nell'annunciare
il si del suo gruppo ha affermato:“Ne cogliamo il tratto radicalmente innovativo
capace di abbattere le mura che ancora resistono al cambiamento”.
Duro il commento del leader dell'Unione
Romano Prodi che esprime una ''profonda amarezza, come cittadino e
come uomo politico'', per una riforma che ''cambia radicalmente il volto
della nostra Repubblica e della democrazia italiana''. ''E' una riforma
incoerente e squilibrata - scrive il Professore sul suo sito www.romanoprodi.it
- che svuota il Parlamento senza rafforzare davvero la capacità
di governo, che rende il Presidente del consiglio fortissimo con la Camera
dei deputati e debolissimo col Senato, che rende interminabile il procedimento
legislativo, che sottrae potere al Presidente della Repubblica e umilia
tutte le istituzioni di garanzia, che crea un Senato privo di ogni reale
rappresentatività delle regioni e delle autonomie locali, mentre
si ampliano le competenze regionali fino al punto di mettere a serio rischio,
aprendo la via a inaccettabili disparità fra i cittadini, la stessa
unità sostanziale della Repubblica''. Per Prodi siamo davanti all'''ultimo
atto'' di una ''coalizione che ha governato per cinque anni mettendo sempre
e solo al primo posto gli interessi personali e quelli di parte, senza
mai preoccuparsi dell'interesse generale degli italiani''.
Il presidente dei senatori Ds, Gavino
Angius, nella sua dichiarazione di voto a palazzo Madama, ha osservato:
''Questa legge reca un danno al Paese in nome di uno scambio politico e
di un ricatto della Lega. Si tratta di una vittoria politica di Bossi e
di una sconfitta per il nostro Paese, perché questa Italia peserà
sempre meno nell'Europa che si sta costruendo''. Secondo il presidente
dei senatori della Margherita, Willer Bordon, ''fa bene la Lega
a vantarsi di questo che il suo trionfo. Ma non è il trionfo dei
suoi alleati, Udc e An in testa. La nostra antica e bella storia ci ricorda
che quello che oggi viene celebrata come la vittoria di Bossi, domani sarà
ricordata come una vittoria di Pirro''.
Devolution:
la riforma della Cdl che cambia l'Italia
Premier, Parlamento, iter legislativo,
Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, Devolution: le sei mosse
della «grande riforma» targata CDL che per la maggioranza di
centrodestra cambierà il Paese. In attesa del referendum di giugno.
Questi, in pillola, i punti salienti del ddl costituzionale che verrà
domani sera approvato in via definitiva dal Senato:
PREMIER: diventa premier il
candidato della coalizione che vince le elezioni. Per l’insediamento non
c’è più bisogno del voto di fiducia.
Il Premier «determina»
(e non più «dirige») la politica del governo.
Nomina e revoca ministri. Ha il poter
di sciogliere la Camera.
PARLAMENTO: I componenti della
Camera scendono a 518, dei quali 18 eletti dagli italiani all’estero.
I senatori saranno 252 eletti in
ciascuna Regione contestualmente ai rispettivi Consigli.
Ai lavori del Senato partecipano,
senza poter votare, rappresentanti delle Regioni.
ITER DELLE LEGGI: La Camera
discute e approva le leggi sulle materie riservate allo Stato , ad esempio
politica estera, immigrazione, sicurezza, politica monetaria).
Il Senato ha 30 giorni per proporre
modifiche, ma è la Camera che decide in via definitiva. Al Senato
spetta la competenza primaria sulle materie «concorrenti»,
cioè riservate sia allo Stato sia alle Regioni.
CAPO DELLO STATO: Scioglie
la Camera ma solo su richiesta del Premier. Questo potere, di fatto, gli
viene quindi tolto.
Rappresenta «l’unità
federale della Repubblica». L’età per essere eletto scende
di 10 anni: da 50 a 40.
CORTE COSTITUZIONALE: I giudici
restano 15 ma cambiano i soggetti che li nominano. 7 sono eletti dal Parlamento
(4 dal Senato federale e 3 dalla Camera). 4 sono scelti dal Presidente
della Repubblica. 4 sono eletti dai magistrati.
DEVOLUTION: alle Regioni passa
la legislazione «esclusiva» su: assistenza e organizzazione
sanitaria, organizzazione scolastica; definizione della parte dei programmi
scolastici di interesse specifico della Regione; polizia amministrativa
regionale e locale. E’ la devolution. Se il governo ritiene che una legge
regionale pregiudichi l’interesse nazionale, ne può promuovere l’annullamento.
GRTV
I voti favorevoli a palazzo Madama
sono stati 170, gli astenuti 3 e i contrari 132
"E' UNA GIORNATA STORICA"
La soddisfazione della Lega che
della Devolution ha fatto il suo cavallo di battaglia
(GRTV) Si è concluso
questa sera con il sì definitivo del Senato, l’iter parlamentare
del disegno di legge federalista di modifica della Costituzione, fortemente
voluto dalla Casa delle Libertà. Ora sulla strada della devolution
rimane solo l'ostacolo del referendum confermativo previsto dalla Costituzione
per le riforme alla carta fondamentale. I voti favorevoli a palazzo Madama
sono stati 170, gli astenuti 3 e i contrari 132. Tra questi anche quello
del vicepresidente del Senato Domenico Fisichella, contrario alla riforma
al punto da annunciare l'addio al suo partito, Alleanza nazionale.
Anche l'ex segretario dell'Udc, Marco
Follini si esprime con toni che stridono con l'esultanza della maggioranza:
"Nel referendum lasciamo agli elettori libertà di scelta come fece
la Dc nel '46".
Silvio Berlusconi, invece manifesta
la sua piena soddisfazione e dichiara:"Ora sono sicuro di vincere, stiamo
davvero cambiando l'Italia" e per i leghisti è una "giornata storica".
Roberto Calderoli dice: "E' la riforma di tutta la coalizione e l'avere
imposto un metodo di collegialità che ha portato, non solo alla
riforma costituzionale, ma a tutte quelle che arriveranno a fine Legislatura".
Di poche parole Gianfranco Fini che dopo aver definito "gradita" la presenza
di Bossi in Senato afferma: "Hanno parlato i fatti: i voti dell'Aula. Questo
è il mio unico commento". Amarezza invece nel centrosinistra. Il
capogruppo dei Ds Gavino Angius parla senza mezzi termini di: “pagina nera
del Parlamento” scritta da “una maggioranza e un governo che hanno accettato
dall'inizio della legislatura il ricatto politico della Lega. O si cambiava
la Costituzione come voleva la Lega o non esistevano più nè
la maggioranza nè il governo. Tutto nasce da qui, da uno squallido
patto di maggioranza. Questa legge danneggia il Paese". Della stessa idea
il suo collega della Margherita Willer Bordon che spiega "Per la destra
è una vittoria di Pirro. Siamo davanti all'atto più grave
dell'intera legislatura. Ma ci sarà il referendum e la netta, clamorosa
bocciatura di questo pericoloso insulto costituzionale. Lo sanno Berlusconi,
Fini e Casini ma a dettare legge nella Casa delle libertà è
stato il ricatto della Lega e della sua fantomatica repubblica padana".
GRTV/Silvia Ciufolini