Dedichiamo Malpensa alla santa dei migranti di RENATO FARINA

Tutti gli aeroporti del mondo hanno un nome. Si usa. Malpensa ancora no. Finora il grande hub di Milano e di tutto il Nord Italia è definito da un numero: "2000". Sembrava nuovo, alla vigilia del terzo millennio, e persino originale. Come capita alle date è però già roba da antiquariato. Non comunica niente. Il toponimo Malpensa, poi, a farne l'etimologia non è incoraggiante, si riferisce ad una vecchia cascina lombarda sul cui terreno si ricavò la prima pista. Malpensa 2000: nessuno slancio, qualcosa di triste nel suono. Diamoglielo allora, un nome serio e provvido. La proposta di Libero è: Francesca Cabrini. L'abbiamo già avanzata lo scorso aprile, e Chicca Olivetti aveva spiegato benissimo perché. Qui battiamo ancora il chiodo. Di certo Francesca Saverio Cabrini è stata la donna più genialmente capace degli ultimi duecento anni. Una femminista autentica. Una donna del nostro settentrione, con le qualità lombarde e la tradizione cattolica non delle beghine ma di chi è innamorato del lavoro. Diceva: «Lavoriamo, lavoriamo avremo tutta una eternità per riposare». La si conosce poco? Il lettore colto alla sprovvista non si ritenga ignorante. Non è colpa sua. Alle elementari si studia Muzio Scevola e alle superiori ci si imbatte in Marx. Di lei zero. La colpa è del provincialismo della nostra cultura. C'entra un certo pregiudizio maschilista, forse l'oscuramento dipende del fatto fosse una suora, pare qualcosa di retrò. E persino nelle parrocchie non conveniva ai preti esaltarla troppo: era l'esempio di una donna che li metteva sotto. Siamo proprio gente ignorante ed esterofila. Un mondo più umano Recuperiamo la Cabrini. Non sarebbe affatto un'operazione di disseppellimento, una specie di scoperta tardiva di una Madama misconosciuta. Solo da noi è tenuta in naftalina. Chiedete chi sia "Madre Cabrini" a Chicago o a Buenos Aires. Si inchineranno tutti. Ha cambiato il mondo, lo ha reso più umano, tenendo la cuffia e la sottana lunga. È una profezia di una posizione della donna nella pienezza della sua leadership. Concreta come solo le donne sanno. Si buttava nel fuoco per amore, come solo le donne possono. In tempi in cui viaggiare era difficile e per una donna addirittura vituperoso, temerario, un po' da poco di buono, lei traversò 28 volte l'Oceano. Ho capito chi fosse quando ai piedi delle Ande, a Cordoba, mi mostrarono il sentiero che aveva percorso a dorso di mulo, sfidando neve, abissi e briganti, per passare da una costa all'altra.   continua...

LIBERO 20/5/2007