ROMA - Assorbito lo choc dei supplementari prima e dei rigori dopo, già la sera del 9 luglio Roma è diventata una grande festa. I 150 mila radunati al Circo Massimo e altre decine di migliaia di persone raggruppate in altri punti della città si sono riversati nelle strade del centro insieme con una marea di tifosi della nazionale che avevano seguito la partita a casa. Bagno nella Fontana di Trevi per molti tifosi che non hanno esitato a tuffarsi in una delle fontane più antiche per esprimere la gioia della vittoria. A gruppi sui camion o nelle auto, oppure a coppie su moto e scooter, i tifosi hanno occupato materialmente l'intera città. Fiumi di persone a piedi con bandiere tricolori o con il verde, il rosso e il bianco disegnati su varie parti del corpo, hanno dilagato per tutta la città prevalentemente il centro. Tutto il lungo Tevere in entrambi i sensi, Campo de’ Fiori, piazza Venezia, piazza Navona e ogni angolo della città ha un elemento o una persona che esulta, gioisce per la vittoria dell'Italia. La città ha accolto con un boato la palla messa in rete da Grosso, poi è stato tutto un esplodere di fuochi d'artificio e di grida di esultanza. Cori inneggianti alla nazionale oppure offensivi nei confronti della madre di Zidane, si distinguono nelle urla della folla. Tra le persone, tanti stranieri di ogni nazionalità che partecipano e solidarizzano con i tifosi italiani. Al Circo Massimo il maggior concentramento per tutta la durata della partita: 150 mila persone, secondo gli organizzatori, distribuiti davanti a tre maxi schermi. Accertata la vittoria, qualcuno ha tirato fuori da chissà dove una enorme Coppa del Mondo in cartone, altri un immenso cucchiaio, quello che non è riuscito a fare Totti. E poi gavettoni, scambio continuo di messaggi e telefonate ai cellulari, tale da intasare la rete, e su tutto una gioia immensa.

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ROMA - Marcello Lippi racconta l'emozione per il bagno di folla avvenuto al Circo Massimo: “Mai stato così emozionato”. Il commissario tecnico, che ancora non ha sciolto le riserve sul suo futuro, ripercorre con la mente quanto avvenuto nella trionfale giornata del 10 luglio: “Non pensavo potesse accadere una cosa del genere - dice - anche se sapevo che c'era entusiasmo. E la cosa che più mi ha emozionato è l'aver visto tanti giovani felici”. Lippi, accompagnato dalla moglie Simonetta e dal medico azzurro Enrico Castellacci, aggiunge: “Quando si comincia un'avventura pensa sempre il meglio - precisa il tecnico viareggino, che iniziò la sua cavalcata vincente sulla panchina azzurra nell'agosto del 2004 - e ora siamo qui, siamo campioni del mondo, una cosa che può capitare una volta nella vita”.

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BERLINO – “E' la vittoria del calcio come dovrebbe essere”. Il formidabile cammino degli azzurri in Germania ha reso felice il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che non dimentica però il difficile momento del calcio italiano. “Sappiamo bene che ci sono anche i lati oscuri di cui però si occupano altri. Io - precisa dopo aver salutato la squadra al Mommsenstadion di Berlino - devo soltanto preoccuparmi di questa prova così importante e difficile sul campo di calcio". Napolitano era stato da sempre ottimista sul risultato di Berlino e osserva che la vittoria è importante per tutto il Paese. "E’ la valorizzazione di quello che c'è di meglio come spirito di lealtà sportiva, come volontà agonistica e anche come consapevolezza dell'unità nazionale e dell'interesse generale del Paese. Significa che quando sono in campo i colori dell'Italia c'è un rinnovato sentimento patriottico e questo ha contato anche come incentivo per i nostri ragazzi in campo", rileva il capo dello Stato. A Roma è rientrato subito dopo la partita. Nessun viaggio con la squadra come accadde nel 1982, quando Sandro Pertini ospitò gli azzurri sul suo aereo e li sfidò anche a carte. "Intanto - precisa Napolitano - non so chi si è inventato la storia che io saprei giocare a bridge. Mai giocato il bridge, ma ho giocato non benissimo a scopone. Non torniamo con tutti gli sportivi a bordo come fece Pertini. Siamo in pochi anche perché era giusto essere in pochi". Particolarmente caloroso il saluto con il capitano Fabio Cannavaro, napoletano come lui. "Gli ho chiesto se è veramente di Fuorigrotta che è un quartiere di Napoli che ben conosco", racconta il capo dello Stato. "Sono stato anche deputato per quella zona". E da bravo partenopeo, Napolitano ammette di essere scaramantico. "Sì naturalmente - dice - però non ho portato amuleti. Avevo nel cassetto qualche corno poi l'ho lasciato lì". Tanti complimenti ai giocatori, soprattutto ai difensori. "Mi sono piaciute le rocce, la difesa", afferma il capo dello Stato. "C'è Cannavaro il capitano e c'è questo magnifico Gattuso che ha una grinta eccezionale. E poi vanno benissimo i guizzi finali che sono tipici dell'estro italiano. Le giocate degli ultimi minuti che hanno rovesciato le sorti della partita". "Ci auguriamo - evidenzia Napolitano - che la vittoria dell'Italia sia di buon auspicio perché il Paese vinca anche altri campionati altrettanto difficili come quello della competitività". Senza provocazioni però, come quelle arrivate da tedeschi o francesi. "Ognuno ha il suo modo di fare - rileva il presidente - Penso che lo stile italiano sia un po' più modesto e che questo però possa giovare e non nuocere", conclude.

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Nella casa di residenza, Torino, la visione della finale Italia-Francia per l'esponente di Forza Italia, Enzo Ghigo, accanito tifoso della Juventus. “E' stata una grande e meritata vittoria del gruppo e, come tifoso della Juventus - afferma Ghigo - questa sera abbiamo avuto anche una vittoria della Juve, dopo le amarezze di questi ultimi mesi”. Daniele Capezzone, presidente della commissione Attività Produttive della Camera afferma di essere “felicissimo”, tuttavia “riprendo subito a lavorare, sui dossier della prossima settimana e - conclude - non mi lancerò nella fontana di piazza del Popolo”.

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“Ho vissuto una giornata veramente eccezionale a Berlino”. Così l’ex ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia racconta le sue emozioni nella sera della finale. “Chiedo scusa se dichiaro che, almeno per una giornata più una notte, mi sono ancora sentito come ministro per gli Italiani nel Mondo” ha aggiunto Tremaglia. “Io che mi entusiasmavo come tutti gli altri, forse anche di più, come davvero fossi per loro quello che ero un anno fa con gli italiani senza nome che mi chiamavano e mi abbracciavano. Primi fra tutti, possiamo insieme tutti finalmente inneggiare all’Italia, alla nostra Patria. Certo, sia stata una festa meravigliosa. Dobbiamo essere fieri di questo evento. Ancora una volta grazie Italia per questa vittoria nei confronti di tutti e un eccezionale grazie per gli italiani nel mondo, per i miei stupendi italiani che mi amano ancora. Questo dovrebbe capirlo anche la classe politica italiana: continuare a fare quello che abbiamo fatto, una politica di italianità al di sopra delle parti e dei partiti”.

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BERLINO - Gli azzurri di Marcello Lippi si laureano a Berlino campioni del mondo avendo sconfitto la Francia ai rigori nella finalissima iridata. Il cammino della nazionale italiana inizia il 12 giugno ad Hannover, dove nel Gruppo E supera il Ghana con un secco 2-0 nell’esordio iridato. I gol arrivano al 40’ con un tiro dai 20 metri di Pirlo e all’83’ con Iaquinta, che scatta sul filo del fuorigioco, scarta il portiere africano e deposita la sfera nella porta sguarnita. Meno fortunata la seconda esibizione dell’Italia il 17 giugno a Kaiserslautern contro gli Stati uniti. Il match termina 1-1 grazie alle reti di Gilardino al 22’ e allo sfortunato autogol di Zaccardo cinque minuti più tardi. Da segnalare l’espulsione di De Rossi per una gomitata rifilata a McBride, che costerà al centrocampista della Roma ben quattro turni di squalifica. Terza tappa per Cannavaro e compagni il 22 giugno ad Amburgo contro la Repubblica Ceca di Nedved. Ancora un successo per l’Italia e ancora per 2-0. Apre Materazzi al 26’ con un perentorio colpo di testa su azione di calcio d’angolo e chiude Superpippo Inzaghi all’87 concludendo una manovra di contropiede perfetta. L’Italia grazie al successo sui cechi si piazza al primo posto del girone e sfida il 26 giugno l’Australia dello spauracchio Guus Hiddink ancora a Kaiserslautern. L’espulsione di Materazzi a inizio ripresa rende la gara in salita per il gruppo di Lippi, ma nei minuti di recupero, con i tempi supplementari alle porte, Grosso viene atterrato nell’area dei “Canguri” e l’arbitro Medina Cantalejo decreta il rigore. Dagli 11 metri va Totti che batte Schwarzer e regala i quarti di finale all’Italia. Il 30 giugno ad Amburgo ci troviamo di fronte l’Ucraina dell’ex milanista Shevchenko. Il match non ha storia: Zambrotta e una doppietta di Toni schiantano gli uomini di Oleg Blockin che cedono per 3-0. Il 4 luglio semifinale a Dortmund contro i padroni di casa della Germania. La gara è vibrante, sono continui i capovolgimenti di fronte, ma il risultato non si sblocca nei 90’ regolamentari. I tempi supplementari iniziano con gli azzurri che colpiscono un palo con una bella azione personale di Gilardino e una traversa di Zambrotta, che spara una “bomba” dal limite dell’area. Quando i calci di rigore sembrano inevitabili, al 118’ Grosso si inventa un tiro a girare che non lascia scampo a Lehmann. Ma non finisce qui e 2’ dopo Del Piero, servito perfettamente da Gilardino, indovina l’incrocio dei pali e fissa il punteggio sul 2-0 che vale la finalissima di Berlino, vinta ai rigori con la Francia.

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Dal successivo calcio d’angolo ancora il centravanti della Fiorentina svetta in area e colpisce una clamorosa traversa a Barthez battuto. La ripresa inizia con lo show di Henry, che salta mezza difesa azzurra con una progressione devastante e poi calcia debolmente verso Buffon. Risponde subito l’Italia con un colpo di testa di Cannavaro, che viene ribattuto nei pressi di Barthez. Ma gli azzurri soffrono con Henry e Malouda che imperversano nell’area di rigore italiana e si affacciano minacciosi dalle parti di Buffon. All’11’ brutto colpo per i transalpini: si infortuna Vieira, uno dei migliori in campo, al suo posto entra Diarra. Al 16’ urlo strozzato in gola per i tanti tifosi italiani: segna Toni di testa, ma il gol viene annullato per posizione di fuorigioco. Due minuti dopo l’indiavolato Henry salta Cannavaro e spara verso Buffon, che respinge con sicurezza. Al 31’ punizione insidiosa di Pirlo che sfiora il palo alla destra di Barthez. Terminano i 90’ regolamentari sullo 0-0 e i tempi supplementari iniziano ancora nel segno della Francia. Al 9’ del primo tempo Ribery sfiora il gol con un diagonale che sfiora la porta azzurra. Al 13’ miracolo di Buffon su un colpo di testa di Zidane. Nel secondo tempo supplementare Zidane perde la testa e colpisce a palla lontana Materazzi: Elizondo si consulta con la sua terna ed espelle il fuoriclasse francese. Poi il finale “thriller” ai rigori, con l’incubo di Francia ’98. Un incubo finalmente cancellato.

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ROMA - L'aereo degli azzurri, un volo Eurofly da 180 posti è decollato da Dusseldorf alle 16,55 del 10 luglio ed è atterrato a Pratica di Mare alle 18,40. A bordo l'atmosfera era da festa. Tutti seduti al loro posto i calciatori neo-campioni del mondo si sono sottoposti con santa pazienza al rito delle foto e degli autografi. Sul velivolo con la squadra azzurra c'erano anche le mogli, fidanzate, i figli e una nutrita squadra di giornalisti. Nonostante le hostess e il comandante più volte abbiano cercato di richiamare i passeggeri chiedendo loro di rimanere seduti ai propri posti, l'euforia della grande impresa compiuta dalla squadra di Lippi ha reso impossibile il mantenimento delle regole. Appena è stato dato il segnale di slacciare la cintura di sicurezza dopo il decollo, è iniziato il “passeggio” delle persone, giornalisti in testa, che chiedevano gli autografi. I più assediati sono stati il capitano Cannavaro, Francesco Totti, Marco Materazzi ribattezzato l’eroe di questo mondiale, Alessandro Del Piero. I calciatori con pazienza hanno firmato autografi a tutti. Solo Mauro Camoranesi è riuscito ad addormentarsi, ma anche per lui, ad un certo punto, è suonata la sveglia. Il personale di bordo ha avuto il suo bel da fare ad andare su e giù con i carrelli cercando di servire un piccolo rinfresco che ad alcuni è arrivato perché erano rimasti al loro posto e ad altri no. Il volo è stato anche l'occasione per completare il nuovo look di alcuni calciatori che non avevano ancora “pagato pegno”: Daniele De Rossi è stato sottoposto a rasatura da Fabio Cannavaro. Stessa sorte è toccata a Gennaro Gattuso. La tanto sospirata Coppa è stata gelosamente custodita da Cannavaro e da Alessandro Del Piero. Quest’ultimo in particolare, prima del decollo, la coccolava come se fosse un bimbetto. Pochi minuti prima dell'arrivo l'aereo è stato affiancato dalle Frecce Tricolori dell'Aeronautica militare italiana che lo hanno scortato accompagnandolo verso l'atterraggio tra gli applausi della folla che sventolava le bandiere a terra. Al momento dell'atterraggio il comandante ha ringraziato tutti i presenti e soprattutto gli azzurri che hanno regalato fortissime emozioni a tutti. Al momento di toccare il suolo è partito l'applauso ed immancabilmente anche l'ormai notissimo coro dei White Stripes che ha accompagnato gli azzurri in tutti gli stadi dove hanno giocato e che è il coro della curva Sud della Roma. Il pilota ha messo fuori la bandiera dopo averla fatta firmare 20 minuti prima dell'atterraggio a tutti i calciatori. Ed è finita così l'avventura degli azzurri di Lippi che sono finalmente rientrati dalla Germania. Poi la squadra si è recata a Palazzo Chigi per ricevere le congratulazioni dal presidente del Consiglio Romano Prodi. L'aereo sulla cui fusoliera ci sono le immagini dei calciatori azzurri è ripartito alla volta di Milano.

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NAPOLI – “Il Mondiale è la cosa più bella per un calciatore. Sapere di farlo proprio o perderlo in un unico tiro è un'emozione che mi ha quasi paralizzato. Ma alla fine abbiamo vinto”. Così Fabio Cannavaro racconta la grande emozione provata al momento durante i calci di rigore che hanno dato all'Italia la vittoria nella finale contro la Francia. L'occasione viene offerta da una delle domande inviate dai sostenitori sul sito internet del calciatore azzurro. “In quel momento - racconta ancora Cannavaro - mi è ripassata tutta la mia infanzia di piccolo giocatore. Durante i rigori sono stato immobile e fisso a vedere, ad uno ad uno, compagni ed avversari che tiravano perché era tutto legato ad un filo sottilissimo”. Subito dopo, poi, rispondendo ad un'altra domanda, Cannavaro confessa di aver parlato con Ciro Ferrara sul prato dell'Olimpyastadion. “Ci siamo detti: è un sogno. Io e Ciro - spiega - siamo dello stesso quartiere e condividere quel momento ci ha dato una sensazione indescrivibile, soprattutto condividerla  con un compagno che viene dalla stessa città, dallo stesso quartiere, dalla stessa infanzia”. E ora? “Il mondiale - dice Cannavaro - è un grande traguardo, ma il calcio è la mia vita e continuare ad avere passione per le vittorie è uno stimolo che contribuisce molto nei successi. Posso dire che continuerò ad avere sempre lo stesso entusiasmo”. Cannavaro definisce “bellissimo” l'abbraccio ricevuto dalla Nazionale al Circo Massimo e spera che “ciò contribuisca a molti gemellaggi tra tifoserie e a mantenere lo stesso clima anche durante il campionato. Sarebbe stupendo”.

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ROMA - Tutto in un giorno. L'addio alla nazionale, la visita al fido Pessotto, l'abbraccio di Viareggio con la festa in piazza. Decisioni importanti ed emozioni forti si fondono il 12 luglio, nella giornata dell'ex ct che ha voluto risolvere tutto alla vigilia della partenza per le vacanze. Gli impegni. La Figc sapeva, l' Italia no. Ma a quel popolo che ha riempito le piazze, che ha riportato in strada il tricolore, che ha fatto da scorta al bus degli azzurri al suo arrivo da campioni del mondo a Roma, Lippi doveva qualcosa dopo aver ricevuto tanto affetto. La gente voleva sapere se poteva chiamarlo ancora ct o no. Così è stata fatta chiarezza e, come concordato, la Federcalcio ha dato la notizia del divorzio. “A conclusione di una straordinaria esperienza professionale e umana, vissuta alla guida di un gruppo eccezionale di calciatori e con uno staff di prima qualità, ritengo esaurito il mio ruolo alla guida della nazionale”. Questo il suo addio, addio che il capodelegazione a Germania 2006, Giancarlo Abete, rivela di aver conosciuto prima della qualificazione agli ottavi di finale e che l’11 luglio gli è stato confermato. Dagli impegni agli affetti. Mentre l'Italia conosce la scelta di Lippi, l'ex ct è in viaggio verso Torino per far visita all' amico e uomo spogliatoio della sua Juve vincente e ora team manager bianconero, Gianluca Pessotto. Lippi, che due giorni dopo la festa al Circo Massimo ha finalmente avuto il tempo per tagliarsi i capelli e per cenare con la sorella Grazia, il 12 luglio - come sempre - si è svegliato presto e dopo la tradizionale colazione al caffè New York è partito. A Pessotto voleva dirlo di persona che non era più l'allenatore degli azzurri. Anzi, voleva confermarglielo perché questa decisione “lui era uno di quelli che la conosceva prima di oggi”, ha detto l'ex ct uscendo dall' ospedale le Molinette. Il sorriso di Pessotto ha riempito di gioia Lippi che con il suo ex calciatore ha potuto parlare e anche scherzare. “L'ho trovato bene, sono proprio contento”. Conclusa la visita a Pessotto, Lippi è salito in auto ed è tornato a Viareggio per chiudere in festa la sua giornata. Poco dopo le 16 è arrivato a casa, mentre la città si preparava a celebrarlo: venditori ambulanti già appostati con le loro mercanzie azzurre sul lungomare, poster con la faccia del ct mondiale ovunque e striscioni appesi ai balconi per dire grazie a lui e agli azzurri. Lippi non riesce ad evitare la marcatura dei cronisti. “Perché ho lasciato? Nel comunicato di questa mattina le parole sono eloquenti”. E alle domande sul futuro, sulla possibilità di tornare alla Juve o di andare all' estero, l'ex ct risponde: ''Meglio in Italia o all'estero? Meglio a Viareggio. Tornare alla Juve? No, penso proprio di restare qui, senza voi sotto casa”. Un saluto e via, nella privacy della sua abitazione, con le tapparelle abbassate e con risposte alle telefonate ridotte al minimo. Si prenderà un anno sabbatico? Un sorriso e poi Lippi sparisce dietro le porte di un ascensore. Intanto in piazza Mazzini, cuore del “Lippi - day”, è arrivato anche il carro del Carnevale “Game Over”. Era stato scelto da tempo, ora appare un segno premonitore: lo aspetta l'isola di Capraia, dove approderà da allenatore, ma non da ct.

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Soddisfatto il commissario straordinario della Figc, Guido Rossi, secondo il quale “Donadoni gode di un unanime consenso che va dal precedente allenatore a tutti noi, a me che l'ho scelto con piena responsabilità, ai giocatori e a tutti quelli che lo hanno apprezzato”. Il nuovo ct, “dovrà anche occuparsi di una riunificazione al di sotto di tutte le componenti del calcio sotto la Nazionale A”. E a chi obietta che forse il neo ct è troppo giovane, Rossi risponde: “alla sua età erano già stati nominati due presidenti degli Stati Uniti. Il rinnovamento parte anche da questa scelta”.

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ROMA - Il risveglio dei campioni del mondo, dopo il saluto caldo, appassionato, soffocante ed esaltante, che la Capitale d'Italia ha riservato loro, è stato dolce e sereno. Nelle stanze dell'albergo dei Parioli che ospitò i 'messicani' di Ferruccio Valcareggi prima della partenza per l'avventura nella Rimet del '70 e tanti altri episodi della storia azzurra, i giocatori di Lippi hanno vissuto le ore della consapevolezza. Ma anche il meritato riposo, dopo almeno un paio di notti totalmente insonni. "Anche se fino a un certo punto - precisa Andrea Barzagli, l'uomo del futuro della Nazionale - Adesso speriamo che questa squadra possa aprire un ciclo; spero che la favola non finisca. E poi, non siamo mica anziani. La forza di questa squadra è il gruppo, sembra di trovarsi in un club". Il difensore del Palermo, che ha contribuito al successo nella Coppa del mondo, sostituendo lo squalificato Materazzi nella sfida contro l'Ucraina, valida i quarti di finale, ha gli occhi cerchiati. "Se devo essere sincero - aggiunge - ho dormito meno della notte precedente. Sono sconvolto per la festa di ieri sera. Sì, è vero: ho dormito di più la notte dopo la conquista della coppa". Rino Gattuso è fra i più increduli. "Ancora non mi sono reso conto di quanto è accaduto - confessa il mastino calabrese - che festa e che gioia... Non ci credo, solo nei prossimi giorni forse realizzerò. Mi sembra ancora un sogno. I miei amici mi chiamano e mi dicono: 'sei campione del mondo', e io stento a crederci. Roma, poi, è stata incredibile: Cafu mi aveva parlato delle 'feste' romane, lui qui ci ha vinto lo scudetto, ma non pensavo si arrivasse a tanto".

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Pippo Inzaghi è tra i più soddisfatti per il successo della Nazionale, ma non solo. Sfrutta l'occasione per togliersi anche un paio di sassolini dalla scarpa. "Ho servito chi diceva che ero finito come calciatore e che avrei dovuto smettere - Sono davvero felice, solo dopo essere tornati in Italia ci siamo forse resi conto di cosa avevamo fatto". "E' una vittoria che posso tranquillamente dedicare a me stesso - aggiunge Superpippo - Un anno fa soffrivo davvero tanto, stavo quasi per smettere a causa dell'infortunio, ma sono grato al Milan per avermi aspettato, per avere creduto nel mio completo recupero. Non sono solo riuscito a ritrovare un posto da titolare, ma ho conquistato la maglia azzurra. E il titolo mondiale...".

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Anche per Francesco Totti le vacanze sono cominciate dopo il trionfo mondiale. Il capitano giallorosso, in compagnia della moglie Ilary Blasi, è partito il 14 luglio dall'aeroporto di Fiumicino alla volta di New York con un volo della compagnia Eurofly, decollato poco prima di mezzogiorno. La meta finale dovrebbe essere poi quella della Polinesia. Una presenza in aeroporto assolutamente in sordina quella di Totti che, a quanto si è appreso, è transitato nella zona imbarchi attraverso un passaggio di servizio. Intanto, allo scalo romano, l'effetto del trionfo azzurro ai mondiali è ben visibile tra i turisti stranieri: accanto al noto e ormai “cult” maxi cartellone pubblicitario con Pirlo, Gattuso, Zambrotta e Cannavaro in boxer con bordino tricolore, bersagliato di foto ricordo, a decine tra statunitensi, giapponesi, spagnoli, sudamericani, di tutte le età, ripartono dopo le vacanze presentandosi all'imbarco con indosso la maglia azzurra della nazionale. Tra quelle più gettonate, quelle di Cannavaro, Totti e Del Piero.

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La statuina, altra 25 centimetri, è curata nei minimi particolari. Dagli occhi blu fino a riprodurre i tatuaggi sulle braccia del capitano con i nomi della moglie e dei figli di Cannavaro. “Spero che la veda e che gli piaccia - conclude Di Virgilio - mi basterebbe una sua stretta di mano come ricompensa e magari una foto ricordo”.

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Il 6 luglio scorso a Berlino Blatter, annunciando il cambiamento dei criteri di valutazione, aveva detto che "il nuovo sistema determinerà risultati molto più aderenti ai reali valori mostrati sul campo". In effetti è così, come dimostrano il balzo all'indietro, di otto posizioni, della Repubblica Ceca ed il secondo posto di oggi dell'Italia, dietro all'inamovibile Brasile. Più aderente alla realtà anche la posizione della Germania, che dopo il bel Mondiale dei ragazzi di Klinsmann guadagna posizioni ed ora è nona. Il nuovo sistema penalizza invece il Portogallo, che scende di una posizione pur avendo chiuso il Mondiale al quarto posto.

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"Ci accingiamo ad organizzare una Coppa del Mondo molto esigente ma non ho alcun dubbio che risponderemo adeguatamente a tutti i requisiti necessari per dare soddisfazione alla Fifa e ai loro affiliati. Non possiamo fallire e non falliremo", ha aggiunto Mbeki. L'assegnazione del prossimo Mondiale al Sudafrica è stata sancita il 15 maggio 2004 a Zurigo alla presenza di Nelson Mandela, quando Blatter ha annunciato che ci sarebbe stata una turnazione tra i continenti. Un annuncio accolto con grandi manifestazioni di festa a Johannesburg ma anche in altri paesi africani, come ad esempio la Nigeria, che si sentono partecipi di questo evento. I lavori sono già stati avviati, l'organizzazione è già attivata, tanto che nell'aprile di un anno fa le autorità sudafricane avevano sentito la necessità di parlare di resoconti "ridicoli" da parte della stampa sui ritardi di realizzazione degli stadi. Semmai le preoccupazioni vere sono per il calcio africano, che ancora non riesce a raggiungere posizioni di vertice mondiale. In questa edizione del Mondiale appena chiuso, il solo Ghana è arrivato agli ottavi di finale, uscendo poi dignitosamente, e adesso Mbeki azzarda ottimisticamente che una compagine del continente possa arrivare a giocare un ruolo nella corsa al titolo, o quantomeno che si origini una sorta di "vera rivoluzione" calcistica. In Germania la rappresentanza dell'Africa è andata al di sotto delle aspettative, offrendo una immagine preoccupante del suo calcio e adesso il Sudafrica - che aveva fallito per un solo voto l'assegnazione del Mondiale 2006 -, quindici anni dopo l'avvento della democrazia seguito al regime di apartheid si assume la responsabilità di dimostrare al mondo intero i progressi di un intero continente. Con 44 milioni di abitanti, il Sudafrica, potenza mondiale del rugby e del cricket, due sport "bianchi", ritiene di avere le infrastrutture che sono l'invidia del continente e le risorse economiche necessarie per far fronte ai costi molto onerosi di un Mondiale di calcio.

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